Nell’ambito di Factory Voice, PwC Italia, organizzazione di servizi professionale alle imprese, ha presentato i risultati dell’indagine “Digital Trends in Supply Chain Survey 2022”, che esplora le recenti trasformazioni nel mondo della logistica e le molte sfide da affrontare per ottimizzare completamente le catene di approvvigionamento.
Factory Voice, sviluppato insieme con il digital transformator AzzurroDigitale, vuole essere un momento di incontro tra territorio e imprese, che mira a esplorare i temi della digitalizzazione e della sostenibilità. L’evento, che si è tenuto il 7 luglio a Padova, ha concluso il ciclo dei cinque appuntamenti programmati per il biennio 2021-2022.
Negli ultimi anni, il settore della logistica ha attraversato dei cambiamenti significativi. La pandemia ha accelerato la necessità di aggiornare e potenziare le supply chain in un mondo sempre più digitale, ma impreparato a livello di infrastrutture, mentre il mutato panorama geopolitico e la crescente pressione inflazionistica hanno contribuito ad aggiungere incertezza nella gestione delle reti di distribuzione.
Le supply chain di oggi presentano quindi una serie di fragilità che espongono le aziende ad un rischio importante in termini di business continuity. Tra le preoccupazioni maggiori, PwC Italia ha individuato il nodo dell’efficienza dei costi, la visibilità aziendale sulle operazioni interne, oltre che le sue capacità di risposta agli eventi disruptive – l’ormai noto concetto di resilienza – e, infine, il ROI sulle tecnologie adottate.
Sebbene le aziende siano consapevoli del ruolo sempre più delicato della supply chain, le risposte emerse dal report dimostrano che i Supply Chain Leader continuano a fronteggiare questi rischi intraprendendo azioni di breve termine piuttosto che mettere in atto iniziative strutturali di trasformazione digitale, efficientamento e creazione di valore.
I partecipanti della survey hanno infatti indicato tra le principali priorità per i prossimi 12-18 mesi l’aumento dell’efficienza (63%) e la gestione e la riduzione dei costi (59%). Di contro, solo il 4% delle risposte riguarda l’intenzione di voler trasformare in maniera più profonda e strutturale il modello operativo e degli acquisti, e una percentuale addirittura minore (3%) la revisione delle politiche interne di approvvigionamento e del bacino di fornitori.
In particolare, la gestione dei costi è stata scelta come priorità cinque volte più dell’aggiornamento digitale, sette volte più dell’aumento della sostenibilità e della responsabilità sociale d’impresa e nove volte più della digitalizzazione e dell’automazione della produzione. La risposta complessiva sui rischi è pertanto in netto contrasto con i problemi della supply chain rilevati, con le aziende che adottano una posizione difensiva piuttosto che proattiva e fanno resistenza al cambiamento.
La crisi globale ha stabilito poi una nuova priorità per i prossimi 12-18 mesi: lo sviluppo di una maggiore visibilità lungo la supply chain end-to-end, intesa come leva per migliorare la resilienza e supportare di conseguenza i processi decisionali. In altre parole, la strutturazione di piattaforme di condivisione dati e collaborazione tra diversi partner rappresentano degli asset strategici che permettono di prevedere e rispondere tempestivamente agli eventi disruptive.
In quest’ottica, il 30% degli intervistati sta pianificando percorsi di evoluzione per assicurare una maggiore resilienza operativa, contro il 30% di chi afferma di averli già attivati. La terza preoccupazione, esposta anche nella tavola rotonda di Factory Voice, riguarda infine la centralità della digitalizzazione per il successo competitivo nella supply chain, con una forte polarizzazione degli investimenti in tecnologie cloud.
Nell’80% dei casi, tuttavia, gli investimenti tecnologici non hanno prodotto i risultati attesi. Questo può essere attribuito a diversi fattori. Anzitutto, tali investimenti vengono implementati come soluzioni isolate e non come iniziative di trasformazione a tutto tondo, solide e durature nel tempo. Le aziende più lungimiranti, di contro, stanno attivando percorsi integrati di Business & Digital transformation che ruotano attorno a quattro fulcri: Strategy & Network, per i processi di governance; Process & KPI, per la misurazione delle performance e i framework dei processi di business; Digital Technologies, relativamente all’architettura IT; e Organization & People per la definizione delle responsabilità e delle strutture organizzative.
Un percorso di maturazione digitale di questo genere implica la definizione di una strategia collaborativa per la supply chain tramite l’impiego di soluzioni IT ed e-Business, che sia in grado di allineare gli obiettivi aziendali con i processi relativi delle aziende partecipanti, fornire pianificazione real-time, agevolare i processi decisionali e l’esecuzione delle risposte in base ai bisogni dei clienti.
L’applicazione delle corrette pratiche di Business & Digital Transformation, come testimoniato dalla survey, apporta alle aziende numerosi benefici. Tra i vantaggi principali sono stati citati un aumento dell’inventory turnover dei Digital Champions rispetto alla competizione (53%) e un payback period per investimenti in progetti di Advanced Supply Chain stimato a 1.8 anni. È stato inoltre osservato che circa un decimo (9.1%) dei costi totali di Supply Chain è stato impiegato dai Champions in investimenti digitali.