La pandemia causata dal Covid-19 ha cambiato profondamente – in molti casi stravolto – la vita di miliardi di persone e al contempo anche il modello di business delle aziende in tutto il mondo. Tra gli effetti più rilevanti per quest’ultime c’è stata un’evidente accelerazione verso la digital transformation, che ha coinciso con una crescente adozione del cloud per rispondere alle necessità che sono emerse a seguito della situazione creatasi, a partire dal massiccio ricorso allo smart working, dallo sviluppo dell’e-commerce, dai requisiti di una logistica più complessa ecc…
Di conseguenza, il mercato del cloud computing nel suo complesso ha visto una crescita globale a doppia cifra che, secondo diversi analisti, nel solo 2021 è stata superiore al 30% rispetto all’anno precedente.
Da una rapida lettura dei dati emerge subito il ruolo della Platform-as-a-Service (PaaS), che ha visto un balzo in avanti a livello globale. In questo scenario, è importante sottolineare come il PaaS abbia raggiunto tassi di crescita record anche in Italia, dove l’incremento del mercato cloud in generale, seppur notevole, non è stato paragonabile a quello mondiale.
Secondo il report dell’undicesima edizione dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, infatti, il fatturato complessivo del cloud in Italia nel 2021 è stato pari a 3,84 miliardi di euro, il che equivale ad una crescita del 16% rispetto al 2020, un valore simile a quelle cui eravamo abituati prima della pandemia.
In questo contesto, se il mercato SaaS (Software-as-a-Service), continua a mantenere la posizione di dominio, con un volume pari a 1,1 miliardi di euro e un +13% rispetto al 2020, il PaaS (Platform-as-a-Service) – che comprende tutti i servizi e le soluzioni per lo sviluppo cloud native, la migrazione/modernizzazione del software legacy e l’orchestrazione delle applicazioni – cresce addirittura del 31%, arrivando a sfiorare i 400 milioni di euro, e distanziando in questo modo anche lo IaaS (+23% rispetto al 2020, raggiungendo 898 milioni di euro).
Inoltre, si stima che il PaaS crescerà mediamente a livello globale del 19,6% fino al 2026, contro un incremento medio del 16,3% per il cloud nel suo complesso.
Risulta quindi interessante approfondire le possibili ragioni di questo successo del PaaS tra le aziende, partendo da un’analisi delle caratteristiche di questo approccio.
Le soluzioni PaaS forniscono una piattaforma ready-to-use sulla quale è possibile installare, configurare e usare le proprie applicazioni, con il provider scelto che si occupa della gestione dell’hardware, del layer di virtualizzazione e del sistema operativo.
Uno dei principali benefici del PaaS è la sua capacità di migliorare la produttività di un’azienda. Gli sviluppatori, in particolare, possono ottenere vantaggi concreti grazie alle tecnologie e ai servizi, che includono:
Database: dove si ha la possibilità d’implementare velocemente diversi engine, senza il bisogno di possedere la conoscenza dell’administration.
Intelligenza Artificiale: modelli pre-addestrati di machine learning e deep learning permettono ai team di sviluppo di disporre di risorse significative per la creazione di applicazioni che integrano funzionalità specifiche di IA, senza la necessità di sostenere costi elevati per l’acquisto, la gestione e il mantenimento della significativa potenza di calcolo, capacità di storage e capacità di rete che queste applicazioni richiedono.
Kubernetes e altri microservizi: questi sono diventati un’eccellente opzione per il deployment delle applicazioni offrendo dinamismo e modularità, ma il loro dispiego e manutenzione sono complicate, quindi optare per un’offerta “…as a Service” libera dall’iniziale configurazione, così da consentire ai team aziendali di focalizzarsi sul core business.
Storage: in aggiunta al già ben noto file system, l’object-based storage garantisce una migliore sinergia con lo sviluppo dell’applicazione ed è fortemente collegato al massivo e decentralizzato data storage. Avendo questa soluzione as a service si è in grado di evitare un modello di costo Capex, senza alcun investimento iniziale, e con la possibilità di scalare facilmente e liberamente senza vincoli.
Uno dei punti di forza che ha marcato un miglioramento nell’amministrazione dell’IT è stata l’incorporazione delle tecnologie as a service.
In passato, i team IT aziendali erano chiamati a prendersi cura di tutto, dell’hardware, dei sistemi operativi, dell’installazione dei servizi, e poi dello sviluppo delle applicazioni o dei siti stessi.
Oggi si devono considerare anche le diverse sfide che le organizzazioni stanno affrontando nel mondo dell’IT e del cloud, quali la compliance alle diverse regolamentazioni, i costi non prevedibili, la data security, la sovranità sui dati.
In questo senso, la virtualizzazione e i miglioramenti nello sviluppo API hanno permesso alle aziende di pacchettizzare questi servizi così che potessero essere direttamente pronti all’uso. Questi progressi hanno portato ad una evoluzione nell’uso del cloud grazie alle soluzioni Platform-as-a-Service.
Il PaaS permette alle aziende e agli sviluppatori di godere di tutti i più importanti benefici legati al cloud. Consente, inoltre, la condivisione di risorse tra molteplici team di sviluppo, evitando in tal modo le allocazioni eccessive di più asset dello stesso tipo in silos separati.
La governance dei sistemi IT e il time to market risultano impattati quando sono gestiti da team diversi – in particolare nei casi in cui il deployment richieda autorizzazioni di budget, provisioning ecc, in alcuni casi rischiando di non essere allineati con le priorità di altre business unit. Adottando i modelli PaaS, DevOps e sviluppatori beneficiano di libertà e facilità d’uso grazie al livello di astrazione nell’amministrazione e della possibilità di generare automatismi per la creazione di risorse. Ciò si traduce in un’accelerazione del time to market, permettendo di velocizzare l’implementazione dei servizi dai database, dagli ambienti di sviluppo o dalle soluzioni storage.
Per quanto riguarda poi il budget, il cambio di paradigma da un modello di investimento ad uno pay-per-use “Opex” permette di controllare meglio i costi.
Inoltre, consente di gestire picchi di carico e le piattaforme per il testing di soluzioni, che in alternativa avrebbero richiesto un precedente investimento, con tutto ciò che questo implica.
Infine, i sistemi PaaS possono essere utilizzati per costruire applicazioni che sono poi offerte ad altri clienti e utenti in modalità Software as a Service (SaaS). I requisiti delle applicazioni SaaS, compresa la scalabilità e la capacità di gestire molteplici tenant, possono essere soddisfatti dalle capacità di cloud computing di un sistema PaaS.
Una soluzione PaaS adeguata dovrebbe presentare alcune caratteristiche specifiche – per offrire il meglio dei mondi IaaS e PaaS- quali: avere caratteristiche on-demand che includano accesso & provisioning istantanei, in maniera automatizzata; garantire flessibilità di approccio, così da consentire ai clienti di poter scegliere una soluzione in Public, Private o Hybrid Cloud; appoggiarsi su un trusted cloud; integrare al meglio le componenti IaaS e PaaS, come ad esempio computing, storage e database; avere caratteristiche di interoperabilità e di approccio open, con l’adozione di standard che permettano il multi-cloud e che escludano il rischio di vendor lock-in; includere feature di sicurezza che siano conformi agli standard più elevati; adattarsi a workload nuovi e legacy, così da incidere il meno possibile sulla continuità operativa.
Proprio in questo senso si sta indirizzando l’offerta di OVHcloud in ambito PaaS, con la costruzione di un framework di integrazione e API adatti a una molteplicità di casi d’uso. L’ obiettivo è mettere a disposizione degli utenti una piattaforma di soluzioni cloud aperte da adottare e arricchire, all’insegna di standard sicuri, apertura, reversibilità e sovranità sui dati. A questo scopo rispondono le partnership strette con MongoDB, Aiven, e Platform.sh, nonché quella recentemente annunciata con NetApp sulla soluzione Enterprise File Storage.