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APRILE 2012
modo da ridurre i rischi perché così
si riesce a non pregiudicare anche
altri aspetti come la produttività,
flessibilità e inultimo i costi d’esercizio.
In più sicurezza ed efficienza
energetica sono accomunate dal fatto
che non interessano esclusivamente
l’ambito della componentistica e della
progettazione, ma investono fortemente
l’ambito delle procedure d’esercizio
del sito produttivo. Così come gli
accorgimenti per una macchina a basso
consumo possono essere vanificati da una
non corretta programmazione del distacco
dei carichi, così una macchina sicura può
diventare pericolosa in caso di uso non
conforme ai dettami della ditta costruttrice. Per
raggiungere i massimi risultati è necessario che
ci sia un fitto interscambio d’informazioni tra
chi costruisce o certifica la macchina e chi poi la
esercisce.
ENRICO MERATI
: Sono due ambiti differenti con
obiettivi diversi, ma va da sé che con il progresso
che stiamo vedendo in entrambe le parti si evince
una tendenza analoga. Sicuramente il safety va di
pari passo con l’aumento di produttività, ma questa
è un’altra cosa.
DAVIDE PRANDO
: Efficienza energetica è solitamente
sinonimo di automazione del controllo fine dei
parametri in gioco così da valutarne il contributo e
limitarne le perdite. Inoltre, tanto più un sistema è
efficiente, tanto meglio verrà impiegato e quindi, tanto
meno subirà l’usura del tempo. Lavorando sull’efficienza
si ottiene quindi il duplice risultato: minori consumi e vita
media più estesa. E vita media più estesa significa macchina
o impianto meno incline ai guasti, in particolare a quelli
pericolosi. Questa è la prima condizione per poter parlare
di sicurezza, prima ancora di chiamare in causa analisi e
valutazione dei rischi. Realizzare anche la più efficiente e solida
infrastruttura di sicurezza, risulterebbe totalmente inutile, se
alla base non ci fossero l’affidabilità dei componenti utilizzati,
né l’efficienza, anche energetica, del sistema nel suo complesso.
PAOLO DE BENEDETTO
: Grazie all’ottimizzazione degli impianti
in relazione alla sicurezza delle macchine e all’efficienza energetica
è possibile conseguire gli obiettivi di sostenibilità aziendale.
Solide aziende investono sempre più spesso nella sostenibilità dei
propri prodotti e servizi e nella propria responsabilità sociale. Per
questo motivo, numerosi costruttori di macchine e impianti hanno
un grande interesse a migliorare costantemente le caratteristiche di
efficienza energetica e di sicurezza dei propri prodotti. L’efficienza energetica
e la sicurezza delle macchine non sono in contrasto tra loro. Le soluzioni
tecnologiche per l’ottimizzazione di sicurezza ed efficienza energetica spesso
portano a un conseguente miglioramento della convenienza di macchine e
impianti. È così possibile ottenere un risparmio nella fase di costruzione e
implementazione e mantenere inalterati i costi relativi alla validazione.
DAVIDE LOMAGNO
: Si tratta di temi molto diversi che non necessariamente
vengono affrontati insieme, anche se talvolta emergono grazie alla coscienza
del ruolo sociale dell’impresa. In questo senso, ridurre i rischi per i lavoratori
mediante opportune politiche di safety e abbattere i consumi elettrici, e
conseguentemente le emissioni di CO
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, possono far parte di una medesima
mentalità. Entrando nello specifico, l’efficienza energetica riguarda sia i
processi produttivi, sia i servizi come il condizionamento e la ventilazione e,
può essere affrontata con un’opportuna guida consulenziale a vari livelli e per
i passi successivi, conseguendo immediati ritorni economici e ottimizzazioni
in termini complessivi aziendali. La sicurezza è un tema molto più delicato e
regolamentato dalle normative che vanno interpretate e tradotte in applicazione
pratica. Questi passaggi richiedono tuttavia competenze che difficilmente si
trovano all’interno dell’azienda. È quindi utile rivolgersi a un servizio esterno
di consulenza, come il nostro citato Safety Service. Un altro punto in comune
che abbiamo riscontrato come fornitori in entrambi gli ambiti, è che si lavora
prevalentemente con end user su un installato che, in questo momento, non è
né efficiente né completamente sicuro.
A.O.: IN UN SIMILE SCENARIO CHEVALOREASSUME LA FORMAZIONE?
DANIELE CELLA
: La corretta conoscenza delle implicazioni del Decreto
Legislativo 231/01 e di un’adeguata stesura del modello organizzativo non
può considerarsi attività discrezionale, bensì attività dovuta da parte degli
amministratori, che non possono sottrarsi dallo svolgere un’attività di risk
assessment. Quanto all’ente è fondamentale prevenire le responsabilità della
231/2001 a carico di un’azienda sia per ragioni di efficienza organizzativa, sia
per evitare di incorrere nelle gravi sanzioni previste dalla stessa (si consideri,
ad esempio, l’impatto di una pronuncia interdittiva ovvero alla sanzione
della pubblicazione della pronuncia di condanna). I responsabili aziendali
sono chiamati a maturare la consapevolezza della necessità di conoscere e
interpretare correttamente le norme. Inoltre disporre di personale consapevole
degli obblighi del proprio settore consente di proporsi sul mercato con un
autentico vantaggio competitivo.
DAVIDE LOMAGNO
: In questo campo più che in ogni altro la formazione
riveste un ruolo fondamentale per sensibilizzare tutte le figure aziendali e
renderle edotte dei rischi e delle possibili contromisure.
Le leggi, gli standard e i regolamenti europei e locali sono alla base dei corsi
di formazione offerti dal Safety Service di Omron, insieme all’ispezione iniziale
prima che il macchinario venga messo in funzione o all’ispezione periodica a
cadenza semestrale o annuale effettuata quando il macchinario è ormai a pieno
regime. In questi ultimi anni abbiamo anche proposto dei seminari gratuiti
svolti spesso in collaborazione con i distributori di materiale elettrico, in cui
viene illustrato il quadro normativo di riferimento e sono messe in evidenza le
procedure per la messa in sicurezza di macchinari nuovi e usati.
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COME EVITARE LE SANZIONI
Il Decreto 231/2001 esemplifica le condizioni che devono essere soddisfatte per evitare la punibilità. L’impresa, infatti, può esimersi dalla
responsabilità per i reati previsti dal Decreto solo se dimostra che:
- il Consiglio di Amministrazione, o comunque l’Organo Dirigente, ha adottato e attuato efficacemente modelli organizzativi e di gestione idonei a
prevenire i reati e tali da non poter essere aggirati se non intenzionalmente, ovvero con dolo;
- il controllo sul funzionamento e osservanza del modello è stato affidato a un Organismo di Vigilanza dotato di autonomi poteri di iniziativa;
- le persone hanno commesso il reato eludendo fraudolentemente il modello;
- il controllo da parte dell’OdV è stato attuato effettivamente e in maniera diligente.
Come si può evincere dalla norma, l’impresa che decide di applicare il Decreto non può prescindere dalla redazione di un modello e dalla nomina
di un Organismo di Vigilanza.