L’infrastruttura digitale del futuro richiederà sempre di più ai CIO di allineare il suo utilizzo al massimo risultato aziendale, compresi gli obiettivi di sostenibilità. Si stima che l’IT sia responsabile dell’1,5–2% delle emissioni globali di CO2 e che l’impatto derivante dal ritiro di hardware usato sia altrettanto sostanziale. Fare progressi significativi sul fronte ambientale richiede alla direzione IT di valutare e misurare l’uso e l’efficacia delle risorse infrastrutturali e di trovare modi per ridurre il consumo e passare a risorse più “pulite”, incorporando pratiche ambientali, sociali e di governance (ESG) nel ciclo di vita della tecnologia, dall’acquisizione fino alla dismissione.
Secondo una recente ricerca condotta da IDC, il 54% delle imprese ha riferito di aver già aumentato gli investimenti per iniziative tecnologiche sostenibili nel corso del 2021, inclusa la spesa destinata a fornitori infrastrutturali in grado di contribuire a tali obiettivi. Entro il 2024, IDC prevede che il 75% delle richieste delle aziende ai fornitori IT imporrà a quest’ultimi di dimostrare i progressi nelle iniziative ESG e questo proprio perché i CIO si affideranno ai partner infrastrutturali per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale e ridurre l’impatto del carbonio sull’ambiente.
Come grandi consumatori di elettricità, i grandi operatori di data center sono spesso al centro del dibattito ambientale nel doppio ruolo di fruitori di tecnologia e di fornitori di servizi alle imprese. Molte grandi società IT hanno abbracciato questa sfida e, anche se il consumo di energia continua ad aumentare a mano a mano che le piattaforme supportano il passaggio ai modelli digital-first, stanno innovando e investendo per ridurre o eliminare del tutto l’impronta di carbonio generata dai loro data center, grazie alla capacità di sfruttare risorse rinnovabili e impiegare tecnologie avanzate (automazione e analytics in primis) per ottenere il massimo utilizzo degli asset.
Una cosa deve essere chiara: un’organizzazione è sostenibile solo se lo è la sua catena di approvvigionamento. La mancanza di programmi standardizzati e le diverse normative aumentano la complessità, per questo motivo le imprese richiederanno sempre di più ai loro fornitori di essere trasparenti. La direzione IT può essere molto utile nello sviluppo di un piano aziendale per valutare i fornitori, gli ecosistemi e i potenziali partner. Via via che i CIO impareranno a guidare operazioni più sostenibili, tenderanno a privilegiare ecosistemi affidabili e fornitori in grado di fornire dati completi sul consumo e sull’origine delle risorse. Fare progressi significativi richiederà quindi innovazione e spesso il cambiamento dei processi esistenti.
La sostenibilità sarà uno dei temi al centro del Forum IDC Future of Digital Infrastructure 2022, la terza edizione dell’evento di IDC dedicato al futuro delle infrastrutture IT in programma in presenza (all’Hotel Melià di Milano) e in diretta streaming il prossimo 19 maggio. Condotto da Fabio Rizzotto, associate vice president, head of Research and Consulting di IDC Italia, e Sergio Patano, associate director of Research and Consulting di IDC Italia, l’evento ospiterà interventi di esperti dei principali fornitori IT e testimonianze ed esperienze di responsabili tecnologici aziendali, costituendo l’occasione per i CIO, gli IT architect, i digital leader e i dipartimenti IT aziendali di confrontarsi sulle sfide più importanti che le imprese dovranno affrontare per accelerare la transizione verso il modello digital-first.
Honorary guest speaker di questa edizione dell’evento, sponsorizzato da Cradlepoint, Deda.Cloud con VMware, Denodo, SUSE, Dynatrace ed Equinix, il regista, sceneggiatore e produttore cinematografico Pupi Avati.