Partecipando al panel “Leadership resilienti tra cyber security e protezione dei dati”, Gabriele Faggioli, presidente di Clusit – Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica – ha ribadito il concetto di “economia di scala degli investimenti” come necessità per aziende e pubbliche amministrazioni di muoversi in modo coordinato, mettendo a fattor comune gli investimenti e per evitare che ogni impresa e pubblica amministrazione di qualunque dimensione si trovi sola ad affrontare i gravi rischi che oggi derivano sia dalle azioni dei criminali che dalla complessità di gestire tecnologia a rapida obsolescenza.
Nel corso del dibattito con gli altri protagonisti – Ivano Gabrielli, Direttore Specialità Polizia Postale e delle Comunicazioni, Guido Scorza, Componente Collegio del Garante per la protezione dei dati personali, Giulio Gallera, Presidente della Commissione Speciale PNRR, Regione Lombardia, Marco Armoni, Fondatore Studio Armoni & Associati, Nadia Martini, Partner, Head of Data Protection Italy Rödl & Partner – Faggioli ha infatti definito la cyber security come la “spina dorsale del nostro Paese”, che non può subire fratture, pena la discontinuità economica e sociale.
Sulla base dei dati più recenti, che hanno visto gli attacchi cyber crescere del 40% nel nostro Paese nei primi sei mesi dell’anno – quattro volte più che nel resto del mondo[1] – Faggioli ha auspicato l’adozione di un modus operandi atto a rafforzare la sicurezza digitale, a partire dall’analisi del contesto: “Negli ultimi due anni l’Italia ha fatto uno sforzo eccezionale, forse unico, in termini di accelerazione dei processi di digitalizzazione e degli investimenti, grazie allo sviluppo di una strategia nazionale di cybersicurezza, che sta dando impulso ad un ecosistema pubblico-privato, e alla leva normativa. Questi fattori hanno contribuito ad un miglioramento del rapporto fra PIL e spesa in cybersecurity”, ha proseguito Faggioli. “Tuttavia, i dati ci dicono chiaramente che ancora non si intravede una inversione di tendenza in termini di contrasto alle azioni dei cyber criminali e questo deve spingere le aziende e le pubbliche amministrazioni, e anche il legislatore nazionale e internazionale, a pensare a come far sì che gli investimenti vengano messi a fattor comune e a come spingere per un modello di knowledge sharing che miri a evitare attività ripetitive inutili”.
Si deve introdurre un concetto di “leadership multicentrica” per sviluppare – secondo Faggioli – una strategia di difesa cyber a medio-lungo termine nel nostro Paese: è necessario puntare su conoscenza e consapevolezza dei rischi cyber per consentire ad ogni livello e su scale differenti – a partire dal privato cittadino fino alle scuole, alle aziende, alle pubbliche amministrazioni – lo sviluppo di leadership locali, con la possibilità di acquisire le professionalità̀ necessarie, in un contesto in cui è fondamentale stare al passo con l’evoluzione tecnologica. Mettere a fattor comune gli investimenti in termini di economie di scala eviterebbe di replicare all’infinito un modello di spesa che rischia altrimenti di disperdersi in rivoli di poca efficacia.
“Tante piccole difese non fanno una grande difesa. Risorse e competenze possono e devono essere calibrate secondo leadership multicentriche ed economie di scala”, ha concluso Faggioli. “Da qui l’auspicio che l’intero ecosistema nazionale di cyber security continui ad operare in maniera sinergica, sia per quanto riguarda la strategia, che nelle azioni tattiche, al fine di perseguire la resilienza strutturale anche in considerazione dei rischi derivanti dalla situazione geopolitica attuale. Dobbiamo essere consapevoli che in gioco ci sono continuità economica e sociale”, ha proseguito Faggioli.
La XXI edizione di Italia Direzione Nord è stata organizzata da Fondazione Stelline insieme a Inrete, con il patrocinio del Consiglio di Regione Lombardia, del Comune di Milano e con il contributo di Fondazione Cariplo; ha visto nella giornata l’alternarsi degli interventi del Presidente del Senato, Ignazio La Russa, del Vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini, di sei ministri, oltre al senatore Matteo Renzi e ai Presidenti di Regione Lombardia, Attilio Fontana, e Piemonte, Alberto Cirio.
[1] Rapporto Clusit, seconda edizione 2023