La comunicazione è una premessa ineludibile del progresso e lo è ancor di più nell’era di Industry 4.0. La rete è infatti considerata uno degli aspetti più qualificanti per la manifattura del futuro, sia dentro l’impresa, dove collega le componenti di una catena produttiva (macchine e persone), sia se si prendono in esame i rapporti tra le imprese lungo a filiera.
Di questo interessante tema parlato con Daniele Meldolesi, E2E Supply Chain program Lead, Cargill Starch & Sweeteners Europe, Presidente di Advance School, scuola di formazione manageriale che rappresenta in Italia Apics, la più grande associazione al mondo in Operations e Supply Chain Management, e chairman del prossimo Connected Manufacturing Forum organizzato da Business International il prossimo 27 ottobre a Milano.
Perché la comunicazione è un aspetto così critico per la manifattura del futuro?
Meldolesi: Nella visione di Industry 4.0 prodotti, macchine e persone sono connesse in tempo reale: questo permetterà un flusso di dati immediato e una pronta elaborazione per tradurli in informazioni per governare la supply chain e i processi di produzione.
Perché ha scelto Matrix, il ‘cult movie’ dei fratelli Wachowski, come metafora intorno alla quale sviluppare la trama narrativa del prossimo Connected Manufacturing Forum?
Meldolesi: Il film mi ha molto colpito e l’ho scelto con Business International come storytelling di questo convegno perché vi ho visto molte analogie con la situazione attuale. Pensi per esempio alla scena in cui Neo, il protagonista, deve scegliere se prendere la pillola rossa o quella blu. Anche le imprese italiane si trovano davanti a una scelta che non lascia altre possibilità: salire o no sul treno della competitività. Industry 4.0 è ora sul radar di molti paesi con altri nomi e perimetri di intervento, come UK, USA, Olanda e anche in Cina. Se non si coglie l’occasione, si resta con certezza fuori dal mercato ormai divenuto globale: occorre quindi rivedere le proprie strategie operations e supply chain alla luce di quella che è definita la Quarta Rivoluzione.
A proposito di Supply Chain, una delle sessioni del prossimo Connected Manufacturing Forum è dedicata alla ‘Smart Supply Chain‘. Che cosa s’intende con questa espressione e come sta cambiando il ruolo (e l’importanza) della filiera?
Le tecnologie digitali applicate al manufacturing rappresentano un’enorme e importante fonte di vantaggio competitivo per le aziende. Quali strumenti hanno a disposizione le aziende per capire dove e come integrare correttamente queste tecnologie nel proprio modello operativo?
Meldolesi: Esistono diversi modelli di survey per capire il livello di maturità dell’azienda che partono da un’analisi di infrastrutture e backbone informatica, processi di produzione, tecnologia e people. Parliamo oggi di Quarta Rivoluzione, ma ricordo, purtroppo, che esistono alcune realtà che devono ancora completare la Terza Rivoluzione: chi è già posizionato bene dal punto di vista infrastrutture e system integration, parte già con il piede giusto per questa rivoluzione. Chi invece è indietro, ha bisogno di capire i gap e creare una roadmap in linea con la maturità e il proprio budget. Esistono player sul mercato molto qualificati in grado di affiancare l’azienda in questo tipo di assessment.
Ci spiega che cos’è la servitizzazione e perché interessa le imprese italiane?
Meldolesi: È un concetto nato molti anni fa e che sta riscuotendo molto successo negli ultimi anni come modello di Business. Invece di acquistare una macchina e prenderne in carico i costi di manutenzione con notevole impegno di risorse e capitale, posso decidere di pagare un prezzo in base alle ore di effettivo utilizzo. Il fornitore si occuperà di monitorarne il rendimento, l’operatività e di pianificarne la manutenzione preventiva. Rolls Royce ha per esempio già da tempo implementato questo modello per esempio per i motori aeronautici vendendo ‘power per hour’. La Quarta Rivoluzione porterà un grande impulso a questo modello di business perché la macchina sarà collegata in rete ad un sistema del fornitore che raccoglierà i dati dai sensori posizionati sulla macchina per elaborare una strategia di manutenzione e di operatività della stessa. Questi dati saranno poi anche utilizzati al fine di migliorare il disegno della macchina, sulla base dell’utilizzo di quello specifico fornitore. Nel complesso Industry 4.0 porterà ad una riduzione dei costi di realizzazione e operativi dell’asset, rendendo sostenibile dal punto di vista economico il modello anche per altri settori.
A proposito di servizi, la manutenzione sembra essere uno dei punti su cui le nuove tecnologie hanno la possibilità di incidere con maggiore immediatezza. Perché?
Meldolesi: Faccio un semplice esempio: Internet of Things consentirà di rilevare in tempo reale da vari sensori, posti sui componenti di una macchina, informazioni quali temperatura e vibrazioni durante il suo funzionamento. Un software analizzerà questi dati e deciderà una manutenzione preventiva, inviando una richiesta di lavoro ad un operatore per la sostituzione di un componente. Un’altra richiesta verrà inviata a un punto 3D per lo stampaggio e invio sul sito del componente. L’operatore si recherà sul posto, indosserà degli occhiali particolari: sulle lenti vedrà proiettate le istruzioni e la sequenza da seguire, per una sostituzione ottimale e in sicurezza. Nel caso di un guasto della macchina, lo stesso software sarà in grado di identificare immediatamente il componente che ha causato il guasto riducendo i tempi e i costi per la rimessa in opera della macchina. Industry 4.0 quindi si traduce e in una fortissima riduzione dei fermi macchina e dei costi di manutenzione, con un salto di produttività non ipotizzabile altrimenti.
Lei è presidente di una importante scuola di formazione manageriale. Il Piano nazionale per Industria 4.0 recentemente presentato dal Governo ha indicato tra i pilastri fondamentali il tema delle competenze. Dal suo punto di vista alle nostre imprese servono più competenze tecniche o manageriali?
Meldolesi: In generale, questo paese ha ottime competenze tecniche con eccellenze in diversi settori. Dal punto di vista manageriale, dal nostro osservatorio vediamo una grande differenza da azienda ad azienda, qualche volta troppo marcata. Negli ultimi anni comunque il livello delle competenze manageriali sta crescendo grazie a maggiore consapevolezza dei gap esistenti sia da parte delle aziende che dei professionisti, alla crescente internazionalizzazione, alla presenza di ottime Business School e maggiori fondi a disposizione per la formazione. Parlando di competenze collegate direttamente a Industry 4.0, in futuro ci sarà bisogno di nuove competenze sia per il tecnico che per il Manager in Italia come in altri paesi. Per esempio, il supply chain manager e il Chief Operating Officer dovranno sviluppare la propria conoscenza su questi nuovi temi per elaborare strategie efficaci di supply chain e operations e anche ridisegnare le proprie filiere. Le nuove matrici di competenza in supply chain management che proponiamo, presentano elementi di Industry 4.0. Credo che il governo abbia ben recepito il messaggio della comunità che in Italia segue questo tema, stanziando fondi importanti per la formazione, perché sia il tecnico che il manager devono conoscere queste leve competitive. In aggiunta, con Industry 4.0 nasceranno nuove figure professionali, tra queste sviluppatori di software e algoritmi che sappiano elaborare i big data raccolti da IoT per attuare decisioni immediate.