L’ambiente e la rapidità con la quale si susseguono i cambiamenti climatici sono argomenti che interessano e coinvolgono l’umanità intera. Sia che si tratti di preoccupazioni riguardanti la nostra salute e quella delle future generazioni oppure di inquietudini per un clima sempre più imprevedibile che provoca incendi, inondazioni e frane con conseguenze via via più catastrofiche, appare evidente che gli effetti sugli esseri umani possono essere profondi e devastanti.
A Peter Drucker, uno dei più influenti pensatori del secolo scorso in tema di management, è attribuita la frase: “Se non puoi misurare una cosa, non puoi migliorarla” un chiaro riferimento al fatto che in primo luogo è necessario essere consapevoli del problema ed è proprio tale consapevolezza la scintilla che innesca il miglioramento. Questo è vero nel campo del monitoraggio ambientale ed è questa la ragione per la quale si effettuano sempre più misure su una pluralità di elementi quali l’aria e l’acqua, come pure sulla biodiversità, sui rifiuti e così via.
Le Nazioni Unite organizzano da tempo una serie di conferenze, note sotto l’acronimo di COP (Conference Of The Parties), il cui obiettivo è mantenere viva l’attenzione sull’argomento e cercare di contrastare le gravi conseguenze dei cambiamenti climatici. Il 26° summit annuale (COP26) si è tenuto lo scorso anno in Gran Bretagna e ha visto la partecipazione di delegati in rappresentanza di oltre 190 Paesi. L’obiettivo principale di COP26 è azzerare le emissioni nette a livello globale entro la metà del secolo e cercare di contenere l’aumento delle temperature a 1,5 °C.
In misura sempre maggiore, è possibile effettuare rilevamenti su ogni centimetro del nostro Pianeta, comprese le aree più remote e gli oceani, grazie all’utilizzo di tecnologie avanzate. I continui miglioramenti di questi sistemi di monitoraggio e la possibilità di elaborare e interpretare i big data che essi producono è essenziale per comprendere come sta cambiando l’ambiente e, in ultima analisi, riuscire a raggiungere l’obiettivo finale di una maggiore sostenibilità. Si tratta di un enorme lavoro di tipo ingegneristico e gli ingegneri donna stanno rivestendo un ruolo pionieristico in molte aree.
Monitoraggio di aria, acqua e suolo
Aria, acqua e suolo sono tre indicatori chiave della salute dell’ambiente. Gli agenti inquinanti sono noti per i loro effetti dannosi sulla salute umana e sugli ecosistemi, come pure per la loro capacità di erodere infrastrutture tecniche e altri tipi di beni come i monumenti storici. Il monitoraggio della qualità dell’aria permette di identificare agenti inquinanti e valutare l’impatto ambientale di settori che contribuiscono alle emissioni di gas serra, come energia, trasporti, industria, agricoltura e smaltimento rifiuti, consentendo l’introduzione di leggi ambientali specifiche o l’apporto di modifiche alle normative esistenti.
Un’azienda che ha adottato un approccio differente (e brevettato) per il monitoraggio della qualità dell’aria è qAIRa, fondata da Monica Abarca, imprenditrice e ingegnere meccatronico, la società ha messo a punto una metodologia innovativa per il monitoraggio della qualità dell’aria che prevede il ricorso a una rete capillare di veicoli aerei senza equipaggio (droni) unitamente a moduli statici di costo contenuto. Questa economica soluzione è in grado di monitorare un’ampia gamma di parametri (CO, NO2, SO2, H2S, O3, polveri PM2.5 e PM10, temperatura, umidità relativa, pressione atmosferica, radiazione ultravioletta e livello di rumore) e inviare i dati ai server della società, dove vengono elaborati e visualizzati su una mappa basata su web o sull’applicazione mobile qAIRamap. Poiché questa applicazione è liberamente accessibile al pubblico, le persone possono conoscere la qualità dell’aria del luogo in cui vivono, colmando in tal modo una importante lacuna informativa.
Un’attenzione particolare per i rifiuti
L’industria edile è responsabile della produzione di oltre il 50% dei rifiuti su scala mondiale e, anche se si stanno muovendo i primi passi verso l’utilizzo di materiali ‘zero carbon’ (ovvero a zero emissioni), un cambiamento di questo tipo richiederà sicuramente tempi lunghi. In un suo blog, Bill Gates ha affermato che nell’arco dei prossimi 40 anni verranno costruiti edifici per un totale di circa 57 miliardi di metri cubi, il che equivale a erigere l’equivalente degli edifici di New York City una volta al mese per i quattro decenni a venire. A questo punto val la pena porre l’attenzione sul fatto che nell’edilizia si fa largo uso di acciaio e cemento, due materiali che contribuiscono in modo significativo alle emissioni globali di anidride carbonica.
Nel settore delle costruzioni, la ricaduta immediata più positiva sull’ambiente non sarà ottenuta facendo ricorso a materiali a emissioni nulle, bensì adottando procedure idonee per una corretta gestione dei rifiuti relativamente ai materiali attualmente utilizzati. Ciò non solo avrà un impatto positivo sulle emissioni di anidride carbonica, ma contribuirà a migliorare il costo base dei progetti edilizi.
Qflow è un’azienda co-fondata nel 2018 da Brittany Harris con l’unico obiettivo di promuovere la sostenibilità aziendale. La visione dell’azienda è quella di un’industria edile che utilizzi solamente le risorse necessarie nella maniera più efficiente possibile, contribuendo a realizzare un ambiente costruito in grado di soddisfare le esigenze della società senza per questo compromettere l’ambiente per le future generazioni.
Questa visione si traduce in pratica in una cooperazione con i team che si occupano delle costruzioni che consenta a questi ultimi di monitorare e gestire l’impatto sociale e ambientale delle loro opere utilizzando un approccio pilotato dai dati (data-driven). Qflow sta realizzando una piattaforma di acquisizione/aggregazione dei dati automatizzata per i progetti edilizi che permetterà di creare il dataset più completo finora disponibile relativo agli impatti socio-ambientali delle attività edili. Attraverso l’utilizzo della tecnologia digitale, viene eliminata la necessità di un team ‘in situ’ preposto alle valutazioni ambientali.
Considerazioni conclusive
L’ambiente e i cambiamenti climatici associati stanno rapidamente diventando il tema centrale per l’intera umanità, mentre si sta iniziando a ‘toccare con mano’ gli effetti di fenomeni meteorologici estremi che non rappresentano più l’eccezione, bensì la norma. Non può certamente sorprendere il fatto che le donne stiano svolgendo un ruolo fondamentale nello sviluppo di idee, tecniche e attività imprenditoriali di successo che contribuiscono a portare questi problemi alla ribalta, in modo da consentire di affrontarli a beneficio delle generazioni future.