di Armando Martin
Gli ingegneri in Italia sono circa 570 mila, mentre gli iscritti alle facoltà di Ingegneria sono oltre 230 mila. Ogni anno, distribuiti su oltre 110 diversi corsi di laurea in Ingegneria suddivisi in circa 40 atenei, si immatricolano in media 35 mila studenti e se ne laureano 25 mila. Sono numeri tutto sommato incoraggianti per un Paese di 60 milioni di abitanti, a dispetto delle classifiche internazionali sull’innovazione e di un certo opinionismo superficiale che ritiene le università italiane intente a sfornare eserciti di laureati in lettere o in scienze della comunicazione.
I dati OCSE dicono che ogni anno in media i laureati in ingegneria sono l’8,1% del totale dei laureati (più o meno come in Germania), mentre in Francia sono il 6,5%, in Gran Bretagna il 4,5% e negli Stati Uniti solo il 4,2%. Certo, la qualità e l’impatto di questi dati sull’economia e sulla competitività non sono quelli di alcuni decenni fa, ma in Italia la cultura ingegneristica e il livello dei laureati sono ancora tra i migliori al mondo.
I corsi di Ingegneria dell’Automazione sono stati varati negli ultimi decenni basandosi sull’integrazione tra Ingegneria Industriale e Ingegneria dell’Informazione. Questo aspetto li rende altamente interdisciplinari e in grado di laureare tecnici molto richiesti e apprezzati.
Esistono però alcuni elementi penalizzanti, a partire dagli effetti delle riforme universitarie che hanno contribuito a indebolire e frammentare l’offerta didattica. Negli ultimi anni l’offerta formativa si è ridotta anche a causa delle difficoltà dell’industria italiana e in parte per l’introduzione del numero chiuso. Poi altri corsi di ingegneria a vocazione non prettamente industriale (Ambientale, Biomedica, Informatica, delle Telecomunicazioni, Gestionale, Energetica) hanno goduto di migliore pubblicità e dunque hanno attratto un maggior numero di studenti. Per finire, in tempi recenti alcuni corsi di laurea in Ingegneria dell’Automazione sono stati assorbiti o accorpati all’interno di corsi di laurea attigui come Informatica, Elettrotecnica, Elettronica, Meccanica e Robotica.
Per queste ragioni, pur essendo il perno dell’innovazione industriale e strumento essenziale per superare la crisi economica, l’automazione trova spazi relativamente limitati nell’Università. Attualmente solo 9 atenei (Milano, Brescia, Bologna, Ancona, Siena, Tor Vergata, La Sapienza, Napoli e Bari) offrono un ciclo completo di studi (triennale e magistrale) espressamente dedicato all’automazione. Questo sorprende anche alla luce del fatto che, se comprendiamo robotica, elettronica di potenza e macchine utensili, il mercato italiano dell’automazione è il secondo in Europa dopo quello tedesco.
Gli sbocchi professionali
Quanto agli sbocchi professionali, vale per gli ingegneri dell’automazione quello che vale per i laureati in Ingegneria in generale. Secondo i dati Istat la laurea in Ingegneria è quella che registra il maggior tasso di occupazione (intorno all’85% a 3 anni dalla laurea) e il miglior salario di ingresso (dopo Medicina).
Ovviamente ci sono anche delle problematiche che non possono essere ignorate: dequalificazione professionale e diffusione della precarietà in alcuni contesti, parziale fallimento della laurea breve, squilibri territoriali, fuga all’estero di molti laureati, competenze non valorizzate, penalizzazione dei professionisti e delle società di ingegneria nei bandi pubblici. Tuttavia, anche in tempi di crisi, gli ingegneri si confermano una componente qualificata e strategica della forza lavoro.
C’è anche un dato non trascurabile fornito dal Centro Studi CNI (Consiglio Nazionale Ingegneri) che vede circa il 75% dei laureati in ingegneria figli di non laureati. In un Paese familistico e poco meritocratico come l’Italia, la laurea in ingegneria è – con tutti i suoi limiti – uno dei pochi ascensori sociali funzionanti.
Ciò detto a livello generale, i corsi di studi in Ingegneria dell’Automazione si pongono l’obiettivo di formare figure professionali ad ampio spettro capaci di progettare, realizzare e gestire sistemi, macchine e impianti automatizzati, attraverso un range di insegnamenti che è probabilmente il più ampio di tutti i corsi di ingegneria.
Il futuro professionista dell’automazione non è infatti un“semplice” progettista, ma un ingegnere formato in modo da porsi come gestore, integratore e innovatore nell’ambito di sistemi complessi. Gli sbocchi professionali sono i più diversi in ambito pubblico, privato, professionale e didattico. Per la versatilità e l’ampiezza della preparazione ricevuta, i laureati trovano impiego in tutti i comparti in cui l’automazione ha un impatto determinante e crescente: dall’industria manifatturiera a quella di processo, dall’energia al terziario, dai trasporti all’agricoltura, dall’edilizia alla gestione delle risorse naturali fino ai servizi di gestione delle reti di pubblica utilità. Del resto c’è assoluto bisogno di tecnici capaci di implementare e gestire sistemi che rendano i processi produttivi più efficienti, in condizioni di maggiore qualità, sicurezza e sostenibilità. Possiamo inoltre affermare che le performance e l’affidabilità dei sistemi di automazione sono i principali parametri su cui si giudica oggi la qualità dei processi produttivi.
In questo scenario, le imprese più che di specialisti in senso stretto hanno bisogno di figure polifunzionali, in grado di eseguire, controllare e mettere a punto intere funzioni tecnologiche, risolvendo problemi di processo o di sistema. Figure professionali in grado di far crescere la propria competenza di base, unitamente ad altre competenze specifiche, sono utilissime in ogni impresa che intenda aumentare la produttività e il livello di innovazione.
Materie di studio e ricerca
Nelle università italiane al futuro ingegnere dell’automazione viene fornita un’approfondita preparazione interdisciplinare, che integra gli insegnamenti tradizionali dell’Ingegneria (meccanica ed elettrica) con le discipline più avanzate provenienti dall’automatica, dall’informatica, dall’elettronica e dalle telecomunicazioni. Spesso però nei corsi di laurea in ingegneria dell’automazione si pone un problema di uniformità degli insegnamenti. Da un lato le materie “metodologiche” che si occupano di modellizzazione, analisi e controllo (controlli automatici, teoria dei sistemi, reti di Petri, sistemi a eventi discreti, tecniche di regolazione PID, soft computing, fuzzy logic ecc.) sono trattate in modo esaustivo e coerente nelle varie università. Anche gli insegnamenti afferenti all’elettronica di potenza (macchine elettriche, azionamenti, meccatronica) sono adeguatamente affrontati. Viceversa i corsi dedicati a tecnologie applicate e innovative (strumentazione industriale, linguaggi di programmazione, sistemi di progettazione e simulazione, nanotecnologie, strumentazione virtuale, reti e sistemi di comunicazione, lean manufacturing) sono relativamente pochi e quei pochi hanno programmi diversi. Addirittura è paradossale che in nome di una fraintesa autonomia universitaria i corsi che vanno sotto il nome di “Automazione Industriale” trattino gli argomenti più disparati e siano piuttosto lontani dal convergere.
Altro tema spinoso riguarda il PLC. Il sistema cardine dell’automazione industriale (per non parlare dell’HMI a corredo) non sempre è trattato in modo adeguato e uniforme in tutti i suoi aspetti.
Si scorgono d’altra parte segnali incoraggianti, e in alcuni casi di eccellenza, sul fronte della ricerca. Molte università sono in prima fila per rientrare in Orizzonte 2020 (Horizon 2020), il nuovo programma dell’Unione Europea per il finanziamento della ricerca e dell’innovazione. In quest’ambito il tema “Advanced Computing, embedded and Control Systems”, fortemente orientato alla collaborazione con le industrie, è uno dei più promettenti.
In generale, a conferma del fortissimo legame tra Automazione e Innovazione, numerosi filoni di ricerca nell’ambito dell’Ingegneria dell’Automazione toccano i temi più caldi a livello tecnologico e industriale: dall’ingegneria del software ai sistemi di supervisione, dalla domotica alla robotica, dal settore energetico a quello della mobilità e dei trasporti.
Nel PDF disponibile qui sotto la versione completa dell’articolo con la tabella completa dei corsi di laurea in Ingegneria dell’Automazione.