Camillo Olivetti e il paradigma olivettiano. La collana Piccola Biblioteca d’Impresa Inaz si arricchisce di una nuova pubblicazione dedicata a un capitolo della storia della cultura d’impresa italiana.
Con il volume ‘La prima impresa industriale di Camillo Olivetti e il paradigma olivettiano’, curato da Carlo G. Lacaita, con la postfazione di Marco Vitale, viene pubblicato per la prima volta uno scritto del 1912, la relazione presentata dalla “C.G.S. Società anonima per istrumenti elettrici, già Camillo Olivetti & C. Milano” che intendeva iscriversi al Concorso d’Industria organizzato dal Reale Istituto Lombardo di Scienze e Lettere per il 1913.
Carlo G. Lacaita, già ordinario di Storia contemporanea all’Università degli Studi di Milano, si è occupato del pensiero politico e dei processi di modernizzazione e di industrializzazione. Presiede la Commissione scientifica per la pubblicazione delle opere di Carlo Cattaneo e l’Associazione per la storia della scienza e della tecnica nell’età dell’Industrializzazione mentre Marco Vitale è economista d’impresa e consulente di alta direzione di imprese e organizzazioni. È stato docente all’Università di Pavia, all’Università Bocconi e all’Università Carlo Cattaneo, di cui è stato tra i fondatori. Ha svolto vari incarichi pubblici.
“Questo scritto, completo della documentazione iconografica e degli allegati presentati all’epoca, fa luce sui primi passi di Camillo Olivetti nel mondo industriale e rappresenta una manifestazione di quello che diventerà successivamente, nell’opera del figlio Adriano, il “paradigma olivettiano” – dice Linda Gilli, presidente e amministratore delegato di Inaz. “In esso non solo troviamo descritte le tappe evolutive di quella che oggi definiremmo una “start-up tecnologica”, ma leggiamo anche una visione industriale basata sulla valorizzazione delle componenti culturali, materiali e umane dell’impresa”, conclude Gilli.
L’impresa di Olivetti inizia a farsi sentire nel 1903 a Ivrea sotto il nome di C.G.S. (acronimo per centimetro – grammo – secondo), per produrre strumenti di misurazione elettrica secondo le tecnologie più avanzate del tempo. Presto trasferita a Milano, e poi passata alla forma di società anonima nel 1905, l’impresa di Olivetti era moderna e attrezzata, offriva una gamma di prodotti diversificata, si avvaleva della collaborazione dei migliori ingegneri e formava i propri operai con una scuola-laboratorio di elettrotecnica.
Nel 1912 contava 150 operai. Con essa nasceva il paradigma olivettiano di impresa che non concepisce mai l’attività produttiva in funzione del solo profitto, di impresa integrata con il contesto storico, sociale e territoriale in cui opera: “Produrre molto e bene”, infatti, per Camillo Olivetti significava realizzare prodotti utili, con procedure efficaci ed economiche, remunerando equamente tutte le componenti dell’attività d’impresa, ovvero capitale, competenze tecniche e forza lavoro.