Digitalizzazione, cultura 4.0, sfide tecnologiche: sono solo alcune delle espressioni usate dalla platea del convegno “Industry 4.0: la voce di chi produce”, un viaggio – organizzato da Festo e Festo Consulting – che ha vissuto la quinta tappa all’hotel Villa Fenaroli di Rezzato (BS) il 10 maggio scorso.
Parole che il chairman Alessandro Enna ha raccolto a fine giornata per fotografare come i presenti abbiano vissuto un momento di approfondimento dedicato alla rivoluzione Industry 4.0 che ha richiamato centinaia di addetti ai lavori. Un’occasione per testare – attraverso molte testimonianze particolarmente significative – quanto i dettami della digitalizzazione abbiano già iniziato a produrre piccoli e grandi cambiamenti nei processi produttivi di molte aziende, ma anche nei loro business model e più in generale nella visione strategica e d’impresa.
Ad aprire i lavori, il general manager di Festo Antonio Parodi, che ha ricordato come la digitalizzazione allunghi la “catena del valore”, portando con sé notevoli quesiti sia per produttori di tecnologie che per OEM e end user coinvolti nel processo. “Saremo contenti se al termine di questa giornata”, ha aggiunto, “riusciremo a stimolare riflessioni, non abbiamo l’ambizione di offrire tutte le risposte”.
Ha poi preso la parola Bruno Carminati, Practice Manager Area Operations and Supply Chain di Festo Consulting, che ha spiegato come tra il mondo industriale inteso in modo tradizionale e il cosiddetto “mondo digitale” esistano differenze che vanno tenute in seria considerazione soprattutto in una fase di passaggio come questa. Concetti come “interoperabilità, virtualizzazione, decentralizzazione e modularità” stanno infatti cambiando il modo di intendere l’attività industriale. Secondo Carminati e la logica seguita da Festo Consulting “i principi della Lean Manifacturing rimangono attuali” ma nello stesso tempo è importante definire come usarli e uno strumento utile può essere il Mile Matrix di Festo per Industry 4.0, che costruisce il passaggio attraverso la scelta delle priorità e la capacità di orientarsi tra mercato, prodotto, processo e strategia aziendale. Esistono secondo Carminati due approcci possibili. “Se si segue una strada che parte dalla strategia si parla di approccio top down”, ha spiegato”, mentre se si parte dai problemi di processo si parla di approccio bottom up”.
È intervenuto poi Michael Hoffmeister, Senior Expert Digitization and Industry 4.0, Festo AG. Un intervento, il suo, che ha fatto luce sull’approccio della multinazionale tedesca nel campo dell’automazione industriale alle nuove sfide della digitalizzazione. Secondo l’approccio tedesco servono “prodotti, intelligenza, network e comunicazione”. La proposta Festo abbraccia in questo senso ogni passaggio dal livello di prodotto al livello di cloud, attraverso una piattaforma IoT che riconosce dialoga con tutti i livelli portando le informazioni al livello superiore. “Per allargare la connettività esistono applicazioni che permettono di aggiornare lo shopfloor esistente, o per portare l’IoT alle macchine tradizionali”, contenuti tecnologici per aggiornarsi e avvicinarsi alla rivoluzione Industry 4.0 per gradi. Un approccio che Festo ha messo in pratica per prima nel suo technology plant di Scharnhausen (Germania), di cui ha parlato Alessandro Ferioli, Industry 4.0 Project Leader di Festo Italia. Uno stabilimento nel quale Festo ha messo in pratica i dettami di Industry 4.0 costruendo una vera e propria smart factory, laddove sperimentare concetti innovativi quali “mobile maintenance” o “higher Ogee” o “learning factory”. Come ha spiegato Ferioli “Festo attraverso Scharnhausen ha scelto di giocare la doppia sfida di produrre tecnologia attraverso la digitalizzazione della fabbrica e nel contempo di riportare la produzione in Europa”. Scharnhausen è l’emblema di un approccio alla cultura 4.0 che Festo persegue da anni e fondato, come ha spiegato Ferioli “sulla capacità di prendere decisioni efficaci, sulla creatività e innovazione, sull’interdisciplinarietà e su un’attività agile, veloce e interattiva”.
È intervenuto poi Francesco Fiorese, Partner di Simon Kucher & Partners, con un intervento dal titolo “Come monetizzare l’innovazione”. Un interessante sguardo, il suo, sulle strategie di marketing legate al successo o all’insuccesso di un prodotto o di un servizio. Partendo dal pricing per arrivare ai 9 step che conducono alla servitizzazione, ossia il passaggio dal vendere il prodotto al vendere il servizio, fulcro del cambiamento del business model in essere. Franco Gianvanni, Product & Proposal Manager di Stevanato Group Engineering Systems ha rivelato come “il nostro percorso è partito dalla lettura del piano Industry 4.0 tedesco” e ha portato l’esempio di un sistema, in corso di realizzazione, per il quale l’intera filiera di un’azienda di packaging è stata pensata con un sistema automatizzato, flessibile e connesso. Infine Renato Romagnoli, Sales Manager di QS Group, e Luca Cesari, General Manager di Esisoftware, aziende che hanno il proprio core business nella produzione di macchinari per elettrodomestici hanno spiegato come siano stati i clienti a richiedere loro “zero errori” e “mass customization”. La risposta di Qs Group è stata quella di lavorare su manutenzione, connettività e interoperabilità. “Siamo consapevoli che il business model sta cambiando”, ha dichiarato Cesari, “e che la sfida sia partire dalla user experience, lavorando su nuove competenze e nuove opportunità per approdare a salti di prestazione”.