Le nuove tecnologie stanno portando l’industria verso una vera e propria fase rivoluzionaria. Le imprese nazionali ed internazionali sono spinte in maniera sempre più imponente verso un processo di digitalizzazione della propria filiera produttiva, con la conseguente esigenza di un adeguamento dei sistemi, dei macchinari e dei materiali impiegati, nonché, spesso, delle competenze e della manodopera dedicata.
Per questo motivo l’intervento di realtà come i service provider è provvidenziale, nel garantire all’industria una crescita continuativa attraverso processi 4.0, senza che sia necessario per un’azienda integrare in house nuove macchine e nuovi costi di operatività.
Ci sono però imprese che hanno scelto di non fermarsi al ruolo di service provider, ma che hanno proseguito attraverso un percorso di crescita e avanzamento, fino ad ampliare la propria capacità di gestione dei flussi di lavoro garantendo competenze a 360°. Fra queste Prosilas, che nell’ultimo anno, grazie alla partnership con il gruppo internazionale Prototal, è passata dall’essere una delle maggiori realtà a livello europeo, specializzata in servizi di prototipazione rapida con tecnologia additiva, all’incarnare un vero e proprio Alleato di Produzione per l’industria manifatturiera italiana e internazionale.
Alleato di Produzione: l’evoluzione di Prosilas al servizio dell’industria
Essere un Alleato di Produzione significa accompagnare le imprese manifatturiere affiancando l’intero ciclo produttivo in modo smart, allo scopo di rendere più dinamica la supply chain. Attraverso servizi di design e co-design, scansione laser, prototipazione rapida, produzione avanzata e finitura, l’impegno è quello di accompagnare le imprese verso la realizzazione dei prodotti garantendo l’affidabilità di un unico interlocutore.
Affidarsi a un Alleato di Produzione significa beneficiare di un vero e proprio polo tecnologico senza doversi sobbarcare costi di struttura, un unico centro operativo completo di tutte le tecnologie produttive: dai sistemi tradizionali, come CNC, laminazione e vacuum casting fino alle moderne stampanti 3D industriali SLS, SLA, DMLS ed FDM e nuove tecnologie produttive 4.0 che creano collaborazione fra operatore, macchine e strumenti. Inoltre software di progettazione avanzati ed un team specializzato in design for additive manufacturing (DfAM) aiutano le imprese ad ottimizzare i propri prodotti nell’ottica di un risparmio economico ed energetico.
Sia per le imprese più tradizionali che per le nuove start-up digitalizzate, la riconversione della supply chain attraverso tecnologie intelligenti e innovative ed una gestione dei flussi operativi condivisa con un Alleato di Produzione garantisce un incremento delle performance impensabile fino a pochi anni fa.
Prosilas per Philipp Plein, la rivoluzione della scarpa parte da una suola 3D
Quando è iniziata la collaborazione con Philipp Plein, nel 2020, abbiamo abilitato per la prima volta l’utilizzo del materiale gommoso TPU, creando una suola stampata tutta in 3D. L’obiettivo era quella di creare delle capsule collection di calzature estremamente ricercate, dedicate solo a una nicchia specifica della clientela del marchio, con sede a Lugano. Al centro del lavoro, per noi, non c’era dunque un modello bensì il risultato che si voleva ottenere in termini di prestazioni, adeguando il materiale allo stile e alle preferenze.
Ovviamente, la suola è uno degli elementi cruciali di una calzatura e uno dei più stressati dall’utilizzo. Abbiamo quindi condotto uno studio dettagliato e un profondo lavoro su design e processo per garantirne la replicabilità. Anche per questo motivo, abbiamo anche affiancato l’azienda che avrebbe poi realizzato la calzatura finale, affrontando e risolvendo insieme problematiche specifiche di lavorazione che abitualmente non riguardano chi realizza i prototipi.
Qual è stato il risultato di questa consulenza?
Innanzitutto, ottenere una suola non piena, bensì a reticolato, completamente fuori dagli standard tradizionali di un suolificio tradizionale; poi, l’occasione di innovare lo stile grazie alle possibilità offerte dalla stampa 3D; infine, la strada spianata per pezzi unici, impensabili (o infinitamente più costosi) quando tutto il procedimento di creazione deve passare da uno stampo iniziale.
In un tipo di lavoro come questo si crea un progressivo bagaglio di know how completamente nuovo ma spendibile in tutti gli esperimenti successivi. Così, ad esempio, per le scarpe Philipp Plein, abbiamo condotto diverse prove sulla tenuta dei colori delle suole, in particolare il bianco – che non deve ingiallire – e il nero – che non deve stingere, quindi non può essere verniciato.
Determinante l’approccio aziendale improntato al problem solving. “Non esistono porte chiuse” spiega la CEO Vanna Menco. “In questo l’imprinting di mio padre è stato fondamentale perché “adora spaccarsi la testa sui problemi” e non a caso guida ancora il reparto Ricerca e Sviluppo. Il nostro passaggio da fornitori ad alleati è stato reso possibile da un know how sviluppato per affiancare il cliente in tutte le fasi della produzione e mettere a sua disposizione l’abilità nella valutazione, oltre alla competenza nella stampa 3D. Così, siamo passati dalla consulenza in fase di prototipo alla consulenza per tutto lo sviluppo del prodotto, mettendo a disposizione anche le conoscenze su specifici passaggi, ad esempio il blend del materiale da utilizzare per ottenere un certo risultato”. Quindi conclude: “Il nostro costante impegno per essere il miglior alleato possibile, di sviluppo e di produzione”.