Qual è l’impatto che le tecnologie digitali hanno sulle società e sul mercato del lavoro? La trasformazione digitale sarà sostenibile in futuro? A chi spetta la sovranità digitale e il controllo sulla protezione e sicurezza dei dati?
Da queste domande si sono mossi gli interventi dei partecipanti al Forum on Digital Transformation, promosso da Deloitte e ISPI nell’ambito delle iniziative che l’Istituto – National Coordinator e Chair del Think20 (T20) – organizza sui principali temi del G20.
In apertura Anna Ascani, Sottosegretaria allo Sviluppo Economico, ha sottolineato come lo stato debba investire sulle capacità e le competenze oltre che sulla tecnologia e gli aspetti infrastrutturali, in quanto l’innovazione è un atto politico.
Il contesto in cui ci troviamo oggi grazie all’intelligenza artificiale offre in contemporanea tre opportunità: possiamo fare molto di più con molto meno; possiamo fare le cose in modo diverso, e possiamo fare cose che ieri non erano possibili. “Vi sono sempre più conferme che la digitalizzazione porti a una vera rivoluzione della produttività. La trasformazione digitale accelerata potrebbe avere un enorme impatto e beneficio per l’umanità in questo decennio. Ma ci saranno sfide. Possiamo superarle al meglio adottando un approccio aperto, inclusivo e collaborativo all’innovazione e alle partnership tecnologiche” ha insistito Andrew Williamson, Vice President Global Government Affairs di Huawei.
Ma qual è l’impatto che le tecnologie digitali hanno sul mercato del lavoro? Quando parliamo di trasformazione digitale dobbiamo tenere presente che ha una componente fisica ma è alimentata dall’intelligenza artificiale, una tendenza che aumenterà. La robotica è ad esempio una parte importante dell’industria automobilistica, ma in realtà sarà una componente chiave della maggior parte dei settori e dei servizi. Mentre è facile valutare l’impatto della robotica sui posti di lavoro, è più difficile prevedere quali nuovi posti di lavoro verranno creati dall’automazione. Ed è soprattutto su questo aspetto che dovranno impegnarsi i governi e le istituzioni internazionali multilaterali.
“I mutamenti portati dalla pandemia hanno accelerato lo sviluppo di nuovi modelli e abitudini per aziende e cittadini, tuttavia questa rapidità rischia di condurre a importanti disparità sociali.” ha sottolineato Andrea Poggi, Senior Partner, membro del Comitato Esecutivo per Deloitte Nord e Sud Europa. “Sarà quindi fondamentale che tutti, aziende, istituzioni e cittadini, collaborino per traghettare il proprio Paese verso una rinascita che sia equa e sostenibile e che l’innovazione, supportata dalle tecnologie digitali, diventi uno strumento in grado di abilitare una transizione verso il futuro che ponga al centro individui, collettività e ambiente. Driver strategico per la ripartenza sarà l’Innovability, il paradigma con cui viene definita la convergenza tra innovazione e sostenibilità, intesa con un’accezione sempre più ampia. In questo i fondi del Next Generation EU ci verranno in aiuto: sarà quanto mai indispensabile utilizzarli al meglio e calibrare le singole azioni sulla base di queste nuove priorità,” ha concluso Poggi.
Sulla questione delicata della protezione e sicurezza dei dati, occorre ricordare che i dati non sono potere in sé, mentre lo è la loro condivisione. L’obiettivo dei governi deve essere il miglioramento della vita dei cittadini grazie alla digitalizzazione ma occorre lavorare sull’interoperabilità per migliorare i servizi ai cittadini affinché tutti possano accedervi garantendo sicurezza e protezione. Su questi aspetti l’Europa ha assunto un ruolo di guida rilevante anche livello globale nella progettazione e nella definizione di regole e standard democratici per la digitalizzazione.
Quali passi dovrebbero muovere i leader del G20 perché la trasformazione digitale possa realmente far crescere la società? “La trasformazione digitale è uno dei motori principali per la crescita economica globale e sostenibile,” ha concluso Maximo Ibarra, Chair della task force Digital Transformation del Business20 (B20), l’engagement group del G20 espressione delle imprese organizzato quest’anno da Confindustria e presieduto da Emma Marcegaglia. Basti pensare che secondo le stime entro il 2022 la spinta del digitale contribuirà alla creazione del 60% del GDP globale. I suggerimenti che la Task Force presenterà ai leader del G20 per superare il digital divide si concentreranno su 3 aree chiave: la prima è la connettività, sostenendo lo sviluppo di reti ultra-veloci – oggi oltre il 49% della popolazione mondiale non ha un accesso stabile a Internet e si stima che per ogni 10% in più di diffusione di banda larga possa generare un aumento di GDP tra lo 0,5-1,5%. Sono poi necessari investimenti e sostegni alla ricerca e all’innovazione tanto nel settore pubblico quanto in quello privato. Inoltre è fondamentale lavorare sulle nuove competenze a 360 gradi, includendo tutti gli attori dell’economia digitale, come PA, imprese, cittadini e consumatori.