“Il motivo per il quale vi abbiamo riunito qui oggi non è vendervi il nostro prodotto, perché l’avete già acquistato, ma di utilizzare gli strumenti Eplan al massimo delle loro possibilità, per standardizzare e integrare finalmente anche i dati meccatronici nel processo di progettazione multidisciplinare integrata della vostra azienda“.
È questo uno dei messaggi che Stefano Casazza, Country Manager di Eplan Software & Service, ha rivolto agli intervenuti alla seconda edizione di Eplan Engineering Conference, tenutosi nel mese di ottobre 2014 presso l’AuditoriumVerdi di Hotel Parma & Congressi.
Di fronte a una platea di 220 ingegneri, tecnici e progettisti, Casazza ha aperto i lavori con il filmato di presentazione del Gruppo Friedhelm LOH, del quale Eplan fa parte insieme a Rittal (armadi elettrici, distribuzione di potenza, climatizzazione, infrastrutture IT), Stahlo (lavorazione dell’acciaio), LKH (lavorazione della plastica) e Kiesling (automazione per la produzione di quadri elettrici), alle quali si aggiunge Loh Services, che gestisce i servizi operativi per tutto il gruppo. Il gruppo oggi copre oltre 100 Paesi, con 60 filiali dirette, 14 siti produttivi e 11.500 addetti, con una capacità produttiva di 15 mila armadi al giorno, oltre 95 mila installazioni attive e 1.500 brevetti registrati.
“Oggi, il collo di bottiglia dell’ufficio tecnico è il progettista elettrico o l’ingegnere dell’automazione che si trova a operare su una parte meccanica già definita, con inevitabili mal di pancia,” ha affermato Casazza. “Dopo la standardizzazione della progettazione meccanica grazie all’adozione diffusa del 3D, ora è necessario fare lo stesso percorso nell’ufficio di progettazione elettrica. Come avviene in ambito CAD, prima di generare lo schema elettrico di un progetto è indispensabile avere la BOM, la distinta base di tutta la parte elettrica. La collaborazione fra meccanici ed elettricisti deve quindi cominciare più a monte, parallelizzando tutti i processi di sviluppo meccatronico”.
Nella visione proposta da Casazza, l’ufficio tecnico deve lavorare come una squadra di calcio affiatata e ben organizzata, capace di far girare velocemente il pallone (cioè le informazioni) senza che tutti siano costretti a rincorrerlo.
“Gli strumenti a vostra disposizione hanno tutte le potenzialità e le funzionalità necessarie, ma la tecnologia da sola non basta,” ha concluso Casazza. “Sono le persone e le metodologie a fare la differenza. La standardizzazione e l’integrazione dei dati meccatronici possono produrre benefici sostanziali, concreti e misurabili: uniformità della codifica, del cartiglio e della numerazione dei fili, abbattimento degli errori di progettazione e costruzione, riduzione dei codici di prodotto e del magazzino, uniformità della documentazione e della qualità progettuale, e distribuzione omogenea dell’informazione”.