Non solo dipendenti, ma creatori. Il cambio di definizione non è solo linguistico, ma segna una svolta epocale. Le persone all’interno dell’azienda non si limiteranno a svolgere un compito ben preciso, apportando magari delle migliorie a livello di pensiero o concetti, ma saranno in grado di poter creare direttamente quegli strumenti o applicazioni che renderanno concrete le loro intuizioni, andando a influenzare direttamente i processi di business e agendo in prima persona sul successo della propria organizzazione e della propria carriera.
Questo sarà possibile grazie all’intreccio di tre dimensioni tecnologiche: il low-code, l’intelligenza artificiale e i workflow.
Oggi si parla molto di low-code, ovvero la possibilità di poter creare app all’interno dell’azienda in maniera facile, senza capacità tecniche tipiche di un professionista IT. Il fenomeno è in costante crescita, tanto che Forrester Research, ad esempio, prevede che entro la fine di quest’anno il 75% degli sviluppatori utilizzerà questa tipologia di piattaforme di sviluppo.
Questa attività è già di per sé una piccola rivoluzione, un’ondata di ulteriore democratizzazione dell’IT che completa un cammino iniziato negli anni ’80 con il passaggio dal linguaggio binario dei microprocessori a quello MS-DOS e l’evoluzione successiva di interfacce sempre più user friendly basate su tastiere e display. Tutti siamo diventati un po’ esperti di IT negli anni, ma la capacità e la possibilità di creare applicazioni e contenuti propri rimarrebbe un’operazione isolata e incapace di portare valore aggiunto in assenza delle altre due dimensioni.
Per creare applicazioni servono strumenti semplici e alla portata di tutti, infatti, ma senza algoritmi in grado di eliminare le complessità e sostenuti dall’intelligenza artificiale e dal machine learning e senza i workflow, che accolgono queste applicazioni, non si potrebbero orientare i destini di un’organizzazione. Il low-code rimarrebbe solo un esercizio. I benefici dell’interconnessione delle tre dimensioni low-code, AI e workflow sono molteplici. Si va da una maggiore capacità di sviluppo a costi inferiori a un incremento decisivo della produttività, passando dalla possibilità di automatizzare un’idea di business in pochi minuti e all’annullamento del digital divide in azienda.
ServiceNow ha compreso da diverso tempo l’importanza di inserire il low-code all’interno di un ecosistema e lo ha messo al centro della sua piattaforma insieme all’AI e ai workflow, unendo così queste tre dimensioni e consegnando nelle mani delle persone uno strumento potente per la creazione di applicazioni di livello consumer che sostengono i processi IT, HR, Customer Service e business in generale. Questo permette alle organizzazioni di passare in pochi istanti dall’idea alla sua realizzazione e distribuzione sul campo, facendo risparmiare i tradizionali mesi di progettazioni e test di nuovi programmi e applicazioni. È come passare da una passeggiata a una corsa.
Il futuro sarà sempre più orientato in questa direzione. E un giorno, molto probabilmente, saremo in grado di creare app solo con l’utilizzo della voce, oppure disegnando. Un altro passo fondamentale nella democratizzazione della tecnologia e dalla sua libera associazione con la fantasia di ogni persona.