Saper distinguere i pericoli è essenziale, questo vale sia da un punto di vista tecnologico che esperienziale. La giusta tecnologia utilizzata con consapevolezza è infatti il binomio corretto per approcciarsi al meglio alla cybersecurity, laddove venga meno una di queste due caratteristiche si avrà un punto debole dal punto di vista tecnico, ovvero aziende che senza la corretta infrastruttura di security sono esposte ai pericoli, oppure da un punto di vista dell’organico, ovvero organizzazioni che senza le corrette capacità rimangono in balia dei cybercriminali.
Le competenze devono riguardare tutti i livelli dell’azienda, non solo chi si occupa di security o IT, ma tutti i dipendenti e soprattutto il top management che oggigiorno è uno dei target principali del cybercrime, che lo bersaglia con l’obiettivo di compiere truffe amministrative. Chi si occupa di security dovrebbe chiedersi se i propri colleghi sono in grado di distinguere una mail di phishing, per esempio, considerato che secondo l’ultimo rapporto dei laboratori Trend Micro oltre il 90% delle minacce arriva via e-mail e nel 2020 sono state 16,7 milioni le e-mail ad alto rischio indirizzate a utenti di webmail e che avevano già oltrepassato i filtri nativi di sicurezza delle applicazioni. Inoltre, ad aprile 2021, l’Italia è il terzo Paese al mondo e primo in Europa più colpito da malware, con i settori sanità, manifatturiero e PA in cima alla classifica dei più attaccati.
Aggiornate le competenze all’interno dell’organizzazione dal punto di vista “umano”, lato tecnico si devono considerare due aspetti: la complessità delle infrastrutture moderne e la sofisticazione sempre maggiore delle minacce. Quest’ultime sono sempre in evoluzione, in un’eterna lotta a guardie e ladri entrambe le parti affinano le “armi” e le strategie a disposizione. Anche le infrastrutture sono destinate a evolversi in maniera molto articolata e già oggi vediamo una moltitudine di livelli e sistemi che non comunicano tra loro, resi ancora più complicati della recente remotizzazione del lavoro.
Ma ogni settore ha le proprie esigenze specifiche, pensiamo ad esempio all’Industry 4.0 o alla sanità, che hanno infrastrutture e dispositivi che si dividono tra sistemi legacy in via di connessione e altri già connessi ma rimasti senza difesa perché non pensati per un’eventuale connessione in rete, come i tachigrafi oppure le presse. Nei prossimi mesi e anni la digital transformation accentuerà questo processo, le infrastrutture aziendali diventeranno sempre più complesse e gli attacchi sempre più insistenti, dando vita a numerosi campanelli di allarme che non sempre però saranno i portavoce della minaccia reale.
Perché se un punto fondamentale è vedere arrivare la minaccia, è anche importante saperla distinguere ed etichettare nella maniera corretta. Per compiere questa operazione è necessario possedere la giusta tecnologia, in grado di avere una visione sull’intera infrastruttura a tutti i livelli e sulle singole parti, anche quelle che non comunicano tra loro.
Trend Micro Vision One, grazie alla tecnologia Trend Micro di rilevamento e risposta estesi (XDR), aiuta i team di sicurezza a vedere di più e a rispondere più velocemente. Trend Micro ha già aiutato centinaia di organizzazioni a identificare e ridurre il rischio informatico attraverso la correlazione degli avvisi nell’intera infrastruttura, grazie alla prima soluzione XDR del settore, presentata nel 2019. Con Trend Micro Vision One assistiamo a un miglioramento della tecnologia di rilevamento e risposta, a una nuova visibilità dei rischi, a ulteriori integrazioni di terze parti e alla possibilità di una risposta semplificata alle minacce nei diversi i livelli di sicurezza.
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