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un investitore estero molto preoccupava

e spaventava perché l’Italia è sempre stata

associata all’immagine di un mercato del

lavoro rigido, con l’imprenditore troppo

schiacciato nelle sue scelte, e questo magari

anche a torto ma questa era la percezione.

L’altro elemento è poi una diminuzione del

precariato, o almeno di una flessibilità più

ordinata.

Come Marcegaglia, un po’ per natura del

nostro business e un po’ per nostra cultura,

non abbiamo praticamente mai fatto ricor-

so a forme di precariato: le assunzioni per

noi sono sempre state a tempo indetermi-

nato, per la stragrande maggioranza, di la-

voratori assunti da noi. Anche noi abbiamo

aumentato l’occupazione negli ultimi 12

mesi con assunzioni di circa 100 persone: si-

gnifica che rispetto a un turn-over medio di

altre 70-80 che è stato sostituito abbiamo

comunque assunto dei giovani”.

Parliamo di Europa, che negli ultimi mesi

non ha dato il meglio di sé nel trovare una

politica comune sui grandi temi da affron-

tare. Le normative economiche arrivano

tutte ormai dall’UE: di quale tipo di Europa

hanno bisogno le imprese?

“L’Europa oggi è un soggetto di grande im-

portanza. Ma per una parte di Europa, non

solo in termini monetari ma anche di politi-

ca industriale, di politica estera, di immigra-

zione e di welfare, nei propri Paesi questo

sentimento comune non esiste: ci ritrovia-

mo con un’aggregazione disordinata con

regole che di fatto ingessano gli organismi

novembre 2015

che ha anche una funzione sociale nel ter-

ritorio è un aspetto importante?

“Assolutamente sì. Ci sono tanti esempi

virtuosi di aziende - sia multinazionali sia di

dimensioni più contenute, sia a guida ma-

nageriale sia famigliare - che prestano at-

tenzione al territorio, facendo della soste-

nibilità e del ruolo sociale un valore portan-

te. Sicuramente la famiglia, rispetto a un

azionariato diffuso o di natura finanziaria,

ha normalmente una storia, un legame e

una sensibilità al territorio che rendono più

facili certi aspetti, più pazienti i ritorni su

certi investimenti. Per un’azienda è sempre

necessario avere un bilanciamento tra la sa-

na generazione di un profitto e le ricadute

sul territorio. Il Gruppo Marcegaglia è sem-

pre stato sbilanciato sulla seconda opzione:

non abbiamo mai distribuito dividendo ma

sempre reinvestito in azienda e con atten-

zione al territorio e alle persone”.

Dottor Marcegaglia, una domanda più

personale: sente la responsabilità del co-

gnome che porta e dell’azienda che guida

quando fa delle scelte; sapendo che inevi-

tabilmente saranno un esempio, nel bene

e nel male, per tanti altri imprenditori?

“Certamente. Un imprenditore nella sua

attività, e per sua natura, ha delle respon-

sabilità ed è giusto che ne sia consapevole.

A maggior ragione un imprenditore che

guida società di una certa dimensione. È

un po’ questo lo spirito che, in particolare

nell’iniziativa sociale, ci ha portato a questa

modalità operativa che è un po’ innova-

tiva e non scontata: fare un po’ da traino,

da network. Se c’è un’azienda credibile

che si spende, con la stessa serietà con cui

affronta il mercato con i propri prodotti,

anche in un campo diverso come quello

sociale le assicuro che può dare un ottimo

esempio dando anche concretezza, visibi-

lità, trasparenza alle cose che si fanno. In

questo sì, non è solo un senso generico di

responsabilizzazione, ma anche concreto e

pragmatico di tradurre in azioni e modalità

operative questo patrimonio di credibilità e

di conoscenza e relazioni”.

Parliamo di futuro e quindi di giovani:

molti indicatori evidenziano un ritrovato

fermento nelle assunzioni di giovani nelle

imprese. Forse per effetto del Jobs Act,

forse per la ripresa in atto. O per quale al-

tro parametro a suo parere?

“Sicuramente il contesto macroeconomico

europeo, e italiano in particolare, nell’ul-

timo anno ha segnato finalmente un’in-

versione di tendenza, passando da tassi

di crescita negativi, quindi di recessione,

a segnare qualche miglioramento. Non

c’è da sovreccitarsi, siamo pur sempre sot-

to il decimale (si parla dell’1% forse per

quest’anno) ma è certo il primo elemento,

grazie soprattutto alla componente delle

esportazioni. L’altro importante elemento,

soprattutto per gli investimenti stranieri o

per le mini imprese, è il Jobs Act che por-

ta un maggior dinamismo e una sorta di

liberalizzazione intelligente nel mercato

del lavoro. E le assicuro che agli occhi di

AntonioMarcegaglia e il padre Steno in un momento istituzionale e alla presentazione di una iniziativa della Fondazione benefica

che porta il nome della famiglia.