L’avvento del modello di lavoro ibrido ha cambiato radicalmente il panorama della cybersecurity. Utenti e aziende devono essere preparati a questa nuova fase ed essere consapevoli dell’impatto che la tecnologia sta avendo sulla trasformazione della società, perché rende possibile bilanciare in modo migliore lavoro e vita familiare.
Oltre a disuguaglianze, digitalizzazione e impegno per il lavoro ibrido, possiamo iniziare a diventare più consapevoli dell’importanza della sostenibilità e della conoscenza dell’impatto di tutto ciò che facciamo. Soprattutto, dobbiamo concentrarci più che mai sulla sicurezza, in un momento di incremento degli attacchi e di difficoltà affrontate dalle aziende nel controllare i rischi associati al lavoro ibrido.
La nuova realtà è che le superfici di attacco si sono ampliate, mentre gli attacchi informatici continuano a crescere in volume e sofisticazione. Per questo motivo, l’interesse per Zero Trust ha raggiunto picchi elevati negli ultimi tempi a seguito della sua sempre crescente diffusione nel settore. Ma c’è anche un’altra ragione, più convincente, che spiega l’aumento di interesse: è davvero necessario. L’approccio che prevede l’implementazione di un nuovo strumento per ogni tipo di applicazione o minaccia rende la gestione della sicurezza e della compliance troppo complessa.
Le soluzioni Zero Trust Network Access (Ztna) sono nate per risolvere i problemi causati dalle VPN tradizionali. Tuttavia, poiché il lavoro si svolge ormai in qualsiasi luogo, le aziende hanno cercato di ampliare la propria infrastruttura VPN. Quando non ha funzionato, sono passate rapidamente alla soluzione Ztna 1.0, per poi scoprire che non era all’altezza delle loro aspettative, rivelandosi più pericolosa che utile a causa di diverse limitazioni critiche, che hanno causato falle notevoli nella protezione della sicurezza, esponendo le organizzazioni a potenziali rischi significativi.
Il team di ricerca di Palo Alto Networks è giunto alla conclusione che questa soluzione sia eccessivamente permissiva nel concedere accesso alle applicazioni, in quanto non può controllare l’accesso a particolari sottoapplicazioni o funzioni. Inoltre, Ztna 1.0 non può monitorare i cambiamenti nel comportamento di utenti, applicazioni o dispositivi, né rilevare o prevenire malware o movimenti trasversali tra le connessioni, e non è in grado di proteggere tutti i dati aziendali.
Per queste ragioni, Umberto Pirovano, Manager System Engineering di Palo Alto Networks ritiene che sia giunto il momento di passare a un nuovo approccio, a una nuova soluzione che risponda e affronti le sfide specifiche di applicazioni moderne, minacce e di una forza lavoro ibrida. In breve, è necessario uno Ztna 2.0, capace di risolvere le lacune della versione precedente, offrendo accesso con privilegi minimi, ispezione continua della sicurezza, protezione di tutti i dati e sicurezza per tutte le applicazioni.
Con l’adozione di questa nuova tecnologia gli utenti possono essere avvisati in modo proattivo di eventuali problemi che richiedono attenzione e ricevere indicazioni su come risolverli. Inoltre, semplifica il processo di onboarding di applicazioni cloud-native e tradizionali, rendendo Ztna 2.0 più facile da implementare, fornendo un quadro di policy e un modello di dati comuni per tutte le funzionalità Sase, amministrate da un’unica console di gestione cloud.