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OTTOBRE 2017

AUTOMAZIONE OGGI 401

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TECH BOYS AND GIRLS

AO

Lucilla La Puma

a dottoressa Simona Boninelli, classe 1973, laureata in fisica all’Università degli Studi di Catania, è una ricercatrice del

CNR. È strano, ma confrontandomi con i ricercatori che hanno deciso di lavorare qui in Italia, non mi aspettavo che Si-

monami parlasse del suo amore per i viaggi e del suo spiritodi avventura, omeglio, come lei dice, di curiosità. Insomma,

Simona ‘ricerca’ perché ama viaggiare ed è una persona molto curiosa. Insolito, perché lo stereotipo del ricercatore è

quellodi una persona chiusa nel suo laboratorioodietro la propria cattedra di professore: “La ricerca è unpercorso a cui

sono arrivata, non il mio punto di partenza” ammette Simona. “Del resto la ricerca è un viaggio” aggiunge, emi spiazza.

EallaFisica invece come sei arrivata?

“Non da una passione innata, ma da semplici esigenze lavorative. Volevo diven-

tare una pianista. Ma da noi a Catania c’è un’industriamolto importante, la STMicroelettronics, e se c’era la possibilità di

un futuronellamia città, di certo era lì”. Ma andiamo conordine. Dopo la laurea infisica, dal 2002 al 2005, Simona porta a

termine il dottorato di ricerca. L’oggetto del suo dottorato sono le nanotecnologie. “Lamia specialità”mi spiega “è lamicroscopia elettronica,

che permette di osservare i materiali con un potere risolutivo dell’ordine di grandezza del miliardesimo di metro. Questo anche se lamia for-

mazione non era sulla fisica della materia, ma in fisica nucleare”. Poi continua: “La cosa migliore di quegli anni è stato cominciare a viaggiare.

Confrontarsi conunmondo internazionale, conmentalità e approcci diversi dai miei e dai nostri in Italia, è stata una fonte continua di crescita”.

E in Italia come vanno le cose?

“Purtroppo l’Italia offre davvero poche possibilità, quasi nulle, di inserirsi in maniera stabile nel settore della

ricerca. E questo non permette alle nuove generazioni di programmare il proprio futuro. D’altro canto i giovani ricercatori italiani sonomolto

apprezzati e richiesti all’esteroper le loro conoscenze e competenze di base, che sono, amio avviso, un retaggiodel nostro approccio ‘classico’

alla conoscenza. Perché grazie a queste radici siamo in grado di andare dal generale al particolare. Cosa che non sempre avviene altrove. Se

infatti, con un processo inverso, dal particolare cerchi di elevarti al generale, puoi trovaremaggiori difficoltà. Noi siamo abituati ad affrontare

gli imprevisti e le difficoltà. E il loro superamento è alla base di tutte le nuove scoperte”.

Allora scendiamonel ‘particolare’. Qual è il progettodi ricercadi cui ti stai occupando?

“Osservo le caratteristiche dei nanomateriali a base

di silicio, chiamati nanofili per il fatto che sono molto lunghi e sottilissimi, un po’ come degli spaghetti. Possono essere applicati e utilizzati

per la fotonica e il fotovoltaico. Per ora è uno studio di fisica di base, il percorso per l’applicazione è ancora lungo, ci vorranno forse decenni”.

E come nasce?

“Da una collaborazione Italia-Canada. Una ditta canadese che produce micro-particelle per la distribuzione scientifica, ha

trovato delle polveri insolite nei suoi reattori di sintesi. La ditta si rivolse immediatamente a un ente di ricerca di Montreal. Il professore che se

ne occupò aveva un contatto con l’Università di Tor Vergata, che a sua volta ha chiesto la nostra collaborazione al CNR. A quel punto sotto-

ponemmo un progetto al Ministero degli affari Esteri, in cui ci proponevamo di studiare al microscopio elettronico le polveri. E così abbiamo

avuto la possibilità di iniziare un dottorato di ricerca in fisica detto ‘in co-tutela’, tramite una dottoranda che prenderà poi il titolo sia in Italia

sia inCanada. È durato tre anni e ce lo hanno appena protrattoper altri tre”. In realtà, mi spiega Simona, l’essere ricercatrice al CNR le permette

anche di essere un ‘co-tutor’ nei dottorati di ricerca. E questo la gratifica moltissimo, poiché le permette un contatto continuo con i giovani a

cui cerca di trasferire tutto il suo entusiasmo e le sue conoscenze.

Cheproprietàhannoquestepolveri?

“Essendo composte da nano-strutture a base di siliciomostrano delle proprietà inconsuete che il silicio

massivo non presenta. Il silicio massivo, infatti, è il materiale più utilizzato nella microelettronica, per esempio nei microchip dei telefoni, per

via delle sue alte proprietà elettriche. Quando è nano-metrico, invece, l’insorgenza di effetti quantistici rende piùprobabile l’emissione di luce,

e di qui la possibile applicazione nella fotonica”.

Quali sono i tuoi progetti per il prossimo futuro?

In Italia si fa fatica a veder riconosciute le proprie competenze. Però quando parti, crei una

ferita. Qualcosa ti trattiene e qualcosa ti vorrebbe far andare via. ”. La dottoressa Boninelli una figlia di dieci anni, Carla. “Ogni tanto la porto sul

miopostodi lavoro, nei laboratori. Una volta”mi dice teneramente, quasi sottovoce “andai al suo asilo a fare dei piccoli e semplici esperimenti.

Carla dice che non farà mai e poi mai il miomestiere. E io sorrido”. E un sorriso lo strappa anche a me…Chissà!

L

Simona Boninelli

Simona Boninelli ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Fisica (con lode) presso l’Università degli Studi di Catania

nel 2005. Successivamente ha svolto attività post dottorale presso il Cemes (Toulouse) e da ‘team leader’ presso l’I-

stituto Italiano di Tecnologia (Genova). Dal 2009 è ricercatrice presso l’Istituto per la Microelettronica e i Microsistemi

del CNR di Catania, in cui si occupa della caratterizzazione strutturale di materiali nanostrutturati. Dal 2012 si dedica

all’attività didattica ed è tutor di tesi di Laurea Magistrale e di Dottorato di Ricerca”.