“La pianificazione strategica delle dighe nel bacino del Mekong mitiga l’impatto dell’idroelettrico sul trasporto dei sedimenti”. Questa è la tesi di fondo della ricerca che ha vinto la Sesta Edizione del Premio Aspen Institute Italia per la collaborazione e la ricerca scientifica tra Italia e Stati Uniti. Gli autori della ricerca sono: Rafael J. P. Schmitt; Simone Bizzi; Andrea Castelletti; G. Mathias Kondolf.
Il Premio è stato istituito nel dicembre 2015 nel quadro del costante impegno dell’Istituto per l’internazionalizzazione della leadership e per le relazioni transatlantiche. La Giuria presieduta da Giulio Tremonti, Presidente di Aspen Institute Italia, è composta da: Domenico Giardini, Chair of Seismology and Geodynamics, ETH, Zurigo; Luciano Maiani, Professore Emerito di Fisica Teorica, Sapienza Università di Roma; Gaetano Manfredi, Ordinario di Tecnica delle Costruzioni, Facoltà di Ingegneria, Università degli Studi di Napoli Federico II; Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione Sanitaria, Ministero della Salute, Roma; Lucio Stanca, Vice Presidente, Aspen Institute Italia, Roma.
Lo sviluppo idroelettrico dei grandi bacini fluviali è un elemento centrale per lo sviluppo economico e sociale in molti paesi: le grandi dighe nel mondo generano circa un sesto dell’energia elettrica consumata e irrigano un settimo dei campi agricoli. Allo stesso tempo, però, alterano in modo significativo il sistema naturale dei processi fluviali perché ne modificano l’idrologia, ostacolano il trasporto dei sedimenti e frammentano l’ecosistema danneggiando, a volte irreparabilmente, l’equilibrio ecologico fluviale, deltizio e delle popolazioni riparie.
La ricerca vincitrice ha dimostrato che la pianificazione strategica delle dighe, considerando l’eterogeneità spaziale dei processi naturali nei fiumi e gli impatti cumulativi di più dighe, può ridurre notevolmente i loro impatti sui fiumi senza compromettere la generazione di energia e la produzione di cibo. Questa scoperta è stata ottenuta accoppiando un nuovo modello matematico per la valutazione degli impatti su larga scala delle dighe sui processi fluviali con strumenti per l’analisi decisionale multiobiettivo.
Lo studio è stato condotto sul fiume Mekong, dove nei prossimi anni è previsto un forte sviluppo idroelettrico. La situazione attuale genera il 54% dell’energia idroelettrica pianificata riducendo la sabbia verso il delta del 91% rispetto ad una situazione senza dighe. Adottando un approccio strategico alla pianificazione per decidere dove costruire dighe e di che dimensione, sarebbe stato possibile produrre il 68% dell’energia pianificata riducendo il trasporto di sabbia solo del 21%. La rilevanza di questi risultati apre importanti spazi di discussione per la pianificazione delle 3.700 grandi dighe che sono in attesa di costruzione nel mondo. Per evitare effetti catastrofici per l’ambiente e per la società in cui viviamo è fondamentale utilizzare strumenti di valutazione efficienti che mitighino il conflitto tra sviluppo energetico e transizione ecologica coniugando sviluppo e qualità ambientale, minimizzando gli impatti per gli ecosistemi e massimizzando i benefici per la società.
(Immagine: © Thomas Cristofoletti / Ruom)