L’Ufficio studi di Acimall (Associazione costruttori italiani macchine ed accessori per la lavorazione del legno) ha reso noti i dati a consuntivo 2010 del settore, che evidenziano un andamento superiore alle aspettative: la produzione italiana di tecnologie per la lavorazione del legno è arrivata a quota 1.542 milioni di euro, +25,6 per cento rispetto al 2009. Bene anche i dati export (1.067 milioni di euro, il 21,7 per cento sui dodici mesi precedenti) e buone le importazioni, che sono state pari a 182 milioni di euro, ben +48 per cento rispetto al 2009.
La bilancia commerciale si assesta a 882 milioni di euro (+17,4 per cento sul 2009) e il consumo apparente a 660 milioni (+38,3 per cento).
Si è registrato il previsto ‘rimbalzo’, per quanto non si possa trascurare la realtà, ovvero che la crescita del 2010 ha permesso di recuperare solo parzialmente il terreno perduto: a conti fatti oggi la produzione italiana è pari a circa il 75 per cento dei fatturati pre-crisi. Un dato pesante, che però non ha avuto quegli effetti disastrosi che si potevano immaginare: poche aziende hanno chiuso, qualcuna è stata acquisita. A conti fatti il tessuto economico delle tecnologie italiane per il legno ha tenuto, azionando tutte le leve a propria disposizione e attingendo a tutte le proprie energie.
Un’altra valutazione importante riguarda la dimensione del mercato italiano, che continua a essere una delle piazze principali del mondo del legno. Dimostrazione ne sia che la ‘ripresina’ ha già fatto sentire il proprio effetto più sul mercato nazionale che sull’export. L’Italia, in altre parole, non è solo uno dei più importanti produttori di tecnologia, ma ne è anche un attento consumatore. Un mercato evoluto, con ottime capacità produttive, che esprime eccellenze che tutto il mondo ci riconosce. A ciò si devono sommare gli effetti della scelta di molti imprenditori di approfittare delle opportunità dalla Tremonti Ter, anticipando gli investimenti in beni strumentali nella prima parte dell’anno.
Venendo alle importazioni, su di essa influiscono due fattori: il maggior numero di macchine in arrivo dalla Cina (un flusso cresciuto di almeno il 35 per cento rispetto ai dodici mesi precedenti) e l’attenzione degli operatori italiani verso la tecnologia ‘made in Germany’. In Italia infatti la lavorazione del legno è di casa: processi evoluti, gusto, design, alta qualità, che impone il ricorso a tecnologie di alto livello, una fascia nella quale la produzione italiana non può che confrontarsi con quella tedesca.
Le esportazioni, capitolo fondamentale della economia di settore, rappresentando circa il 70 per cento della produzione nazionale. Per quanto concerne i principali mercati di sbocco, le imprese italiane hanno seminato per lungo tempo in India e ora stanno raccogliendo i frutti di tanta fatica, con un fatturato attorno ai 30 milioni di euro, contro gli 8,2 del 2009. Un risultato che la avvicina alla Turchia (30 milioni di euro nel 2010, 19 nel 2009). La Spagna (40 milioni di euro d’importazione di macchine dall’Italia, il 16 per cento in più rispetto ai dodici mesi predenti) è ancora in sofferenza, meglio gli Stati Uniti (40 milioni nel 2010, 32 nel 2009). La Russia si è ripresa (49 milioni nel 2010 contro i 34 nel 2009) e, in termini più generali, si può dire che abbia tenuto bene l’Unione europea, con Francia e Germania in evidenza.
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