Le competenze digitali sono un fattore strategico per la competitività e la qualità della vita, ma in Italia si fa ancora troppo poco per svilupparle nelle imprese, nelle Pubbliche Amministrazioni, nella società. La loro diffusione è a macchia di leopardo, dal 37% negli Enti Locali al 73% nelle aziende tecnologiche (ICT); non mancano buoni laureati, ma il panorama della formazione digitale nelle aziende e nelle Amministrazioni è preoccupante: in media 6,2 giornate l’anno nelle imprese ICT, 4 nel Settore Pubblico e 3 nel grosso delle aziende. Sono i dati dell’Osservatorio delle Competenze Digitali – realizzato dalle principali associazioni ICT (Aica, Assinform, Assintel e Assinter), promosso dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) e realizzato da NetConsulting cube – secondo il quale il nostro Paese rischia di non tenere il passo con la trasformazione digitale e di non soddisfare occasioni di lavoro qualificato e di impresa proprio per la scarsa cura posta nella costruzione delle competenze digitali, specialistiche e non.
Aziende e PA sono consapevoli (80-90% dei rispondenti) dell’impatto della “digital transformation” e della necessità di adeguare le competenze digitali soprattutto alla luce dei nuovi trend (mobile, digitalizzazione di flussi e processi, business analytics, iot, cloud computing, evoluzioni Web, pagamenti elettronici)
I profili più ricercati nelle aziende ICT sono il Security Specialist, l’Enterprise Architect, il Business Analyst. Nelle aziende utenti e nella PA sono il CIO, il Security Manager, il Database Administrator e il Digital Media Specialist, l’Enterprise Architect, il Business Information Manager, l’ICT Consultant e il Business Analyst. Le lauree più accreditate sono Informatica/Scienza dell’Informazione, unitamente ad altri indirizzi di Ingegneria, sia presso le aziende del settore ICT che presso quelle della domanda. L’apprezzamento si attesta intorno all’80% degli intervistati. Per l’80% delle aziende informatiche risulta inoltre fondamentale un sistema di certificazione delle competenze tecniche.
La Trasformazione Digitale, che investe ormai tutti i paesi, impone ai singoli mercati e alle società di adeguarsi, innescando processi virtuosi di innovazione. Ma per farlo occorrono le giuste competenze, che nel nostro Paese in parte ancora mancano, sia per l’assenza di una strategia di lungo periodo che coinvolga aziende e sistema formativo, sia per un digital divide ancora diffuso
È importante reagire con una strategia ambiziosa, che guardi al dialogo tra Istruzione e mondo produttivo, alle reali opportunità di lavoro e di impresa, al superamento dei divari fra territori, generazioni professioni.
Sul percorso da intraprendere oggi si sono confrontati Istituzioni, Università e imprese al convegno “La costruzione delle Competenze Digitali: un investimento per la società” che ha avuto luogo oggi a Milano, all’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano, via Festa del Perdono 7.
I lavori sono stati aperti da Gianluca Vago, Rettore Università degli Studi di Milano e da Franco Patini, del Comitato Tecnico Scientifico AgID. Massimo Temporelli, Presidente e co-founder The Fablab, ha trattato le correlazioni tra trasformazione digitale, competenze e mercato del lavoro. Giancarlo Capitani, Presidente NetConsulting cube, ha presentato i dati dell’ultimo Osservatorio Competenze Digitali. Fabrizio Proietti, Dirigente MIUR è intervenuto sul tema dell’alternanza scuola-lavoro.
Il tema della collaborazione fra Scuola, Università e imprese è stato affrontato nell’ambito di una tavola rotonda, alla quale hanno partecipato Giorgio De Michelis, Professore, Dipartimento di Informatica Università degli Studi di Milano-Bicocca; Paolo Ghezzi, Direttore Generale Infocamere; Francesco Grillo, Consigliere del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca; a Nello Scarabottolo, Vice Direttore del Dipartimento di Informatica Università degli Studi di Milano
Ha chiuso i lavori Valentina Aprea, Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro Regione Lombardia.