È fondamentale riflettere collettivamente sui valori che desideriamo guidino lo sviluppo dell’AI
Lo scorso marzo abbiamo celebrato il 35esimo anniversario del web. Tim BernersLee presentò il 16 marzo del 1989 la sua proposta per il World Wide Web al Cern, l’Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare. Descriveva un sistema di ipertesti collegati tra loro tramite link, che avrebbe poi rivoluzionato il modo in cui le persone comunicano e accedono alle informazioni. 35 anni sono davvero un lasso di tempo brevissimo, eppure, ci sembra che il web sia sempre stato lì e che senza non si possa più vivere. Effettivamente senza web sarebbe complicatissimo pensare o immaginare qualunque innovazione, a partire dall’intelligenza artificiale. L’AI e il web sono due tecnologie interconnesse che si stanno sviluppando, e influenzando, a vicenda in modo significativo. L’AI sta aprendo nuove possibilità per il web, rendendolo più intelligente, personalizzato e interattivo. Allo stesso tempo, il web fornisce all’AI un’immensa quantità di dati e informazioni da cui apprendere e migliorare. Ma attenzione, queste tecnologie non si sviluppano (ancora) da sole, siamo noi ad alimentarle e ad orientarle. Gli esseri umani intelligenti. È anche curioso come i grandi investitori e scienziati che si sono occupati di AI, che l’hanno sviluppata e l’hanno resa fruibile a ogni livello, in realtà ne siano anche preoccupati. Evito di citare il mitico HAL di ‘2001 Odissea nello Spazio’, ma menziono Stephen Hawking che disse “L’intelligenza artificiale potrebbe essere la cosa migliore o la peggiore che sia mai capitata all’umanità” e anche “Se non facciamo attenzione, l’intelligenza artificiale potrebbe portare alla fine della razza umana”. Anche Elon Musk, figura di spicco nel mondo dell’AI, ebbe modo di dire “L’intelligenza artificiale è potenzialmente più pericolosa delle armi nucleari” e ancora “Dobbiamo stare molto attenti con l’intelligenza artificiale. Potrebbe essere la nostra rovina”. Non credo la sua rovina, in questo momento, visto che è un entusiasta investitore nella tecnologia, ma al contempo se ne dimostra preoccupato. Il Parlamento Europeo ha anche approvato recentemente il primo regolamento al mondo che disciplina l’utilizzo dell’AI. L’AI Act offre un quadro normativo chiaro e completo per l’utilizzo della tecnologia, ma è pur sempre un regolamento complesso che potrebbe creare ostacoli per le piccole e medie imprese. Dalla creazione del web all’intelligenza artificiale sono passati pochi anni e il mondo industriale, produttivo, commerciale e dei servizi ha acquisito tutto il meglio e i benefici delle tecnologie che oggi dialogano e interagiscono. Manutenzione predittiva, controllo qualità, ottimizzazione dei processi, robotica collaborativa sono esempi di espressioni di intelligenza artificiale che, con l’ausilio delle reti di comunicazione, portano a un aumento della produttività, al miglioramento della qualità dei prodotti, alla riduzione dei costi, a una maggiore flessibilità. Poi l’AI e il web, al di fuori della produzione industriale, supportano la medicina, l’istruzione, la sicurezza, praticamente ogni aspetto dell’esistenza. Ma delegare all’AI compiti critici comporta anche il rischio di errori che possono essere incorporati negli algoritmi, riflettendo le imperfezioni dei dati su cui vengono addestrati. Guardando al futuro, l’evoluzione dell’AI e delle sue interazioni con l’intelligenza umana promette di avvicinarsi a nuove frontiere della conoscenza e della capacità dell’uomo. Ma è fondamentale riflettere collettivamente sui valori che desideriamo guidino lo sviluppo dell’AI. La collaborazione tra uomo e macchina deve essere strutturata in modo da valorizzare e arricchire l’esperienza umana, garantendo che l’AI serva ogni contesto produttivo e sociale nelle modalità più rispettose della nostra dignità, libertà e benessere collettivo. Perché gli intelligenti siamo noi.