“Grazie a queste macchine, in pratica, sta accadendo quella rivoluzione che ha investito le aziende con i PC: da strumenti tecnologici poco usabili e specifici per una singola funzione, i PC hanno migliorato il lavoro sotto ogni aspetto, per tutti”: ne è convinto Massimo Agostini, CEO di Idea Prototipi che, con i suoi ultimi cobot, prodotti nello stabilimento di Basiliano, si rivolge a ogni realtà del manifatturiero.
“Le nostre macchine sono utensili mobili, adattabili alla produzione di una media impresa come alla bottega dell’artigiano. Nella progettazione abbiamo considerato quindi la necessità di abbattere i costi di ingresso, garantendo funzioni personalizzate e, naturalmente, massima sicurezza”. Le macchine ideate da Agostini, per esempio, possiedono una manopola, la Master Key, che permette ai lavoratori di programmare e riprogrammare il cobot e istruirlo con facilità.
“È totalmente user friendly e anche stimolante: può essere gestita da chiunque, non occorrono né forza fisica né competenze specifiche” prosegue Agostini. Per questo, sono già tante le donne che lavorano a stretto contatto con i cobot di Idea Prototipi. Agostini precisa che il lato sicurezza è sempre in primo piano: “La sicurezza dell’ambiente di lavoro è nel DNA dei cobot, che è concepito per lavorare con l’uomo e, in caso di minimo pericolo, si arresta”.
Dal robot industriale al cobot
C’erano una volta solo il robot industriale rinchiuso in gabbia, era destinato alle grandi linee produttive e il rischio di incidenti nell’interazione con gli addetti umani era concreto. La tendenza attuale, che sarà sempre più dominante nel futuro, è il cobot, una macchina ergonomica e versatile che lavora in ambiente aperto, a stretto contatto fisico con l’essere umano. Fra le poche aziende che hanno già reso realtà la produzione di robot collaborativi – questa è la definizione di cobot – c’è Idea Prototipi, friulana, specializzata da anni nella progettazione e realizzazione di macchine per l’Industria 5.0, dotate di intelligenza artificiale.
Questione di design
L’evoluzione dei robot non è solo meccanica e informatica. Conta più che mai il design.
“Parlando di cobot, per design si intende sia la parte estetica e funzionale, quindi la semplicità di utilizzo e la struttura inclusiva, priva di asperità e spigoli pericolosi, sia la capacità di interagire con i tecnici umani” specifica Simone Paternich, docente di Design all’ISIA di Firenze, il primo istituto pubblico di livello universitario dedicato al disegno industriale. “I cobot” egli aggiunge “rappresentano l’effetto più evidente delle nuove tecnologie nel manifatturiero.
La chiave della collaborazione tra uomo è cobot è un’interfaccia evoluta che permette alla macchina di interagire con logica e linguaggio simili a quelli naturali, cioè degli esseri umani.
“Non servono, perciò” spiega Paternich “competenze elevate. Tutto si svolge in un ambiente lavorativo confortevole dove il cobot ha un aspetto rassicurante e impara continuamente a correggere le imprecisioni”, senza barriere fra colleghi ‘diversi’.