Formlabs ha pubblicato il rapporto 2022 sulle applicazioni della stampa 3D che analizza come si sono evolute l’adozione della stampa 3D e i casi d’uso negli ultimi due anni.
Da marzo 2020, i tassi di adozione della stampa 3D sono saliti alle stelle di pari passo con i cambiamenti del comportamento dei consumatori e delle richieste, con 4 intervistati su 10 che hanno aggiunto questa produzione ai loro flussi di lavoro, non solo per la prototipazione, ma anche per la produzione finale. Infatti, fra gli utenti che hanno adottato la stampa 3D recentemente, 3 su 5 utilizzano frequentemente o sempre la stampa 3D per applicazioni per uso finale nel tentativo di risolvere le sfide della catena di approvvigionamento e soddisfare le aspettative dei clienti.
L’adozione della stampa 3D è inoltre maggiore nei Paesi dell’area EMEA rispetto al Nord America: l’88% degli intervistati EMEA ha infatti affermato che sta investendo nella stampa 3D in-house o esternalizzata, mentre nel Nord America la percentuale è del 64%.
Il rapporto dimostra il cambiamento degli atteggiamenti intorno all’additive manufacturing che da strumento di ricerca e sviluppo e prototipazione sta diventando sempre più una tecnologia di produzione dal valore inestimabile, necessaria per soddisfare le richieste in continua evoluzione dei consumatori e superare gli ostacoli nelle supply chain. Fra i benefici della stampa 3D vi è anche la possibilità di produrre piccoli lotti personalizzati: in questo modo le aziende possono soddisfare l’insaziabile appetito dei consumatori alla ricerca dell’ultima tendenza, sia che si tratti di cuffie personalizzate o di scarpe da ginnastica.
Le stampanti 3D sono diventate il coltellino svizzero del produttore, uno strumento adattabile in grado di mantenere in funzione le linee di produzione. Tra coloro che hanno adottato la stampa 3D più recentemente, il superamento dei problemi della catena di approvvigionamento è stato un impulso chiave all’utilizzo della tecnologia, con un intervistato su due (57%) che afferma che le proprie capacità interne di stampa 3D stanno aiutando a risolvere i problemi della supply chain. Ad esempio, prodotti altamente personalizzabili, come apparecchi acustici o allineatori dentali, richiedono metodi di produzione flessibili, economici e veloci. Con il 3D printing, i produttori creano internamente parti personalizzabili, riducendo il numero di nodi sulla loro catena di approvvigionamento, accorciando i tempi di consegna e consegnando un prodotto a una frazione del costo.
Maxim Lobovsky, co-fondatore e CEO di Formlabs ha dichiarato: “Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una rapida espansione delle applicazioni di produzione digitale nei processi di produzione. Abbiamo visto come, anche a causa dei problemi causati dal Covid nelle catene di fornitura, la stampa 3D ha permesso di aumentare la flessibilità, mitigare i rischi, semplificare i flussi di lavoro e sostenere i metodi di produzione tradizionali in modo nuovo ed entusiasmante. Quasi la metà delle aziende intervistate ora dispone di team dedicati concentrati esclusivamente sulla produzione additiva, a conferma che siamo entrati nell’era della produzione di massa e della personalizzazione con la stampa 3D”.
L’adozione e l’espansione della stampa 3D per la produzione per uso finale non sembra avere segni di rallentamento: il 64% delle aziende che hanno adottato la stampa 3D negli ultimi due anni ha dichiarato che sta pianificando un investimento medio o grande nel 3D printing nel 2022. Inoltre, tre aziende su quattro ritengono che la stampa 3D cambierà il modo in cui i prodotti sono progettati consentendo una produzione più personalizzata.
Il rapporto completo è scaricabile a questo link
* La ricerca di mercato è stata condotta in collaborazione con Industry Week e Machine Design. I risultati sono stati raccolti tramite risposte volontarie al sondaggio a novembre del 2021. I risultati di questo rapporto si basano su oltre 400 risposte uniche, sia da utenti attuali che da non utenti della stampa 3D. Il 72% degli intervistati attualmente utilizza la stampa 3D, mentre il 28% degli intervistati no