Viviamo un momento storico senza precedenti, che ha reso evidente come i metodi tradizionali di valutazione della pianificazione della catena di approvvigionamento non supportino eventi come quelli che abbiamo vissuto negli ultimi mesi.
I dati che le divisioni aziendali hanno a disposizione non sono sufficienti. Tutta la tecnologia disponibile e gli approcci utilizzati fino a oggi per prevedere il rapporto tra domanda e offerta stanno rapidamente diventando obsoleti e richiedono una trasformazione.
La buona notizia è che ogni situazione caotica nasconde un’opportunità; tutti possiamo imparare e utilizzare approcci nuovi per affrontare la disruption e adoperarci affinché il business possa mantenersi redditizio anche in momenti particolarmente critici.
“Come dichiarato da Gartner nel report Promuovere l’agilità nella valutazione della tecnologia di pianificazione della catena logistica – spiega Silvia Davis, senior product and solution marketing manager di Boomi – per accelerare il business digitale: “I metodi convenzionali, monolitici e presumibilmente a prova di fallimento della valutazione della tecnologia non si adattano al ritmo accelerato del business digitale. Le aziende che offrono tecnologie per la supply chain devono supportare la pianificazione della sua digitalizzazione ricercando e abbracciando l’agilità”.
Ma cosa significa concretamente abbracciare l’agilità? Si domanda Davis. “Significa riuscire a garantirsi dei successi concreti e rapidi in una fase di grande disruption, che ti permettano di continuare a navigare attraverso l’incertezza”.
Gartner riporta anche tre principali indicazioni su come sia possibile realizzare questi rapidi successi. In particolare, secondo l’analista, i professionisti della tecnologia per la Supply Chain dovrebbero essere in grado di introdurre un approccio bimodale nell’organizzazione per supportare il successo a lungo termine, continuando a investire in modo strategico ma agile nel Supply Chain Management (SCP), ma ottimizzare al contempo il processo di assessment di efficienza, velocità e innovazione.
“Con il termine Bimodal – specifica Davis – si intende la pratica di gestire contemporaneamente due stili di lavoro separati ma coerenti all’interno di una impresa: uno è focalizzato sulla prevedibilità e l’altro sull’esplorazione. Una prima modalità è ottimizzata per le aree più prevedibili e ben comprese, mentre una seconda è esplorativa e sperimenta e affronta nuovi problemi. Un ulteriore suggerimento è quello di adottare una mentalità agile quando si considerano le nuove tecnologie di SCP, ponendo una maggiore enfasi su sperimentazione, test e apprendimento nel valutare la capacità di queste tecnologie di supportare i processi decisionali end-to-end ed esplorare nuove possibilità. Infine, è necessario evitare progetti troppo complessi, rischiosi e costosi, con tempistiche lunghe, creando progetti piloti e proof of concept (POC) per la valutazione della tecnologia SCP in modo da essere più rapidi e accrescere valore e flessibilità, mitigando il rischio e l’incertezza”.
“E’ difficile essere creativi quando si deve continuare a sostenere le attività del business, per questo è essenziale che, nel tempo, le persone che compongono il proprio team ruotino nei diversi ruoli per esplorare, sperimentare e risolvere i nuovi problemi“, sottolinea Davis.
“Riferendosi nello specifico alla disruption i professionisti delle tecnologie di Supply Chain dovrebbero applicare un apprendimento design-based in grado di integrare il pensiero progettuale e il processo di progettazione. È qui che l’esperienza umana e l’ottimizzazione del flusso di valore si uniscono per rendere la catena di approvvigionamento un ambiente più facile da controllare in un’ottica predittiva, anche quando si verificano momenti estremamente complessi. Un team focalizzato sull’esplorazione, la sperimentazione e la risoluzione di nuovi problemi, infatti, può fornire un contributo enorme nell’ottica di valutare potenziali scenari critici che la disruption comporterà, raccogliere i dati da varie fonti, intervistare i diversi stakeholder coinvolti (identificando le sfide comportamentali, dell’ambiente della tecnologia e del business)“. afferma Davis.
“Segue la parte forse più piacevole del lavoro – continua Davis – ossia promuovere il brainstorming per identificare le possibili soluzioni. Dopo aver raccolto una quantità consistente di dati, si può dare spazio alla creatività con una sessione di pensiero progettuale, per fare emergere liberamente nuove idee su come risolvere rapidamente problemi aziendali critici senza pregiudizi, senza però fermarsi al quadro generale, ma cercando di focalizzarsi sulla parte specifica del flusso di valore che si sta cercando di correggere. Altra fase sicuramente fondamentale è quella della prototipazione e dei test, durante la quale è possibile confermare che i dati sono stati utili e possono aiutare a fornire risposte in tempo reale davanti al verificarsi di eventi futuri probabili. In questa fase sarà necessario sfruttare tecnologie come la blockchain, per garantire la tracciabilità e la comprensione dello storico, l’automazione di processo robotizzata (RPA), per automatizzare il processo in base ai dati, gli strumenti di sviluppo low-code per semplificare l’interfaccia tra dipendenti, fornitori, partner e clienti e le applicazioni cloud e di intelligenza artificiale aumentata (AI) per suggerire possibili percorsi alternativi in caso di disruption”.
In conclusione Davis afferma che “non dobbiamo pensare a questa attività come un progetto a lungo termine, ma volto a esplorare nuove possibilità e testarle rapidamente. Se questi test offrono risultati positivi, infatti, dal punto di vista dello sviluppo agile il progetto potrà essere definito epico (un corpus di lavoro che può essere suddiviso in compiti specifici) e portare alla realizzazione di un prodotto minimo funzionante (MVP) attraverso un processo iterativo di generazione di idee, prototipazione, presentazione, raccolta dati, analisi e apprendimento. In un’epoca di grandi cambiamenti sarà cruciale abbracciare l’agilità e intervenire in modo concreto sulla propria attività. Proprio come abbiano dovuto adattarci a nuove modalità di lavoro negli ultimi mesi, dovremmo tutti abbracciare la trasformazione del mondo aziendale, per sviluppare soluzioni che possano aiutare il mondo in caso di future crisi”.