Jerome Powell, presidente delle FED, in audizione alla Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, ha voluto tranquillizzare i mercati sul fatto che non è imminente una stretta monetaria e l’inflazione attuale è transitoria, forse era già a conoscenza delle mosse che il Governo cinese intende attuare entro due settimane per placare i rincari record sui metalli e, a catena, anche sulle altre materie prime.
Pechino metterà in vendita il 5-6 luglio una prima tranche da 100.000 tonnellate di rame, alluminio e zinco, attingendo dalle proprie riserve di Stato. Le vendite saranno frazionate per generare un effetto più prolungato e non di tipo “spike”, anche se questo ha deluso chi si aspettava un intervento più deciso. Il calendario e le quantità delle prossime tranche non sono stati comunicati, aspetto questo che lascia maggiore libertà d’azione al Governo cinese.
Non è la prima volta che la Cina ricorre a un espediente simile, per cercare di condizionare i prezzi, ma questo non avveniva da oltre 10 anni. Si tratta comunque di una misura straordinaria che non può durare a lungo, dal momento che le scorte strategiche prima o poi andranno ricostituite.
Da un lato quindi potrebbe trattarsi giusto di un segnale per fare intendere che dietro la speculazione sui prezzi delle materie prime non c’è il Governo cinese e quindi provare a evitare un ulteriore escalation della guerra commerciale combattuta a suo di dazi incrociati.
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