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Politica e cultura in primo piano per la diffusione dei veicoli elettriciERT

Gli incentivi previsti per il 2013 non bastano. Tecnologia, politica e cultura devono essere in primo piano quando si parla di diffusione dei veicoli elettrici: è l’unico percorso possibile per continuare a parlare di spostamenti su quattro ruote in futuro. Per questo la mobilità elettrica dovrebbe entrare in un vero e proprio progetto culturale e politico nel nostro Paese.
Perché per ora parlare di veicoli ecosostenibili sembra appartenere a una cronaca ancora lontana dal presente. Complice, purtroppo, la scarsa conoscenza dei traguardi raggiunti in campo tecnologico che, inevitabilmente conduce a un approccio dei cittadini-utenti, connotato da diffidenza e circospezione. Probabilmente il via libera agli incentivi per l’acquisto dei veicoli elettrici, a partire dal 2013, porterà un’evoluzione virtuosa in tal senso, ma nel frattempo il vecchio adagio secondo il quale è meglio non abbandonare la strada vecchia (dei motori tradizionali) per prendere quella nuova (degli ibridi o totalmente elettrici) sembra ancora il refrain più diffuso della contemporaneità. E questo accade nonostante a sostenere le nuove tecnologie ci siano le regole imposte dall’Unione europea.

Secondo quanto previsto dal pacchetto denominato 20-20-20 (cifre che corrispondono ai traguardi numerici del progetto), le emissioni di CO2 dovranno essere ridotte del 20% entro il 2020; ricordando che, per ora, le emissioni prodotte dai trasporti sono responsabili del 12% delle emissioni di anidride carbonica di tutta l’Ue e del 24% di quelle mondiali. Importante segnalare, poi, che le emissioni inquinanti del trasporto su strada negli ultimi dodici anni hanno subito un incremento del 27%. E nella nostra Penisola la situazione è ancora più grave: il settore dei trasporti è responsabile del 32% dei consumi energetici e del 30% delle emissioni di CO2.

Stando, invece, ai dati relativi alle emissioni di CO2 dei veicoli elettrici, queste sono quasi la metà di quelle dei veicoli a combustione. Significativamente inferiori anche le emissioni di ossido d’azoto, monossido di carbonio e di composti organici volatili. Per uno sviluppo economico sociale ecosostenibile, quindi, è più che mai necessario intervenire culturalmente e tecnicamente affinché l’auto elettrica si diffonda e plasmi un irrinunciabile anello mancante nella catena della mobilità sostenibile (treni e tram), soprattutto all’interno dell’area urbana. È indispensabile a tale fine un coinvolgimento collettivo per diffondere i risultati raggiunti dalla tecnologia. Non tutti, in effetti, sanno o credono che l’auto elettrica di oggi (solo elettrica o ibrida) sia in grado di sostituire l’auto tradizionale; né che sia già competitiva in termini di costi e prestazioni.

Altrettanto prioritario, poi, è accelerare l’evoluzione tecnologica. È auspicabile un maggiore impegno da parte dei costruttori di automobili e dei relativi componenti teso a migliorare ulteriormente le performance di veicoli a propulsione elettrica o ibrida, così da porre in essere, in brevissimo tempo, le condizioni necessarie per sostituire nel mercato l’auto tradizionale.

La premessa fondamentale affinché ciò possa concretizzarsi è che sia assicurato agli utenti l’accesso all’energia elettrica ovunque e in qualsiasi momento. Ecco allora il ruolo fondamentale delle colonnine di ricarica e della loro diffusione. Solo così decollerà un mercato nuovo che consentirà di risollevare il settore automobilistico e quello dell’impiantistica, creando nuovi posti di lavoro e migliorando i livelli di inquinamento delle nostre città. Il tutto all’insegna di uno sviluppo ecosostenibile.

nota
Per un servizio informativo sulle nuove tecnologie in materia di mobilità sostenibile, è possibile visionare la pagina di Facebook https://www.facebook.com/ImpiantiPerLaRicaricaDeiVeicoliElettrici.

in foto: Mauro Rossato, presidente di Vega Engineering

Vega Engineering: www.vegaengineering.com