Un futuro in multi-cloud: è questo l’orizzonte entro il quale si muove la strategia di VMware come emerso in occasione di VMworld 2020, prima edizione ‘digital only’ dell’evento organizzato da VMware che ogni anno attira decine di migliaia di persone nelle edizioni americana ed europea. “Gli investimenti in digitale sono fondamentali, lo abbiamo visto bene in questi ultimi mesi, durante l’emergenza sanitaria” ha sottolineato infatti Raffaele Gigantino, Country Manager VMware Italia. “Le aziende con un business già basato sul digitale, con un’infrastruttura e un’organizzazione digitali, hanno avuto una ripresa che si definisce a ‘V’, con un ‘recovery’ molto veloce; altre realtà hanno fatto più fatica, l’andamento è stato a ‘U’; infine ci sono aziende che ancora aspettano la ripresa (a ‘L’).
Ma anche tornando alla ‘normalità’, il contesto ormai è cambiato, per questo è importante innovare e sapere che i cambiamenti introdotti dal Covid-19 saranno in certa misura, permanenti, per esempio nel mondo del lavoro, dove molti hanno compreso i vantaggi di dotarsi di una forza lavoro distribuita, non più legata all’ufficio fisico. Le innovazioni di Vmware sono importanti per permettere ai clienti di tornare a crescere in questo nuovo contesto”.
Come? Aiutando i clienti a costruire, eseguire, gestire, collegare e proteggere qualsiasi applicazione su qualsiasi cloud. “L’informazione oggi deve essere accessibili a tutti e a tutti i livelli dell’infrastruttura” ha proseguito Gigantino. “Stiamo lavorando per rendere tutto questo possibile, in pena sicurezza”. Vanno in questa direzione l’acquisizione di Carbon Black, le cui soluzioni di sicurezza verranno sempre più integrate in tutti i prodotti Vmware, e quella annunciata di SaltStack, pioniere nello sviluppo di software di automazione intelligente e event-driven, che consentirà a VMware di ampliare in modo significativo la gestione della configurazione del software e delle infrastrutture e le capacità di automazione della rete. “I sistemi di sicurezza legacy non sono più sufficienti per le organizzazioni che utilizzano il cloud come parte della propria infrastruttura informatica. È ora di ripensare alla sicurezza per il cloud se si vuole proteggere dati e applicazioni” ha sottolineato Sanjay Poonen, Chief Operating Officer, Customer Operations, VMware.
Ma cloud e sicurezza non sono i soli ambiti nei quali Vmware sta potenziando la propria offerta. A VMworld 2020 l’azienda ha infatti presentato un’ampia gamma di nuove soluzioni e servizi, dalle app al networking, al digital workspace, che costituiscono una ‘digital foundation’ flessibile e coerente su cui creare, eseguire, gestire, connettere e proteggere le applicazioni, in qualsiasi luogo.
“Realizziamo le fondamenta digitali per un mondo imprevedibile” ha affermato il CEO, Pat Gelsinger, descrivendo la funzione di VMware nell’ecosistema digitale e del business nel keynote di VMworld 2020. Con acquisizioni e nuovi sviluppi VMware sta infatti aggiungendo ‘mattoni’ che si spingono sempre più fuori dal data center, con l’edge computing, e negli strati del middleware, dello sviluppo e gestione delle applicazioni moderne basate su Kubernetes e API.
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“È parte del DNA stesso di Vmware la volontà di rimuovere ogni ostacolo che impedisca a soluzioni e prodotti di ‘lavorare insieme’” Vittorio Viarengo, Vice President of Cloud Marketing, Vmware. “Da sempre è obiettivo dell’azienda rendere interoperabili soluzioni non progettate per esserlo, in modo che lavorino insieme in modo più snello per accelerare il business. Siamo partiti dalla tecnologia di base, con il private cloud, per passare poi a livello delle applicazioni, cloud native e Saas: tutto questo crea valore per le aziende, ma solo se qualcuno lo usa. Per cui occorre innovare a livello di device e user interface. Senza dimenticare la sicurezza, che non deve essere pensata, come spesso è stato in passato, un ‘after work’. Deve essere parte integrante dell’infrastruttura fin dalla sua prima concezione, pensata nello stack e non dopo”.
Oltre alla security, quattro sono le linee strategiche verso le quali Vmware sta concentrando i propri sforzi: multi-cloud, networking, AI, sviluppo di nuove app.
I vantaggi per i clienti sono evidenti: velocità (è possibile muovere un intero datacenter in cloud mantenendolo intatto, in poche settimane); possibilità di sviluppare nuove applicazioni velocemente; possibilità di scegliere la piattaforma migliore; riduzione dei costi (non occorre re-factoring); salvaguardia degli skill (le competenze acquisite dal personale non vanno mai perse e non occorre re-skilling).
Infine, ‘Project Monterey’ è il nome del progetto di radicale trasformazione dell’intera VMware Cloud Foundation per supportare le tecnologie necessarie a supportare i carichi di lavoro e le moli di dati delle applicazioni moderne, sempre più cloud native, data intensive e basate su intelligenza artificiale. Il progetto è frutto della collaborazione con partner come Intel, Nvidia e Pensando Systems, mentre Dell Technologies, Hewlett Packard Enterprise e Lenovo hanno annunciato che renderanno disponibili sistemi integrati basati su Project Monterey.
“VMware è pronta a rispondere alle richieste emergenti dei clienti con la propria strategia basata sull’esecuzione di ogni app su ogni dispositivo e il supporto di ogni cloud” ha concluso Gelsinger.
Fra i primi in Italia ad adottare Vmware Cloud figura Ansaldo Energia, noto produttore di turbine a gas e vapore, nonché EPC contractor per la realizzazione di nuove centrali elettriche nuove, dove il service rappresenta un aspetto fonfamentale. “Abbiamo adottato questa soluzione per svolgere attività di monitoraggio e diagnostica su circa 200 power plant che abbiamo in giro per il mondo” ha raccontato Ivan Monti, Head of ICT Infrastructures and Operations, Ansaldo Energia. “Molte sono infrastrutture critiche, soprattutto in alcuni Paesi dove la rete di per sé non è molto resiliente, per cui le conseguenze di una sospensione del servizio perché una centrale elettrica smette di funzionare, sarebbero catastrofiche”. Nel 2016 hanno deciso di spostare questi ambienti mission critical in cloud: “Ci siamo accorti che, con il data center on primese che avevamo, non riuscivamo a garantire lo stesso livello di availability di alcuni nostri concorrenti” spiega ancora Monti.
La decisione è caduta sull’adozione di AWS: “Ci siamo accorti che si trattava di una soluzione davvero vincente: non solo abbiamo ottenuto il livello di servizio che ci aspettavamo, ma abbiamo anche aumentato la capacità operativa del datacenter, mentre i costi di gestione e servizio della machine cloud erano molto più convenienti rispetto a quelli on premise. L’implementazione di un cloud ibrido ci ha consentito di risparmiare sui costi di servizio e operativi. Per esempio, con lo stesso investimento con cui prima avevamo 20 stanze, ora abbiamo su AWS quattro stanze con 20 virtual machine ognuna”. Ottimo anche il rapporto con Vmware: “Ci ha sorpreso positivamente anche il livello di partnership che abbiamo riscontrato fra Vmware e AWS. Abbiamo percepito che davvero le due aziende vanno di pari passo e perseguono gli stessi obiettivi di comune accordo: siamo stati guidati verso questa soluzione da entrambe senza ‘resistenze’, come se trattassimo con un’unica entità, e questo non ce lo aspettavamo, è stato un ottimo approccio”.
Anche Kiko Milano, nota realtà italiana del mondo della cosmesi, ha avuto la stessa necessità di migrare la propria piattaforma su cloud per esigenze di costo: “In passato, devo confessarlo, non ero particolarmente propenso a queste soluzioni” ha affermato Fabio Bogoni, Head of Technology (CTO) Kiko Milano. “Pensavo: funziona per realtà di grandi dimensioni, che devono gestire volumi elevati e hanno una gran mole di dati che necessitano di applicazioni potenti per essere elaborati. Ma non sempre serve avere la ‘massima potenza di fuoco’. E invece oggi sono assolutamente soddisfatto della soluzione che abbiamo scelto. Con l’arrivo della nuova gestione, infatti, l’azienda ha puntato moltissimo su innovazione, digitalizzazione, e-commerce, e l’infrastruttura ha dovuto velocemente adeguarsi a queste nuove esigenze”.
“Devo dire che la scelta è stata davvero azzeccata, soprattutto considerando l’emergenza alla quale abbiamo dovuto fare fronte. Avevamo già in programma la migrazione su cloud dell’infrastruttura, prima dell’arrivo del Covid-19, ma la pandemia ha fatto da acceleratore. In poche settimane abbiamo migrato l’intera infrastruttura ICT su cloud; i costi sono convenienti, tanto che nonostante il pagamento di una penale che abbiamo dovuto riconoscere al precedente gestore della piattaforma per clausole contrattuali, l’investimento è assolutamente sostenibile” conclude Bogoni.