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APRILE 2012
mantenere durante tutto il ciclo di
vita dell’impiantoodellamacchina.
Per questo è fondamentale che il
datore di lavoro e i responsabili
della sicurezza investano tempo e
sforzi perché il messaggio arrivi a
tutte le persone coinvolte.
A.O.: QUANTO È IMPORTANTE PER
GLI OPERATORI EPER I FORNITORI DI
MACCHINE RIMANERE INFORMATI
SUGLI STANDARD SIGNIFICATIVI E
SUI REQUISITI NORMATIVI?
PAOLODE BENEDETTO
: Globalizzazione,
molteplicità d’uso, prestazioni, disponibilità
delle macchine, competitività, responsabilità
sociale e sostenibilità rappresentano la
forza motrice dei singoli settori produttivi in
cui vengono utilizzate macchine e impianti,
e hanno uguale importanza. Una gestione
efficace della sicurezza delle macchine, cioè la
corretta applicazione della Direttiva Macchine
2006/42/CE recepita in Italia con D.Lgs. 17/2010
e della Direttiva Attrezzature in Uso 2009/104/CE
recepita in Italia con D.Lgs 81/2008, rappresenta
un vantaggio anche in termini di ottimizzazione
dei processi produttivi e quindi di riduzione dei
costi. L’utilizzo delle norme armonizzate, così come
prevede la legge italiana all’articolo 4 del D.Lgs
17/2010 ‘Recepimento della Direttiva Macchine’,
garantisce quella che viene definita ‘presunzione
di conformità’, aspetto molto importante anche in
caso di contestazione. La novità più rilevante è che
costruttori e utilizzatori di macchine, che fino a ora
hanno contato sulla Norma EN 954-1, sono obbligati
a effettuare una nuova valutazione dei propri sistemi di
sicurezza utilizzando le Norme EN ISO 13849-1 ed EN IEC
62061. Queste norme tecniche armonizzate permettono,
grazie a un calcolo preciso (determinazione di PL e SIL),
di dimostrare la validità della scelta fatta. Questo aspetto è
fondamentale sia per il fabbricante di una macchina, sia per
l’utilizzatore finale. Le Norme EN ISO 13849-1 e EN IEC 62061
rappresentano un cambiamento epocale e culturale: non si
parla più solo di architettura di un sistema, ma si introducono
concetti quali probabilità di guasti pericolosi, affidabilità dei
componenti, copertura diagnostica, guasti da causa comune.
Coloro che daranno inizio a un’analisi proattiva del rischio
potranno approfittare di vantaggi quali la riduzione dei costi e
l’individuazione di soluzioni più intelligenti per la sicurezza delle
proprie macchine.
DAVIDE LOMAGNO
: Oggi più che in passato progettisti, costruttori
e installatori di macchine e impianti, così come gli utenti finali, devono
garantire la sicurezza e l’incolumità di chiunque entri a contatto con le
macchine stesse. Poiché le leggi sulla sicurezza sul luogo di lavoro,
sia a livello europeo, sia nazionale, sono in costante evoluzione, è
fondamentale, affinché le macchine siano sempre conformi a tutte le
normative vigenti, poter contare su un servizio consulenziale a tutto
tondo. Eventuali incidenti sul posto di lavoro, oltre al danno diretto del
lavoratore, possono infatti causare gravi problemi all’azienda: da una
causa legale a una perdita di produzione fino a conseguenze sul morale
del personale e sulla reputazione e redditività dell’azienda.
DAVIDE PRANDO
: Essere informati sugli standard internazionali è una
condizione imprescindibile per i produttori OEM italiani. Si tratta di una
condizione necessaria per mantenere la leadership in termini tecnologici e
di qualità. In particolare, mostrare sensibilità e preparazione relativamente
le tematiche sulla sicurezza industriale, permette spesso di fare la differenza:
il livello di prestazioni deve essere il massimo, come anche la praticità e la
sicurezza per gli operatori. Ciò consente di realizzare beni di alto livello su tutti i
fronti e quindi di sottolineare il distacco dai prodotti di altri Paesi, in particolare
quelli emergenti, che solitamente fanno leva sul prezzo, mostrano sempre
maggior interesse per le prestazioni, ma sul lato sicurezza sono probabilmente
ancora carenti. Inoltre l’attenzione dei costruttori per la sicurezza porta a volte
ad anticipare alcuni requisiti non ancora normati: il costruttore di esperienza
crea nuove soluzioni.
STEFANO MAGNAGHI
: È fondamentale per due motivi ben distinti: per non
rimanere indietro rispetto alla concorrenza e per essere sicuri di non violare
le leggi e le prescrizioni. In questo ambito la globalizzazione ha aperto ai
nostri produttori mercati molto ricchi, con ampi margini di crescita, ma ha
imposto a realtà, spesso piccole, uno sforzo maggiore per poter rispondere
ai requisiti normativi e di legge che variano in funzione dell’area o del Paese.
Gli utilizzatori devono essere ancora più informati perché il fatto di esercire
l’impianto li rende i principali responsabili di fronte alla legge del corretto
impiego della macchina.
ENRICO MERATI
: È molto importante, infatti gli OEM devono conoscere per
una corretta applicazione la Direttiva Macchine 2006/42/EC che ha carattere di
obbligatorietà essendo una legge e le relative norme tecniche che forniscono
la presunzione di conformità alla direttiva stessa, nel caso del mercato CE, ma
naturalmente anche per i Paesi extra CE devono essere applicati gli standard
significativi e i requisiti normativi relativi al singolo Paese. Una completa e
approfondita conoscenza degli standard è requisito indispensabile per gli
operatori (progettisti, tecnici ecc...), che a vario titolo entrano nel ciclo di vita
della macchina, dalla sua progettazione al relativo smantellamento.
A.O.: LE AZIENDE SONO ORMAI SOGGETTE ALLA DIRETTIVA
MACCHINE E AL TESTO UNICO DELLA SICUREZZA DEL LAVORO.
QUESTO BASTA PER TUTELARSI?
DANIELE CELLA
: Proprio ilTesto Unico della Sicurezza del lavoro prescrive i
requisiti e gli elementi necessari affinché il modello organizzativo, in materia di
antinfortunistica, igiene e salute sul lavoro dispieghi piena efficacia esimente
dalla responsabilità amministrativa per l’impresa. Vero è che lo scopo primario
dell’art. 30 risiede nella prevenzione della commissione dei reati di omicidio
colposo e di lesioni colpose gravi e gravissime con violazione delle norme
antinfortunistiche di cui agli artt. 589 e 590 del codice penale (cd funzione
penal-preventiva rispetto rischio reato). IlTesto Unico della sicurezza risponde
invece all’esigenza di garantire l’incolumità dei lavoratori sui luoghi di lavoro,
scongiurando la verificazione di infortuni e malattie professionali, prevedendo
a tal fine una vasta serie di reati sanzionati a titolo di pericolo (funzione
preventiva rispetto al rischio infortunio o malattia professionale) che non
costituiscono illecito rilevante ai sensi del D.Lgs. 231/2001. Cionondimeno il
legislatore con il Testo Unico di Sicurezza ha prescritto in sostanza un contenuto
minimo obbligatorio al ‘modello 231’, utile alle imprese nella stesura delle
procedure richieste dalla normativa. Nel delineare una sorta di scala di priorità
degli interventi da adottare nel settore della sicurezza si è inteso certamente
fornire un orientamento pratico, ai fini della realizzazione di un modello quanto
più efficace. In questo il comma 5 (art. 30) statuisce che “in sede di prima
applicazione, i modelli di organizzazione aziendale definiti conformemente alle
Linee guida UNI-Inail per un sistema di gestione della salute e sicurezza sul
lavoro (Sgsl) del 28 settembre 2001 o al British Standard Ohsas 18001:2007
si presumono conformi ai requisiti di cui al presente articolo per le parti
corrispondenti”. Consistenti legami si instaurano anche con la Direttiva
Macchine sia con riferimento alla figura del produttore, sia con riferimento alla
figura dell’acquirente (datore di lavoro). La normativa, infatti, nell’individuare
le specifiche responsabilità dei soggetti che realizzano/acquistano/utilizzano le
macchine (marcate CE) impone un’imprescindibile esigenza di coordinamento,
al fine dell’esatta individuazione dei rischi in relazione al possibile verificarsi
dei reati presupposto di cui alla Normativa 231/2001. Basti pensare, ad
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