Trasmettitori industriali
I trasmettitori industriali che emettono un segnale di uscita normalizzato in pressione 0.2-1.0 bar o in corrente 4-20 mA (conformemente alle Iec 381 e 382), oppure anche non normalizzato, sono disciplinati dalla norma internazionale Iec 770, articolata in due parti che prevede:
– nella Parte 1: i metodi di valutazione delle prestazioni;
– nella Parte 2: le prove di produzione o di routine.
Tale norma internazionale, applicabile ai trasmettitori di pressione in genere, prescrive dei metodi di prova uniformi per la valutazione delle caratteristiche di prestazione e di funzionamento dei trasmettitori, mentre però nel contempo non prescrive i risultati che devono avere queste caratteristiche, ovvero non stabilisce come le altre precitate norme europee (En 562 sui manometri per gas saldatura, En 738 sui manometri per gas medicali, En 837 sui manometri a quadrante ecc.) i requisiti prestazionali e funzionali che i trasmettitori devono avere.
Il piano dettagliato delle prove di valutazione è riportato in Tabella 13 ed è articolato essenzialmente in due categorie di prove.
a) Prove alle condizioni di riferimento:
– statiche: che consistono nel rilevare le caratteristiche di precisione, isteresi, linearità e ripetibilità;
– dinamiche: che consistono nel rilevare le caratteristiche in termini di risposta al gradino e in frequenza;
– stabilità: che consistono nel rilevare la stabilità del segnale di uscita, sia nel medio temine (quattro ore), che nel lungo termine (trenta giorni)
b) Prove alle variazioni
delle condizioni di funzionamento:
– ambientali: che consistono nel rilevare gli effetti provocati dalla variazioni delle condizioni ambientali di funzionamento (temperatura, umidità, vibrazioni, urti ecc.);
– alimentazione: che consistono nel rilevare le influenze delle aberrazioni delle condizioni di alimentazione (tensione, frequenza ecc.);
– interferenze elettromagnetiche: che consistono nel rilevare il comportamento in ambienti con campi elettromagnetici del tipo condotto e irradiato.
Mentre le prove normali di produzione o di routine, come evidenziato d’altronde in Tabella 13, sono molto ridotte e limitate alle seguenti:
– prova di precisione;
– prova di sovrapressione;
– prova di variazione di alimentazione;
– prova di variazione di temperatura ambiente.
Comunque tutte le prove di tipo e normali, fanno essenzialmente riferimento alla norma internazionale Iec 1298 sui “Metodi e procedure generali di valutazione delle prestazioni” che si articola nelle seguenti quattro parti:
– Parte 1: considerazioni generali;
– Parte 2: prove nelle condizioni di riferimento;
– Parte 3: prove per determinazione degli effetti delle grandezze di influenza;
– Parte 4: contenuto del rapporto di valutazione.
Quest’ultima norma è quindi generica e applicabile a tutta la strumentazione di misura e nella sua filosofia più generale prevede queste quattro tipologie di prove:
– Parte 1: prove nelle condizioni di funzionamento di riferimento;
– Parte 2: prove nelle condizioni di funzionamento normali;
– Parte 3: prove nelle condizioni di funzionamento limite;
– Parte 4: prove nelle condizioni di magazzinamento e trasporto.
Normativa legale attuale
Manometri per pneumatici degli autoveicoli
I manometri destinati a misurare la pressione dei pneumatici degli autoveicoli nella Comunità Europea devono possedere i requisiti previsti dalla Direttiva Europea 86/ 217/ Cee (Tabella 14), secondo le procedure disciplinate dalla Direttiva 71/316/Cee relativa alle disposizioni comuni degli Stati membri per gli strumenti di misura e i metodi di controllo metrologico, modificata susseguentemente dalla Direttiva 83/575/ Cee che ha definito le procedure di omologazione:
– approvazione del modello Cee (marchio Ce);
– verifica prima Cee.
Sulla base della predetta Direttiva Europea 86/217/Cee specifica per i manometri per pneumatici degli autoveicoli, il Cen ha predisposto recentemente una norma europea En 12645, che recependo lo spirito della Direttiva, ha completato le prove tecniche richieste sui manometri e li ha catalogati nelle quattro seguenti tipologie applicative:
A – Apparecchi fissi (apparecchiature a parete);
B – Apparecchi portatili (terminali di gonfiaggio);
C – Apparecchi manuali (pistole di gonfiaggio);
D – Apparecchi di controllo manuali (manometri di controllo);
le cui prove supplementari tipiche sono riportate nella Tabella 14, con le seguenti eccezioni:
– l’influenza del montaggio non è prevista per le tipologie A e B;
– l’influenza della caduta non è prevista per le tipologie B e C.
Nello stesso ambito, la Raccomandazione Internazionale Oiml 23, prescrive prove similari a quelle previste dalla Direttiva Europea 86/ 217/ Cee, con particolari prescrizioni aggiuntive per manometri direttamente installati su autoveicoli:
a) prova supplementare di vibrazione: 2 h a 50 Hz e a 50 m/s2 di ampiezza di accelerazione di vibrazione sinusoidale;
b) Prova supplementare di urto: 2 h a 100 urti/minuto e a 50 m/s2 di ampiezza di accelerazione di picco.
In tali installazioni mobili, i manometri possono comunque avere caratteristiche metrologiche peggiori di quelli a installazione fissa, ovvero: ±2.0% nelle verifica iniziale, ±2.5% nelle verifica periodica.
Manometri per pressione arteriosa
I manometri destinati a misurare la pressione arteriosa, altrimenti detti comunemente sfigmomanometri, nella Comunità Europea sono indirettamente disciplinati dalla recente Direttiva Europea 93/42/Cee sui dispositivi medici e direttamente prescritti dalla recentissima norma europea En 1060, che specifica i requisiti generali e particolari degli sfigmomanometri non invasivi e dei loro accessori, utilizzati per la misurazione non invasiva della pressione sanguigna arteriosa per mezzo di un bracciale gonfiabile.
Tale norma europea si articola in tre parti:
– En 1060-1: requisiti generali;
– En 1060-2: requisiti supplementari per sfigmomanometri meccanici (a mercurio e a aneroide);
– En 1060-3: requisiti supplementari per sfigmomanometri elettromeccanici (in genere);
e specifica in ogni parte i requisiti di prestazione, efficienza e sicurezza meccanica ed elettrica, compresi i metodi dettagliati di prova. Nelle stesse applicazioni, la Raccomandazione Internazionale Oiml 16, prescrive prove similari a quelle previste dalla Norma Europea 1060, con queste particolarità:
a) disciplina solo l’applicazione degli sfigmomanometri meccani a mercurio e ad aneroide;
b) la prova di isteresi per gli sfigmomanometri ad aneroide va effettuata dopo una permanenza di venti minuti anziché di cinque minuti alla pressione di fondo scala;
c) la prova di temperatura di funzionamento va effettuata fino a 45 °C anziché fino a 40 °C;
d) la prova di temperatura di magazzinamento va effettuata fino 50 °C anziché fino a 70 °C;
e) prevede inoltre delle prescrizioni aggiuntive per il trasporto degli sfigmomanometri: 2 h a 100 urti/minuto e a 30 m/s2 di ampiezza di accelerazione di picco, con verifica finale dell’errore di indicazione che deve essere entro il limite ammesso nella verifica iniziale:
±3.0 mmHg per i manometri a mercurio;
±4.5 mmHg per i manometri ad aneroide;
f)prevede infine che nella verifica periodica in esercizio dei sfigmomanometri in esercizio, l’errore di indicazione possa risultare entro 1.5 volte il limite ammesso nella verifica iniziale.