![Show Menu](styles/mobile-menu.png)
![Page Background](./../common/page-substrates/page0048.jpg)
48
marzo 2015
recenti annunci, prevede un taglio di 21
miliardi di euro, con i ministeri in calo per
7 miliardi di euro. Si prevede una riduzione
della dotazione per il welfare di 3,2 miliardi
con una stretta sulle assicurazioni malattia
e con la razionalizzazione dei servizi.
La Spagna va avanti con la ‘spending re-
view’, prevedendo il blocco delle assunzioni
e il congelamento dei salari, con un legge-
ro aumento della spesa sociale. Il governo
olandese conferma l’impegno a rispettare
il tetto della spesa fissato lo scorso anno e
prevede tagli per ulteriori 6 miliardi di eu-
ro. La Germania punta su un rialzo della
spesa pubblica dell’1% circa.
Per le questioni fiscali la più coraggiosa è
Madrid, dove l’aliquota sulle persone fisi-
che è stata ridotta, in media, del 12,5% e
da gennaio vengono introdotti nuovi in-
centivi. Sempre nel 2015 l’imposta nomina-
le sui redditi societari passerà dal 30 al 28%.
La Francia agisce con l’alleggerimento dei
redditi più bassi, fattore che porterà una
boccata di ossigeno da 3,2 miliardi per ol-
tre 6 milioni di famiglie, dando respiro ai
consumi. Si prevede anche un taglio della
tassazione sul lavoro per i salari minimi, gli
autonomi e le PMI.
Per quanto riguarda gli investimenti tutti i
Paesi europei, Germania inclusa, mettono
in campo misure per la crescita. Berlino pre-
vede investimenti per 38,4 miliardi di euro
per istruzione, ricerca e infrastrutture digi-
tali. La Francia si orienta sugli incentivi al
settore delle costruzioni, l’Olanda annuncia
la creazione di un “Fondo per il futuro” per
investimenti in innovazione delle Pmi.
La Spagna ha definito 40 misure da oltre
2 miliardi per far ripartire gli investimenti.
Nel Paese dove i senzalavoro superano il
24% la lotta alla disoccupazione è una pri-
orità assoluta, con un aumento della dote e
un programma di coordinamento tra agen-
zie locali e statali.
Gli investimenti in Eurozona
Un fattore carente nei Paesi dell’Unione eu-
ropea, salvo il caso dell’Olanda, è rappresen-
tato dagli investimenti pubblici e privati. So-
no risultati insufficienti in Germania, in calo
in Francia (0,6%), in flessione in Italia. Fattori
che possono spiegare il fenomeno sono le
difficoltà a sostenere investimenti pubblici
e privati soprattutto in Paesi con alti debiti
pubblici e le aspettative non favorevoli dell’e-
conomia e della domanda, come pure le
difficoltà del settore bancario a concedere il
credito, i tassi di mercato ancora alti in alcuni
Paesi, una politica fiscale penalizzante per gli
investimenti pubblici, un clima e una norma-
tiva troppo stretta alla nascita e crescita delle
imprese, inparticolare lemicroimprese.
In merito, il Fondo monetario internazio-
nale sostiene che nell’Eurozona “la ripresa
debole accelererà gradualmente, sostenuta
dalla riduzione del peso fiscale, da politiche
monetarie accomodanti e da condizioni in
miglioramento nella concessione dei prestiti
con una forte riduzione degli spread per le
economie sotto stress”. Le prospettive sono e
resteranno squilibrate tra i singoli Paesi.
Alla luce dei dati Istat si comprende che le
questioni fondamentali divengono i consu-
mi delle famiglie e gli investimenti pubblici
e privati. I consumi hanno una dinamica in
calo, a partire dal terzo trimestre 2011 fino al
secondo del 2013, con una flessione comples-
siva del 7,5% in due anni. Le vendite del com-
mercio sono calate più rapidamente (-0,6%
tra luglio e agosto del trimestre precedente),
ma questo non consente di comprendere
se in realtà vi è una inversione di tendenza,
a causa dell’andamento del PIL e dei prez-
zi. L’indice di fiducia dei consumatori non è
anch’esso chiaro nella sua tendenza, seppur
caratterizzandosi per una certa stabilità. Se-
condo l’ultima nota dell’Istat durante l’ultima
metàdel 2014, quindi sianel terzo chequarto
trimestre, si prevede un comportamento del
parametro “personale” stabile. I consumi re-
gistreranno un moderato aumento, in linea
con quello che ha contrassegnato la prima
metà dell’anno. L’incertezza economica po-
trebbe spingere le famiglie ad accrescere il
risparmio e non i consumi.