I cobot UR non sono nuovi a utilizzi innovativi e pioneristici anche fuori dall’ambito manifatturiero. Hanno calcato i palchi di teatri di danza, animato installazioni durante cene di gala o manifestazioni, creato complesse architetture 3D, dato forma alla sabbia presso lo stand turco alla Biennale di Architettura nel 2018. Sembra non esserci davvero un limite a quello che possono fare, anche fuori dalla fabbrica. Lo dimostra, doppiamente, la coppia di applicazioni di Universal Robots protagoniste durante la Milano Fashion Week (22-28 febbraio) e durante la manifestazione Lineapelle (22-24 febbraio, Milano).
Nella prima sono stati posti in passerella durante la sfilata del brand Annakiki della stilista Anna Yang. L’artista cinese ha esplorato la commistione fra tecnologia e umano nella sua sfilata del 24 febbraio. Al centro della passerella di questa stagione, “Returning the Gaze”, è stata infatti realizzata un’installazione robotica cyber-fisica commissionata da Annakiki all’artista di Los Angeles Behnaz Farahi*. L’applicazione presenta 4 braccia robotiche, ciascuna con un monitor. Questi braccia diventano un’estensione tecnologica della modella che calca la passerella e che ora assume le capacità di un cyborg, osservando tutto ciò che sta accadendo sulla passerella e sul pubblico attraverso le sue capacità di visione migliorate.
D-house by Dyloan ha sviluppato la seconda applicazione per realizzare un bustino 3D mediante estrusione diretta di materiale riciclabile attraverso un braccio robotico UR opportunamente programmato. Questa tecnologia fornisce prodotti sostenibili on demand, riducendo gli sprechi di materiale e sollevando gli operatori da attività faticose e potenzialmente ripetitive, con conseguente aumento della produttività e della flessibilità delle aziende tessili.
Due applicazioni, la prima artistica, la seconda produttiva, che evidenziano alcuni dei trattai dominanti dei cobot. Da un lato la flessibilità e la capacità di eseguire compiti anche molto diversi in ambienti estremamente diversificati. La seconda di consentire un uso sicuro anche in uno spazio strettamente condiviso con l’essere umano.