Automazione e Strumentazione
Aprile 2017
EDITORIALE
primo piano
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i droni riempiranno i nostri cieli. Almeno
questa è la previsione della BI Business Intelligence Research che prevede un’esplosione
nelle vendite tale da raggiungere nel 2021 un fatturato di 21 miliardi dollari. Previsioni
di crescita, sebbene più moderate, anche da parte di Gartner che prevede per il 2020 un
mercato da più di 11 miliardi di dollari.
Stiamo parlando di un business complesso che, nonostante i problemi normativi di
varie legislazioni, ha saputo generare attorno a sé una sorta di ecosistema che oltre ad
hardware e software, ha comportato il rapido proliferare di soluzioni per mercati specifici
e per numerosi settori produttivi.
Ne è un esempio l’Italia dove, in base ai dati forniti dall’Osservatorio Doxa, è diminuita
significativamente la quota di aziende produttrici di droni terrestri mentre è cresciuto il
segmento specializzato nell’offerta di servizi.
Un segmento caratterizzato dalla prevalente presenza di piccole imprese - di cui oltre
metà con un fatturato inferiore ai 500 mila euro e meno di 5 addetti - dall’ingresso di
operatori con gradi di esperienza e professionalità significativamente eterogenei, dalla
presenza di operazioni abusive nonché, come ripetutamente segnalato anche da Assorpas,
regolamentato da una politica spesso caratterizzata da un andamento ondivago.
Anche se, in realtà, in tema di regolamentazione l’Italia può essere considerata all’avanguardia,
dal momento che nel 2014 fu tra i primi Paesi ad approvare un Regolamento per APR,
emesso da Enac, in un settore nel quale fino a poco prima vigeva il Far West.
Regolamento aggiornato nel 2015 e implementato nel 2016 con emendamenti di Enac che
fino ad oggi ha disciplinato le autorizzazioni necessarie per i piloti, gli equipaggiamenti, le
certificazioni da ottenere prima del volo, le tipologie di droni utilizzabili, le certificazioni dei
progetti, la registrazione dei droni, il rilascio dell’autorizzazione per operazioni critiche,
l’autorizzazione dei centri di addestramento…
Un’armonizzazione europea sembra tuttavia - e forse finalmente - essere all’orizzonte
visto che la normativa Easa sui ‘light Rpas’ (che dovrà essere recepita dai regolamenti
nazionali) arriverà a breve a compiuta definizione per entrare in vigore nel 2018.
Proprio in previsione di un’operatività a livello europeo si fa ancora più urgente, per la
competitività del comparto italiano, la necessità di una qualificazione super partes degli
operatori del settore commerciale, che accerti l’attendibilità della struttura che offre il
servizio tramite drone e che qualifichi il servizio stesso, prevedendo anche una sorta di
monitoraggio delle prestazioni offerte in ottica di mantenimento, nonché miglioramento
della qualità dei servizi dichiarati.
Una qualificazione in grado di seguire l’evoluzione di un settore in rapida crescita, ma
che proprio per questo deve fare i conti anche con interfaccia e rischi ad alto contenuto
tecnologico quale ad esempio le reti di telefonia di quinta generazione che dovranno
gestire gli sviluppi del delivery via drone, piuttosto che quelli derivanti dall’Internet of
Things quali l’hackeraggio e il rischio di dirottamento e incidenti.
Ad oggi, sempre secondo Gartner, il mercato che ha maggiormente fatto uso di droni
commerciali con finalità di servizio, è quello delle ispezioni industriali, con previsioni di
crescita - nel giro di 3 anni - tali da portarlo a occupare il 30% del settore.
Potrebbe essere dunque questo l’ambito più fertile nel quale iniziare a proporre una
qualificazione del servizio, in grado di tutelare e moralizzare il mercato?
Nel giro di 4 anni
Droni:
sempre più numerosi i servizi
che possono svolgere
Macchine, Impianti & Figure
Professionali/Direttore - IMQ
Francesco Sperandini