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Efficiency & Environment - Ottobre 2016

editoriale

L’

espressione ‘circular eco-

nomy’ viene spesso uti-

lizzata in molti ambiti, ma

forse è il caso di chiarirne

il significato quando se ne

parla con riferimento al mondo aziendale.

Sebbene non tutti ne siano al corrente,

facciamo parte di una tradizionale econo-

mia ‘lineare’ nella quale i materiali vengono

prodotti, utilizzati e smaltiti.

Tuttavia, dato che vi è un interesse e

una pressione sempre maggiori in relazio-

ne alla sostenibilità ambientale, possiamo

considerare questo tipo di economia ormai

giunta al capolinea. Al suo posto ha fatto

l’ingresso sulla scena la ‘circular economy’,

che mira a ridurre al minimo il primo utiliz-

zo di materiali grezzi, assicurando allo stes-

so tempo che questi restino in circolazione

più a lungo e possano essere riutilizzati

una volta smaltiti.

C’è un’opinione comune che riduce il

concetto di circular economy a un altro

modo di definire il riciclo. Niente di più er-

rato. Sebbene il riciclo sia una componente

importante della sostenibilità, la circular

economy porta con sé una progettazione

di prodotti pensata per il lungo periodo,

per cui i materiali durano più a lungo, pos-

sono essere riparati facilmente e anche riu-

tilizzati. Prevede anche permute, modelli di

condivisione e pacchetti di servizi.

Occorre quindi chiedersi perché non

tutti la adottino. Spesso vengono indicati

i costi tra i fattori che impediscono all’a-

zienda di adottare un modello di business

sostenibile. Ma a guardare bene, proprio i

costi rappresentano un motivo importante

per cui sarebbe opportuno parlare di soste-

nibilità in consiglio di amministrazione.

Comprendere la

circular economy pensando

in modo innovativo

La circular economy dà priorità a prodotti più durevoli

che a loro volta favoriscono la fidelizzazione del cliente e

creano nuove opportunità di business sotto forma di servizi

di supporto e manutenzione. Studi recenti hanno mostrato

come misure di efficienza delle risorse possono portare in

dote all’economia quasi tre miliardi di dollari entro il 2030,

con ROI superiori al 10%. Anche sul fronte delle opportuni-

tà di impiego le prospettive sarebbero rosee. Sempre entro

il 2030, la circular economy potrebbe creare oltre 200.000

posti di lavoro se le aziende continuassero a integrarla nelle

proprie strategie di lungo periodo.

È difficile cambiare le cattive abitudini. Tuttavia il proble-

ma sta diventando sempre più serio nel suo complesso, ed è

fondamentale agire ora. La produzione di plastica è aumen-

tata di 20 volte negli ultimi 50 anni, passando da 15 milioni

di tonnellate nel 1964 a 311 milioni nel 2014. E nell’Unione

Europea solo il 25% della plastica viene riciclato, mentre circa

la metà finisce in discarica.

Quasi tutti i produttori utilizzano plastica sotto varie for-

me, ma alcuni più di altri. Se si stima che ogni anno in Europa

circa 50.000 tonnellate di cartucce finiscono in discarica, la

riduzione dei rifiuti è diventata una priorità per il settore del-

le stampanti. Per avere un’idea su quanto ammonti questo

volume di rifiuti, è sufficiente pensare a più di 34.000 camion

carichi all’inverosimile che scaricano in contemporanea.

Ecco perché molte aziende sono in cerca di nuove modalità

per gestire al meglio questa sfida. Nuove misure innovative

per ridurre gli sprechi.

La circular economy può aiutare le aziende a ottene-

re maggiore valore dal materiale, dai consumi e dal lavoro

veicolati nei propri prodotti. Integrando un modo di pen-

sare sostenibile nella propria strategia di prodotto, è possi-

bile ottimizzare il processo di produzione, ridurre l’impatto

ambientale e in definitiva eliminare gli sprechi. Sebbene al

momento nessuno abbia tutte le soluzioni per i problemi ap-

pena esposti, la circular economy è sicuramente una di esse.

Giancarlo Soro,

country manager Lexmark Italia