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Lucilla La Puma I costruttori sono indietro nei dati downstream Finora, quella di convogliare in produzione i dati downstream, cioè relativi alle abitudini dei consumatori, per farne in qualche modo ‘tesoro’, è stata una scelta esercitata soprat- tutto dalle aziende tecnologiche. Si po- trebbe anzi dire che si tratti proprio del loro core-business’ Quando anche l’automotive inizierà a raccogliere, interpretare e impie- gare in maniera più articolata e dinamica i dati della clientela - chilometri percorsi, stile di guida, necessità di approvvigionamento ecc. - essa stessa potrà avvantaggiarsi di uno strumento oggi irrinunciabile per l’am- pliamento del business. Non va dimenticato che i 50 maggiori produttori di automobili rappresentano solo il 20% della capitalizza- zione di mercato delle 15 maggiori società tecnologiche. Per ora, tuttavia, i costruttori sono indietro, anche perché i dati sono an- cora principalmente nelle mani delle digital company e il paradigma di collaborazione è tutto da definire. Si sta muovendo qual- cosa, ma è chiaro che sarà nodale il tema della cyber-security: certezza e sicurezza dei dati e del loro flusso diventeranno parte in- tegrante della brand reputation. Il mercato dovrà inevitabilmente confrontarsi con i giganti della Silicon Valley e con le società digitali; i due mondi dovranno in qualche modo convergere e trovare utili sinergie. Si parla molto di ‘customer centric view’, una visione che riporta al centro il consumatore. Nessuno crede che le società del digitale potranno produrre automobili; è radicata la convinzione che non riusciranno a risalire la filiera - anche se lo spettro di quanto accaduto nel recente passato con gli smartphone nel segmento cellulari e il suo imprevedibile avvicendamento di produttori, aleggia minaccioso. Ma stiamo iniziando a vedere alcuni esempi di partnership. In Germania, per esempio, si è realizzata un’alleanza strategica tra un consorzio che riunisce i tre principali costruttori dell’automotive e alcune società di mapping. Ciò consente al cliente, tramite geolocaliz- zazione, di individuare ristoranti e luoghi d’interesse mentre è al volante, sul modello dei servizi offerti da Google Maps e Apple Maps. Il tema della sicurezza ricopre un’importanza nevralgica. Per l’85% degli executive della survey di Kpmg, le aziende che non spingeranno forte sulla sicurezza dei dati avranno un alto rischio di sacrificare la loro brand reputation. Sicurezza dei dati e possesso del veicolo Amaggio 2018 sono entrate in vigore le norme del Gdpr, il codice privacy che ha imposto alle aziende uno standard di protezione dei dati personali molto più stringente, con san- zioni che arrivano a diverse decine di milioni di euro. Ovviamente, in una survey globale come quella di Kpmg, il livello di maturità e consapevolezza è molto diverso da paese a paese. Un altro tema di rilievo che accompagna le nuove tecnologie in favore del car sharing è quello della reale necessità di detenere un veicolo di proprietà. Il consumatore, infatti, rimarrà molto attento al discorso relativo ai costi, soprattutto nel mass market. L’u- tente medio intervistato da Kpmg è disposto a pagare di più per ottenere servizi migliori, che gli garantiscano una mobilità più consapevole, efficiente e a minore impatto. Circa il 43% del campione afferma che non sarà più proprietario di un’auto nel 2025, perché si appoggerà alle nuove soluzioni di mobilità. E ciò in ragione non tanto del costo iniziale del veicolo, quanto per il Total Cost of Ownership, ovvero per tutte le spese connesse alla circolazione, che devono essere affrontate e messe in preventivo quando si decide di ac- quistare un’auto. Ma i costi non sono l’unico motivo. Nella survey, alla domanda su quale sia la principale ragione per cui entro il 2030 non si vorrà più possedere una macchina, il 32% degli intervistati ha risposto adducendo la possibilità di migliori condizioni di vita; e, per una buona riuscita di una sharing economy nella mobilità, il 41% dei manager intervistati ritiene che al primo posto vi sia la fiducia nel brand che mette a disposizione i veicoli condivisi. C’è da chiedersi, tanto per tornare a Orwell, se ciò che stiamo barattando in cambio di sicurezza e servizi sempre più evoluti e appaganti non sia, paradossalmente, un po’ del nostro arbitrio e della nostra libertà. Del resto, arrestare il futuro e l’avanzata tecnologica non gioverebbe. NOVEMBRE-DICEMBRE 2018 AUTOMAZIONE OGGI 410 131 Fonte www.iaa.de

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