La pandemia ha posto la cybersecurity e i Chief Information Security Officer (CISO) al centro della digital transformation delle aziende. Con l’adozione dello smart working, i piani di continuità operativa sono stati messi a dura prova e la reazione a un periodo di emergenza è diventata parte integrante di una pianificazione a lungo termine. Nuove sfide per i CISO quindi, in particolare quelle legate alla visibilità di quali applicazioni e quali dispositivi vengono utilizzati in tutto l’ambiente IT.
Secondo Cisco sono 4 le tendenze principali della cybersecurity per i mesi a venire.
Innanzitutto è tempo di pensare al passwordless. Il numero di password è cresciuto in modo esponenziale diventando un fenomeno che rischia di generare costi aggiuntivi e difficoltà di gestione. Secondo il Verizon Data Breach Investigation Report, l’81% delle violazioni informatiche passa attraverso il furto delle credenziali. Un futuro senza password è possibile: la tecnologia è in continua evoluzione e ha reso la biometria quasi onnipresente nei processi di identificazione, ma servirà ancora del tempo per poter vedere in azione soluzioni passwordless su larga scala.
Il secondo punto riguarda l’approccio tradizionale alla sicurezza aziendale, che era principalmente quello di comunicare istruzioni e policy. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un importante cambiamento culturale: i professionisti della sicurezza collaborano sempre di più con gli altri dipartimenti aziendali e, con l’adozione dello smart working, i CISO devono poter mettere in atto una strategia di cybersecurity che sia semplice da usare e facile da comprendere. La collaborazione, piuttosto che il controllo, può avere un impatto significativo e positivo sull’azienda e i suoi dipendenti: porre più vincoli può significare più rischi.
La terza tendenza è quella per uno smart working più sicuro. Il lavoro a distanza non è certo una novità. Tuttavia, negli ultimi mesi lo smart working è stato adottato anche dalle aziende più conservatrici. Durante il periodo di emergenza, Duo Security, l’azienda di Cisco che si occupa di servizi di autenticazione multi-factor e di accesso sicuro, ha rilevato una crescita delle autenticazioni da 600 ad 800 milioni. Secondo la recente ricerca Cisco Workforce of The Future, l’87% degli intervistati vuole poter scegliere se lavorare da casa o dall’ufficio, mentre il 65% vuole mantenere l’autonomia guadagnata durante il periodo di lockdown. È un dato di fatto: le persone preferiscono un modello ibrido e flessibile del lavoro. Non solo autenticazione multifactor, sicurezza DNS e VPN: i CISO devono fare un bilancio di ciò che successo in questi mesi e adottare una visione strategica su come proteggere le loro aziende e i loro colleghi nei mesi a venire.
Ultima tendenza, infine, riguarda intelligenza artificiale, machine learning e approccio zero-trust. Negli approcci di sicurezza più tradizionali, la fiducia si basa quasi esclusivamente sulla localizzazione della rete da cui proviene la richiesta di accesso, mentre l’approccio zero-trust permetterà di fornire alle aziende una maggiore consapevolezza sull’importanza dei servizi e delle piattaforme che controllano e gestiscono le identità e i dispositivi connessi. L’utilizzo di più fattori di autenticazione, la crittografia e la marcatura di dispositivi renderanno più complicata la vita dei criminali informatici. La User and Entity Behaviour Analytics (UEBA) è un esempio di come l’intelligenza artificiale e il machine learning possano essere usati per abilitare un modello zero-trust, permettendo l’analisi automatica di attività e riducendo i tempi di intervento in caso di attacco.