Le ultime ricerche di IDC evidenziano che oggi i due terzi del PIL di un Paese altamente sviluppato sono generati da prodotti e servizi ad alta densità di informazioni.
Si tratta di beni di nuova generazione che vengono immessi sul mercato da aziende con i livelli più elevati di “enterprise intelligence” (intelligenza aziendale), una misura della capacità di un’organizzazione di sintetizzare le informazioni di cui ha bisogno, generare insight, apprendere collettivamente e promuovere una cultura aziendale dei dati.
Le analisi IDC di benchmarking mostrano che l’enterprise intelligence influenza direttamente i risultati di business: i performer dell’EI nel massimo quartile hanno 2,7 volte in più la probabilità di aver registrato una forte crescita dei ricavi nel periodo 2020-2022 e 3,6 volte in più la probabilità di aver accelerato il time-to-market per nuovi prodotti, servizi, esperienze e altre iniziative. Sulla base di queste analisi, IDC prevede che entro il 2025 le organizzazioni europee con una maggiore intelligenza aziendale avranno tempi di reazione superiori a 4 volte, con conseguente vantaggio persistente nel capitalizzare le nuove opportunità.
Reazioni e tempi di risposta
In effetti, uno dei principali elementi di differenziazione delle aziende con i più alti livelli di enterprise intelligence è la loro capacità di reagire più rapidamente ai cambiamenti interni ed esterni.
La ricerca di IDC dimostra che questo tempo di reazione non è solo marginalmente, ma significativamente migliore, il che porta alla capacità di prendere decisioni strategiche e operative più rapide e a un persistente vantaggio del primo arrivato (una situazione in cui le organizzazioni che non investono nell’enterprise intelligence trovano difficile, se non impossibile, recuperare il ritardo).
Come si migliora l’intelligenza aziendale
Il miglioramento delle prestazioni dell’intelligenza aziendale richiede spesso investimenti e azioni concertate a più livelli: dalle piattaforme di dati (per consentire una maggiore apertura, flessibilità, scalabilità e connettività) ai processi (per consentire un’elaborazione più efficace e coerente dei dati e per renderli “insight ready”), agli strumenti (per costruire e fornire analisi e insight), fino alla cultura. E tra gli strumenti non può passare inosservata l’IA generativa.
La GenAI ha un immenso potenziale per migliorare l’enterprise intelligence se i dati e i processi sottostanti sono ben governati, sottolinea IDC. Il 45% delle organizzazioni digitalmente mature prevede oggi di investire nell’IA generativa, con la gestione della conoscenza come principale caso d’uso. Il knowledge management è in effetti un fattore critico per l’apprendimento collettivo e contribuisce ad ampliare le iniziative aziendali sulla cultura dei dati.
Oggi, insomma, l’unico percorso di crescita nell’economia digitale è quello basato sull’utilizzo e sull’elaborazione di dati sempre più complessi, con investimenti in un portafoglio di tecnologie di enterprise intelligence e intelligenza artificiale, dipendenti con una buona conoscenza dei dati e processi chiaramente definiti e governati.
Un evento per parlarne
“Dati, informazioni e conoscenza: il sistema immunitario dell’impresa intelligente” è il titolo dell’edizione 2023 dell’IDC Future of Data Forum, in programma il 17 ottobre all’Hotel NH Collection Milano City Life.
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