Pagina 3 - SSI Settembre 2012

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L’Italia digitale non è messa benissimo. Im-
pietoso risulta il confronto con le economie
avanzate: ci troviamo al 46° posto nella clas-
sifica dei paesi al mondo in termini di spesa
ICT sul PIL, al 58° per percentuale di utenti
connessi, il 22° per velocità di connessione.
Tra i top performer dell’innovazione digitale
c’è il Marocco, noi invece risultiamo essere
tra i follower, sempre in ritardo nella gara
dell’innovazione globale. Ma il cloud forse ci
potrebbe salvare solo se venisse veramente
considerato come l’opportunità da sfrut-
tare. Questo è quanto emerge dall’Osserva-
torio Cloud & ICT as a Service realizzato da
School of Management del Politecnico di Mi-
lano e che sottolinea che anche per il cloud
siamo all’ultima chiamata, all’ultimo treno
per Yuma, all’ultima possibilità per non re-
stare definitivamente al palo. Ma saremo
in grado di fare il classico salto del cavallo
per poter diventare realmente competitivi
nonostante le nostre imprese negli ultimi
10 anni abbiano perso parecchio? Secondo
l’Osservatorio il mercato del cloud in Italia è
ancora poco rilevante e sono ancora molte
le aziende che sembrano non essere pronte:
solo una grande impresa su 5 è dotata di un
piano di sviluppo pluriennale per il cloud,
mentre tra le piccole e medie imprese il 76%
non ha in atto iniziative e in sei casi su dieci
non è nemmeno interessata ad attivarne,
nonostante i concreti e significativi bene-
fici conseguibili in termini di riduzione dei
costi, efficienza ed efficacia operativa, con-
divisione delle risorse, erogazione di servizi
IT, riduzione degli investimenti, flessibilità
e tempestività nel far fronte alle richieste
del mercato, sicurezza e affidabilità dei si-
stemi… E dire che il cloud consentirebbe
anche alle piccole aziende di disporre di
sistemi distribuiti sul territorio con com-
plessità di sviluppo e gestione contenute e,
particolare non trascurabile, senza richie-
dere investimenti o immobilizzi di capitale.
Ma quali sono allora le criticità che frenano
l’adozione di questa tecnologia? Alla base
c’è la difficoltà di integrazione con l’infra-
struttura presente in azienda, l’immaturità
dell’offerta e dei servizi, i problemi legati alla
compliance normativa, la difficoltà di quan-
tificare costi e benefici derivanti dal ricorso
alla modalità di erogazione as a Service e alla
criticità nell’implementare efficaci processi
di controllo e misurazione per presidiare i
livelli di servizio interni e del fornitore, l’indi-
sponibilità dell’infrastruttura di rete e i timori
relativi ad aspetti di sicurezza e privacy. Le
principali barriere sono quindi a livello tec-
nologico ed esterno e non tanto legate al
livello organizzativo e interno alla direzione
IT. Qual è allora il percorso da seguire per
arrivare al cloud? Riplasmare molte compo-
nenti del sistema informativo aziendale con
la virtualizzazione, standardizzare tecnolo-
gie e approcci, passare progressivamente a
risorse pubbliche e condivise. E poi, visto che
cambieranno lemodalità di fruizione dei ser-
vizi e i modelli di business dell’offerta, cam-
bierà anche la configurazione della filiera
IT con i suoi attori, profili e competenze. E
la sfida sarà allora quella di offrire al cliente
soluzioni end-to-end semplici e affidabili in
grado di mascherare la complessità tecnolo-
gica dell’offerta.
Ultimapossibilità
di
Antonella Cattaneo
IL MERCATO DEL
CLOUD IN ITALIA
È ANCORA POCO
RILEVANTE E SONO
ANCORAMOLTE LE
AZIENDE CHE SEM-
BRANO NON ESSERE
PRONTE AL SALTO
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