di Chris Wright, CTO Red Hat
Lo scorso anno, trascorso all’insegna di una pandemia che ci ha imposto livelli di isolamento senza precedenti, ha più che mai sottolineato l’importanza della connettività per la vita moderna. I dispositivi connessi, dai telefoni cellulari e tablet ai computer e le smart TV sono stati una finestra sul mondo e hanno rappresentato un collegamento con la “normalità”, aiutandoci non solo a mantenere in vita le nostre relazioni umane, ma permettendo che il mondo rimanesse in movimento durante il culmine dell’emergenza.
Questa stessa connettività, infatti, ha reso possibile il collegamento tra le macchine e i servizi alla base di industrie e organizzazioni fondamentali, dalle fabbriche che alimentavano la catena di approvvigionamento globale ai pronto soccorso che si adattavano all’aumento dei casi da gestire.
L’essere connessi è passato da una mera questione di “trasformazione digitale” a un requisito di sopravvivenza e, in particolare, le moderne infrastrutture di rete come il 5G e l’edge computing, resilienti, scalabili e progettate per soddisfare richieste complesse dai data center ai confini più lontani dell’edge hanno saputo tenerci (e continuano a farlo) connessi facendo molto più che trasferire dati dal punto A al punto B.
In questo scenario, Verizon ha assunto un ruolo guida verso una connettività e una capacità più agili, sostenute in parte da una piattaforma cloud-native basata sulle tecnologie cloud ibride e aperte di Red Hat.
Il futuro del networking è aperto
Nei decenni scorsi, i service provider hanno realizzato vaste reti centralizzate basandosi su hardware personalizzato e software proprietario. Questo significava che gli operatori dipendevano da pochi fornitori selezionati per l’intero stack e che, man mano che la domanda cresceva, aumentavano anche le complessità e la necessità di trovare un modo migliore per crescere ed evolvere. Ma i leader del settore come Verizon hanno trovato una soluzione: abbracciare tecnologie open source e cloud-native.
La domanda che le reti di comunicazione devono affrontare ha infatti bisogno di innovazione su larga scala, cosa che sarebbe difficile e più lenta da fare avvalendosi di codice chiuso; e poi, l’open source fornisce un “linguaggio” comune che tutti i membri dell’ecosistema di un operatore possono parlare, favorendo integrazione e interoperabilità che riducono la complessità mentre guidano l’innovazione.
Proprio in quest’ottica, dunque, il nucleo 5G di Verizon, fulcro delle sue moderne operazioni di rete, è costruito su una base di Red Hat OpenShift, la piattaforma Kubernetes leader del settore che, attraverso un’infrastruttura containerizzata che risulta operativamente più agile e veloce nell’implementazione dei cambiamenti tramite un codice “contenuto” che limita al contempo l’impatto sull’ambiente più esteso, permette a Verizon di innovare 5G ed edge computing senza far fronte a eccessive complessità.
Scaling orizzontale, non solo verticale
Le operazioni di scaling sono importanti per fornire potenza di elaborazione centralizzata, ma che fare quando la latenza rappresenta un fattore critico per un’applicazione? Millisecondi possono costituire la differenza tra successo e fallimento e proprio per questo gli sforzi del nucleo di nuova generazione di Verizon stanno portando a un ambiente cloud orizzontale, che si estende tanto in larghezza quanto in lunghezza fino ai punti più lontani della rete.
In questo modo, mentre il footprint dell’edge computing si avvicina agli utenti, Verizon è in grado di spingere la potenza di elaborazione e il core 5G oltre il datacenter, rendendo possibile alle applicazioni innovative di offrire l’esperienza prevista e aprendo le porte a un nuovo regno di carichi di lavoro emergenti che possono guidare nuove opportunità di coinvolgimento dei clienti, tra cui advanced analytics, intelligenza artificiale/machine learning (IA/ML), realtà aumentata e altro ancora.
Ci vorrebbe un villaggio… o, ancor meglio, un ecosistema
La potenza e la scalabilità delle reti di prossima generazione di Verizon non sono offerte da un singolo fornitore, ma da un intero ecosistema di partner uniti da standard aperti e attività di sviluppo su una piattaforma comune. Questo è il punto in cui la potenza dell’open source e la connettività si incontrano: dal momento che l’open source introduce l’integrabilità a un livello basilare, Verizon è in grado di fornire applicazioni e servizi innovativi senza dover destinare risorse e tempo a mantenere i layer sottostanti.
Le tecnologie open hybrid cloud di Red Hat forniscono ai partner di Verizon, tra cui IBM e Intel, una dorsale infrastrutturale per supportare un’ampia varietà di soluzioni. Fondato sul codice aperto, questo ecosistema offre a Verizon la possibilità di appoggiarsi a hardware e software che soddisfano specifiche esigenze di scala o di flessibilità senza doversi preoccupare della compatibilità o delle possibilità di integrazione.
In quest’ottica, l’open source funge da guida per le reti moderne, gettando le basi per quelle di domani e noi siamo orgogliosi di lavorare con Verizon per spingere il networking verso nuove conquiste, sia che si tratti di rimanere connessi in tempi difficili o di prepararci per il 5G e oltre.