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L’editoriale è a cura dei membri del comitato tecnico di Fieldbus & Networks
Fieldbus & Networks
Le aziende che si occupano di automazione industriale sono abituate ad
assumere tipicamente ingegneri, laureati nell’ambito della meccanica,
dell’elettrotecnica e dell’ICT. Con le riforme del 1999 (decreto Murst
509/1999) e del 2004 (Miur 270/2004) l’azienda oggi si trova a dover sce-
gliere tra il laureato, il laureato specialistico e il laureato magistrale.
Il laureato in ingegneria ha una formazione universitaria triennale: il Politecnico di Mi-
lano e l’Università degli Studi di Bologna formano per esempio laureati in Ingegneria
dell’automazione, l’Università degli Studi di Brescia invece Ingegneri dell’automazione
industriale. Si tratta di corsi di laurea spesso biclasse, ossia appartenenti alla classe
L08 (classe delle lauree in Ingegneria dell’informazione) e alla classe L09 (classe delle
lauree in Ingegneria industriale) e le differenze tra le offerte formative dei diversi ate-
nei, al di là delle denominazioni, si riducono a pochi argomenti ed esperienze. Anche le
differenze formative tra un laureato in Ingegneria dell’automazione e uno in discipline
affini, quali Ingegneria elettrica, elettronica o Ingegneria meccanica, che abbia arric-
chito il piano di studi con scelte complementari e stage, sono praticamente indistin-
guibili a valle di una significativa esperienza di lavoro. Se quindi un laureato triennale
ha maturato le basi della matematica, della fisica, dell’informatica e ha acquisito i con-
cetti fondamentali nella teoria del controllo, nell’elettronica e nelle telecomunicazioni,
nell’economia, nell’elettrotecnica e nella meccanica, diverso è il discorso per i laureati
specialistici e per i laureati magistrali.
La denominazione ‘Laurea specialistica’ si riferisce a un percorso formativo di ulteriori
due anni rispetto alla laurea secondo la legge 509.
Con la legge 270, che ha avuto i primi laureati magistrali circa tre anni fa, la denomina-
zione relativa alla ‘Laurea specialistica’ si modifica in ‘Laurea magistrale’ e le differenze
sono identificabili solo a seguito di un’attenta analisi del piano di studi. Il parco delle
lauree magistrali nell’ambito dell’automazione offerte dalle università italiane è molto
articolato e comprende denominazioni quali Ingegneria dell’automazione (a Padova,
Milano, Palermo, Roma Tor Vergata, Calabria), Ingegneria dell’automazione industriale
(Brescia), Ingegneria dei sistemi (Roma), Ingegneria dell’automazione e del controllo
dei sistemi complessi (Catania), Ingegneria elettrica e dell’automazione (Firenze), In-
gegneria informatica e dell’automazione (Marche), Ingegneria meccatronica (Torino),
Ingegneria robotica e dell’automazione (Pisa), Ingegneria elettronica per l’automazione
(Brescia)... È dunque difficile per le aziende capire quale figura professionale si celi
dietro a una certa qualifica. L’analisi dei candidati difficilmente può prescindere dalla
comprensione dei loro piani di studio, che a volte vedono corsi di meccanica insieme
a corsi sulle tecnologie dell’ICT, dei loro interessi e attitudini, che spesso si concretiz-
zano nella scelta di specifici argomenti per la tesi di laurea magistrale, un periodo di
4-5 mesi circa trascorso in gruppi di ricerca o presso enti esterni. Le aziende possono
quindi contare su giovani ingegneri magistrali, che vantano un’esperienza universitaria
quinquennale e che a volte sono disposti a investire altri tre anni in dottorati di ricerca
in collaborazione con le imprese, come previsto dall’Art.11 del DM n. 45/2013.
Alessandra Flammini -
Comitato Tecnico Automazione Oggi
I NUOVI INGEGNERI
NOVEMBRE 2013
FIELDBUS & NETWORKS
Editoriale
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