Effinciency_and_Environment_05_2018

18 Efficiency & Environment - Maggio 2018 Speciale Economia circolare dell’evoluzione del riciclo: se nel 1999 la quantità di rifiuti andata a riciclo era di 27,2 Mt (equivalente al 35% del totale), nel 2015 si è passati a 56,5 Mt pari al 49% del totale gestito; la percentuale di riciclo sale poi all’82% se si focalizza sui principali gruppi merceologici: carta, vetro, plastica, legno, organico, metalli, Raee e Pfu. Osservando più da vicino la dinamica delle imprese di gestione rifiuti si nota come, nel corso dei vent’anni, con limitate oscillazioni, le Unità Locali (UL) che gestiscono sul territorio i rifiuti diminuiscono leggermente, a fronte di un aumento delle quantità: erano 12.046 nel 1999, diventano 11.715 nel 2015; nel rapporto questa dinamica viene interpretata come l’effetto combinato di due fenomeni contrapposti: un aumento delle concentrazioni aziendali dei gestori core business per realizzare economie di scala e un rallentamento dell’internalizzazione della gestione dei rifiuti da parte delle imprese non-core business. Si osserva anche, dalla fine degli anni ‘90, una crescita del peso delle società di capitali mentre le imprese individuali si sono dimezzate. Quanto ai soggetti coinvolti, nel 2015 le UL dove si riciclano rifiuti sono circa 7.200 e pesano quindi per il 60% sul totale dei gestori di rifiuti; gli addetti impiegati attualmente presso questi gestori sono quasi 135.000; rispetto al 1999 il numero di questi centri del riciclo è cresciuto del 26%, in controtendenza quindi rispetto a quanto registrato, come abbiamo visto, per il totale dei gestori. La distribuzione territoriale vede circa il 55%delleULdeiriciclatoricollocatenelNord-Italia (con quasi il 60% degli addetti), il 20% al Centro e il 25% al Sud e nelle Isole: è una distribuzione mantenutasi piuttosto stabile in tutto il periodo considerato, offrendoci quindi il quadro di una realtà che è sì cresciuta ma mantenendo la sua struttura originaria sul territorio. Infine, per quanto riguarda le dimensioni dei riciclatori, vediamo crescere il numero di UL tra 10 e 49 addetti ma circa il 70% dei riciclatori ne ha meno di 10; la più grossa quota del mercato del riciclo è delle imprese con 10-49 addetti, che nel 2015 gestiscono il 43% della quantità di rifiuti a livello nazionale; cala invece negli anni la quota delle micro-imprese. I protagonisti In un contesto virtuoso come quello italiano non è difficile individuare esempi di best practice e raccontare storie di aziende che si stanno muovendo sulla strada dell’economia circolare. Possiamo segnalarne alcuni, presentandoli secondo il criterio applicato dall’Osservatorio GEO sulla Green Economy di Iefe-Università Bocconi che considera esempi corrispondenti alle varie fasi del modello circolare che prevede l’ingresso in ciclo delle materie prime, seguito dalla fase di design, poi dalla produzione, dalla distribuzione, dal consumo, dalla raccolta dei rifiuti,infinedalrecyclingcherimetteadisposizionematerialiper un nuovo ciclo. Il primo passo verso l’economia della ciambella prevede un ripensamento della materie prime utilizzabili. Prendiamo il caso del calcestruzzo: ogni anno nel mondo ne vengono prodotti 10 miliardi di metri cubi. Il principale rifiuto è il cosiddetto calcestruzzo reso, cioè quello fresco che non viene utilizzato per vari motivi: in Europa costituisce il 2% della produzione totale; i tradizionali metodi di smaltimento alla fine prevedono la discarica. Mapei ha sviluppato un additivo innovativo che trasforma facilmente il calcestruzzo in un materiale granulare che può essere integralmente riutilizzato per la produzione di calcestruzzo, eliminando quindi lo scarto. Circa il secondo passo, il design, un esempio interessante è dato da ABB che nella fase di sviluppo prodotto impiega un processo di ecodesign mettendo a disposizione di tutto il gruppo degli strumenti che indicano ai progettisti la lista di criteri da seguire, tra i quali: efficienza energetica, selezione dei materiali, sostanze con uso limitato, LCA, dichiarazione ambientale, qualificazione dei fornitori. Per la fase di produzione, tra i numerosi casi, citeremo Barilla e il suo progettoCartacrusca che consiste nel recupero della crusca derivante dalla macinazione dei cereali e nella sua lavorazione per trasformarla in materia prima utilizzabile da una cartiera, Favini, per produrre carte, cartoncini e shopper utilizzati da Barilla per confezionare i suoi prodotti alimentari. Per la fase della distribuzione, un caso interessante è quello di Philips che ha avviato un programma di raccolta e riciclo lampadine all’interno di una nuova strategia di business che prevede la vendita di prodotti di illuminazione come servizio. La fase del consumo vede ovviamente implicati direttamente i consumatori; anche qui gli esempi sono diversi ma basterà citare Ikea che in Svezia ha messo a disposizione dei clienti la propria pagina Facebook come mercatino dell’usato dove vendere e acquistare arredi evitando il ricorso alla discarica. Sul punto della raccolta vale la pena ricordare il caso del processo di frantumazione dei PFU (Pneumatici Fuori Uso) per il quale Certiquality, in collaborazione con Ecopneus e Remade in Italy ha sviluppato il marchio di qualità ecopneus. Dal 2011 Ecopneus ha raccolto e recuperato oltre un milione di tonnellate di Pneumatici Fuori Uso, da cui è stato possibile ottenere gomma riciclata per campi da calcio, asfalti ‘silenziosi’, aree gioco per bambini, arredo urbano, energia e tanto altro ancora. Ogni giorno mediamente 1.000 tonnellate di PFU sono raccolte e recuperate, tante da formare ogni giorno una fila lunga circa 40 km dal peso pari a tre Boeing 787, grazie anche Guglielmino di Misterbianco oggi è impegnata a offrire soluzioni ecocompatibili per l’edilizia

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