Di Nayaki Nayyar, President and Chief Product Officer di Ivanti
Tutti sappiamo bene come la pandemia abbia costretto la maggior parte dei dipendenti ad abbandonare l’ufficio, forzando i team IT ad abilitare il novo ambiente di lavoro distribuito. Nonostante i grandi sforzi di quest’ultimi, il passaggio è avvenuto troppo velocemente e in modo caotico, generando richieste eccessive, ulteriori carichi di lavoro, pressione sui tempi di consegna, responsabilità sproporzionate e nuove decisioni da prendere. Tutti questi aspetti possono essere riconducibili al fenomeno del burnout, ovvero un’esperienza lavorativa caratterizzata da sensazione di esaurimento e depauperamento delle energie, aumento del distacco mentale dal lavoro (cinismo) e ridotta efficacia professionale. Un problema che non è individuale ma ha a che fare con l’azienda, con l’organizzazione e con le relazioni che nascono nei contesti lavorativi.
Di conseguenza i dirigenti aziendali avranno il compito di riuscire a rispondere tempestivamente alle nuove esigenze dei propri dipendenti, di mantenere alta la produttività e di garantire al contempo un’adeguata sicurezza ai sistemi informatici. Un’attenzione particolare deve essere riservata anche al team IT che, oltre a dover rispondere alle numerose richieste, deve anche far fronte alla mancanza di risorse interne specializzate. Di fatto, il fenomeno che a livello globale viene chiamato “The Great Resignation” ha colpito fortemente l’intero settore IT, registrando la carenza di talenti specializzati in cybersecurity, stimata a 2,72 milioni a livello globale. A peggiorare ulteriormente questo scenario è stato l’aumento vertiginoso di attacchi informatici che, complice la crisi degli ultimi due mesi tra Ucraina e Russia, non ha risparmiato certo le aziende di tutto il mondo.
Si ritiene in sintesi, che il problema principale che i team IT devono affrontare è sostanzialmente quello di evadere tutte le richieste che ricevono con meno risorse a disposizione. Chiaramente questo comporta un netto squilibrio tra vita privata e lavorativa del dipendente, causando l’aumento del turnover. In questo nuovo scenario, le aziende hanno compreso che per attrarre e trattenere i talenti devo predisporre un ambiente accogliente, in grado di rispondere alle esigenze del dipendente. Come si può raggiungere questo obiettivo?
Di seguito sono riportate tre strategie che le imprese possono iniziare ad adottare:
- Ridefinire l’equilibrio tra lavoro e vita privata
Prima della nascita di internet, una volta usciti dal proprio ufficio, i dipendenti tornavano alla propria vita privata. L’arrivo della connettività 24/7 ha progressivamente offuscato questo confine, eliminandolo completamente con lo sviluppo di nuove modalità di lavoro ibrido. In questo nuovo contesto è necessario stabilire chiari standard di connettività e di obbligo nei confronti dell’azienda. Ad esempio potrebbero esserci regole che vietano l’invio di mail nel fine settimana o di fissare incontri il venerdì. Qualsiasi esse siano è fondamentale che l’azienda sia chiara e corretta nei confronti dei suoi lavoratori.
- Fissare un obiettivo
A oggi le persone desiderano lavorare per aziende in grado di fare la differenza, cambiando organizzazione se non credono più nella loro mission. Per far fronte a questa situazione i dirigenti devono riuscire a trasmettere i valori dell’azienda a livello globale, mostrando al dipendente come il suo contributo sia necessario al raggiungimento di questo obiettivo.
- Automatizzare, automatizzare e automatizzare
Forse il modo più efficace per sollevare i team IT dai workload sempre più pesanti, consiste nell’adottare l’automazione. Automatizzando le attività ripetitive, Ivanti Neurons permette ai dipartimenti IT di ridurre la complessità, anticipare eventuali cyberattacchi, ridurre le interruzioni non pianificate e risolvere i problemi degli endpoint, anticipando la segnalazione dell’utente. Tutto questo migliora il costo, la velocità e la precisione dei servizi offerti dall’IT, permettendo allo stesso di concentrarsi su attività più critiche.