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GIUGNO 2013
AUTOMAZIONE OGGI 364
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AO
PANORAMA
prodotti originali; inoltre il 39% non per-
sonalizza neppure più secondo il criterio di
prodotto strettamente custom, ma effettua
proactive runs, ossia cerca di prevenire le
richieste di mercato. Proprio la spinta della
crisi ha portato a identificare con chiarezza
obiettivi e risorse, a realizzare acquisizioni
(il 23% delle aziende chimiche), a svilup-
pare nel caso partnership strategiche o a
sfruttare sinergie già esistenti con i clienti e
fornitori per mettere a fattor comune delle
roadmap di innovazione e sviluppo, a per-
seguire l’internazionalizzazione o a strin-
gere accordi di filiera.
Il futuro nel
brevissimo
periodo
Le proiezioni a medio-lungo
termine sono rarissime in que-
sto periodo e anche gli analisti
più qualificati (e/o spregiudi-
cati) riducono il time-span pre-
visionale: Federchimica poi
è ultra-realista e si limita ad
avanzare ipotesi per l’anno
corrente di una crescita pari a
1,9% in valore (si dovrebbe quindi portare
a 53,2miliardi) e 0,6% in volume , fatte salve
alcune condizioni creditizie e di pagamento
da parte della PA. L’export dovrebbe in-
vece rafforzarsi (+4,4% in valore, +2,4% in
volume), grazie alla domanda proveniente
dai paesi extra-europei; avranno migliori
chance le imprese già rivolte ai mercati in-
ternazionali e/o con presenza produttiva
oltre confine, con domanda (quindi con un
portafoglio prodotti bilanciato, semultipro-
dotto) e redditività al positivo. Per contro
le aziende rivolte al mercato interno an-
dranno bene se capaci di creare partnership
con clienti a forte vocazione esportatrice.
Tra gli elementi frenanti del settore, carat-
terizzato da alta intensità energetica, l’asso-
ciazione continua a lamentare in ogni caso
il peso dei costi dell’energia su quelli finali
del prodotto (in particolare di quel 40%
abbondante che viene esportato). Un altro
elemento frenante è il costo delle principali
materie prime, che non è rallentato nono-
stante la crisi e quindi si è mantenuto sui
livelli di picco del 2011. Tra le opportunità
invece sono messe in buona luce le fonti
rinnovabili, in particolare le biomasse e la
loro trasformazione in biocarburi (biodie-
sel come additivo al gasolio e bioetanolo
e bioeteri come additivo alla benzina), so-
stanze già utilizzate non in ambito energe-
tico (biopolimeri, amidi). Anche l’industria
dell’olechimica è un esempio di risultati
confortanti.
Europa a marce alterne
Anche nel nostro continente (area EU) il
picco storico positivo del 2007-2008 è il ter-
mine di paragone ineludibile per verificare
la salute del settore: dopo il tonfo abissale
del 2009 si è assistito a una modesta ripresa
nel corso del 2010-2011 (+1,2%), ma il Cefic
(Consiglio Europeo delle Industrie Chi-
miche, al quale fa capo Federchimica) ha
però stimato una caduta della produzione
dell’1,5% nel corso del 2012. Per quanto
riguarda il fatturato, si era portato da 491
a 539 miliardi tra il 2010 e il 2011 (da 578
a 642 con inclusione delle aree extra-UE) e
lo scorso anno si dovrebbe essere attestato
(nella sola zona UE) a 533 miliardi (ossia il
19,6% delle vendite a livello planetario).
Quanto ai sottosettori che maggiormente
hanno contribuito alle vendite UE, un’oc-
chiata al loro spaccatomostra la dominanza
della chimica specialistica e della petrolchi-
mica.
Il surplus commerciale, àncora di salvezza
per la chimica europea in genere, è posi-
zionato sempre a livelli ragguardevoli: 45,9
miliardi a fine novembre 2012, con una
crescita di 9,4 miliardi rispetto all’anno pre-
cedente.
I migliori clienti della chimica europea sono
industria petrolchimica, a differenza delle raffinerie che trattano il greggio a fini energetici, realizza gli intermedi, ossia i semilavorati del
gas naturale o delle frazioni idrocarburiche derivate dalla distillazione del petrolio (olefine, aromatici, gas di sintesi), quindi opera con
economie di scala su attività a basso valore aggiunto. Nella recentissima World Petrochemical Conference di Houston è stato ulterior-
mente sottolineato lo spostamento del business settoriale
verso il Medio Oriente, iniziato nel 2000. Quest’area non
è solo un hub naturale per l’estrazione del greggio ma è diventata in
breve tempo una sede di impianti petrolchimici di valore, nonché di
immagazzinaggio delle scorte; molto significativo il boom di impianti
per le olefine nel 2009. Questi fenomeni segnalano l’emergente peso
delle compagnie locali rispetto a quelle occidentali che operano a
livello mondiale: mentre gli Stati Uniti sono per il momento in posizione
relativamente forte grazie allo shale gas, alla petrolchimica europea è
richiesto un particolare sforzo per definire strategie valide nel medio-
lungo periodo.
Cefic - Federchimica – Icca (Industrial Council of Chemical Associations)
L’
Il mondo della petrolchimica: come sarà tra cinque anni?
2012 (miliardi di euro)
Variazione 2013
Variazione
Variazione
in volume 2012
in volume 2013
Domanda interna
61,7
1,3
-5,5
0,4
Importazioni
34,9
2,7
-5,0
1,7
Esportazioni
25,5
4,4
-1,5
2,4
Produzione
52,3
1,9
-4,0
0,6
Imprese:3000Addetti:114.000
FonteFederchimica
L’attività chimica in Italia 2012 e previsioni 2013
Fonte: http://dilectusrecruitmentsolutions.co.uk
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