AO_412

MARZO 2019 AUTOMAZIONE OGGI 412 85 zialmente con il progresso delle tecnologie hardware, mentre i costi scendono di conseguenza. A crescere esponenzialmente è anche la velocità con cui una tecnologia moderna è in grado di diffondersi, specialmente se implementata in software e se dotata delle caratte- ristiche di flessibilità e universalità che le permettono di applicarsi a una molteplicità di mercati. Previsioni discordanti Gli studi che hanno cercato di quantificare gli effetti dell'automa- zione ‘intelligente’ sul futuro dell’occupazione sono tanto numerosi quanto discordanti nelle previsioni. Tra i primi a suonare il campanello d’allarme è stato Erik Brynjolfsson, economista del Massachusset Institute of Technology che ha ana- lizzato il mercato del lavoro statunitense dal 1947 al 2013 (e suc- cessivamente fino al 2016) e ha rilevato che a partire dall’inizio del ventunesimo secolo ha iniziato a formarsi un divario sempre più ampio tra i livelli di produttività e di occupazione. I dati di Brynjolfs- son mostrerebbero che, se da un lato l’innovazione tecnologica per- mette di incrementare il livello di produttività delle aziende, dall’altro l’occupazione si riduce, insieme alla mediana degli stipendi. Questo disaccoppiamento tra produttività e occupazione starebbe a indicare un fenomeno senza precedenti in cui i posti di lavoro vengono di- strutti più rapidamente di quanto non vengano creati. In ‘The Future of Employment’ , uno studio pluri-citato pubblicato nel 2013 da C. B. Frey e M. A Osbourne della Oxford Martin School, si prevedeva che il 47% circa della forza lavoro statunitense sarebbe stato suscettibile di automazione nel corso dei 10-20 anni successivi. A farne maggior- mente le spese sarebbero le occupazioni a media professionalità, mentre altre due tipologie di posti di lavoro, quelli a bassa profes- sionalità e basso stipendio e quelli altamente specializzati e creativi maggiormente remunerati, sarebbero in aumento. Gli analisti di Bruegel hanno trasposto il metodo di indagine di Frey e Osbourne al mercato europeo, concludendo che nel caso della UE sarebbe il 54% dei posti di lavoro a essere a rischio (e in particolare il 56,18%di quelli italiani, contro ad esempio il 47,17% di quelli britannici e il 49,54% di quelli francesi). Nel novembre 2017 gli analisti del McKinsey Global Institute hanno pronosticato che a essere sostituiti dalle nuove tec- nologie di automazione entro il 2030 saranno tra 400 e 800 milioni di lavoratori in tutto il mondo, ossia fino al 30% della forza lavoro glo- bale. Un più recente studio dell’Oecd, pubblicato a giugno dell’anno scorso, ha rivisto al ribasso i valori ottenuti da Frey e Osbourne alla luce di una più attenta categorizzazione delle mansioni dei lavoratori. Secondo la nuova analisi i posti di lavoro che hanno una probabilità di almeno il 70% di essere automatizzati sono il 10% per il mercato USA e il 14% per i paesi Oecd. Nel report ‘The Future of Jobs Re- port’ pubblicato lo scorso settembre, gli esperti del World Economic Forum hanno pronosticato che entro il 2022 il saldo globale tra posti di lavoro che andranno ai robot (75 milioni) e quelli invece che saranno creati ex-novo (133mi- lioni) sarà positivo, ma un simile guadagno si verificherà in concomitanza di cambiamenti significativi nel mondo dell’occupazione. Se da un lato robot e automazione mi- gliorano drasticamente la produttività, dall’altro i lavora- tori rimpiazzati dalle macchine dovranno essere messi in condizione di intraprendere un cammino di formazione continua per cercare di adattarsi alle nuove mansioni libe- rate e createsi nel frattempo. Più di recente, a sottolineare il grande margine di incertezza nelle previsioni sul futuro dell’occupazione ci ha pensato il ‘World Development Re- port 2019’ pubblicato a gennaio dalla Banca Mondiale. Pre- vedere in chemodo il progresso tecnologico influenzerà la perdita di posti di lavoro è tutt’altro che facile, come dimo- strano numerose stime che non solo variano da Paese in Paese, ma presentano margini di incertezza a doppia cifra per ogni nazione. Si delinea però in maniera abbastanza netta il modo in cui il progresso tecnologico degli ultimi anni sta modificando il profilo delle capacità richieste ai lavoratori: diminuisce la domanda di lavoratori in grado di compiere operazioni ripetitive e cresce la richiesta di capacità creative e socio-comportamentali, ossia aree in cui robotica e intelligenza artificiale non sono, almeno per il momento, in grado di competere con l’uomo. Per son- dare in che modo la robotica e i progressi nell’intelligenza artificiale stiano modificando il mondo del lavoro a livello globale e più in particolare il panorama italiano, abbiamo chiesto l’opinione di Marco Filippis, product manager robot di Mitsubishi Electric ( it3a.mitsubishielectric.com ); Disaccoppiamento tra produttività e occupazione nel mondo del lavoro statunitense (fonte: Brynjolfsson e McAfee) Alcuni esempi di come variano le previsioni della percentuale di impieghi a rischio di automazione nei diversi studi effettuati in diversi Paesi (fonte: WDR 2019)

RkJQdWJsaXNoZXIy MTg0NzE=