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SPS ITALIA 2022 32 PANORAMA Tremano i mercati dallo shortage delle materie prime i si è abituati a sentire le parole Covid-19, shortage delle materie prime e rincaro dei prezzi ma non si sa ancora quanto tempo ci vorrà prima di mettere la parola fine a un fenomeno che sta mettendo in ginocchio molti, se non tutti, comparti produttivi a cui si possa pensare. Già, perché con la pandemia si sono fatte sentire reazioni a catena da diversi fronti. Ritardi, carenze di prodotti e costi in crescita tormentano e mettono in ginocchio le aziende. Secondo uno studio della Confederation of british industry questa è la peggior carenza di componenti dal 1977. Una sorta di tempesta perfetta, insomma, che sarà ricor- data negli annali di storia. L’offerta non tiene testa alla domanda Se il 2020 sarà ricordato come l’anno della pandemia, nel 2021 si è avuto il culmine con i nodi che sono arrivati al pettine: la scarsità di materie prime, la crisi della logi- stica e dei trasporti, il rincaro dei prezzi che ha portato a un innal- zamento dell’inflazione. Quanto alle materie prime, la cronaca ci ha fatto sapere di una grave ca- renza dei microprocessori, delle materie plastiche, degli acciai con conseguente risvolto a cascata su settori produttivi come l’automo- tive, l’elettronica di consumo, solo per citarne alcuni, ma la lista si potrebbe allungare. Si pensi solo che, ad agosto scorso, Toyota aveva annunciato che avrebbe tagliato del 40% la produzione globale di auto. Come si evince da questo caso, questa riduzione della produzione non dipende solo dalla società produttrice di auto perché la stessa deve fare i conti con i suoi fornitori che, a loro volta, non riescono a stare al passo con le consegne. Già perché da un lato la domanda finale ha avuto un boom quasi costante durante tutto l’anno della pandemia alla quale, l’offerta, non è stata in grado di farvi fronte, dall’altra i fornitori di materie prime hanno dovuto fronteggiare ritardi nelle spedizioni, ritardi che si sono riverberati sui prezzi. Se questa penuria dovesse continuare potremmo veder aumentare i prezzi di tutta una serie di prodotti. Già le banche centrali stanno discutendo su quanto ci sia da preoccuparsi da un brusco aumento dell’inflazione ma, allo stesso tempo sorge spontanea un’osservazione. Infatti, un articolo del The New York Times, messo in evidenza dalla rivista Internazionale, si chiede se le carenze e i ritardi sono solo incidenti di percorso che stanno accompagnando la ripresa dell’at- tività economica o sono qualcosa di più insidioso che potrebbe durare anche per tutto il 2022. Una risposta certa, probabilmente, non è così scontata e lo sanno sia gli esperti di macroeconomia, sia gli esperti bancari mondiali ma da più fonti sembrerebbe abbastanza scontato un ritorno alla normalità fra uno o addirittura due anni. L’abbuffata di ordini ha mandato in tilt il sistema La tempesta è ‘troppo’ perfetta per mostrarci la luce in fondo al tunnel. Per capirne di più si deve fare un salto all’indietro e ricordarsi cosa avvenne nel 2020: una corsa sfrenata agli acquisti di qualsiasi genere. Nei mesi scorsi si è riflettuto su tutto questo e si è pensato che a fronte della scarsità di materie prime e merci e un aumento dei prezzi delle spedizioni fossero legati a ordini in eccesso a fronte di un aggiustamento straordinario della domanda. Non è stato proprio così perché le fabbriche hanno dovuto chiudere i rubinetti non riuscendo a stare al passo della domanda con le navi container bloccate e impossibilitate a soddisfare l’evasione degli ordini. Lo shortage (carenza) non ha inciso alla stessa maniera. Mentre alcuni materiali hanno cicli di estrazione piuttosto rapida non è così per altri prodotti, semilavorati, che servono diversi mercati. È il caso dei chip che, per essere prodotti, necessitano di alcune settimane. Da un lato, l’instabilità del commercio nazionale e internazionale è durata più di quanto si prevedesse, dall’altro l’abbuffata di ordini non ha consentito ai produttori di chip di essere al passo con il risultato di mettere a dura prova alcuni comparti, come automotive, elettronica di consumo (PC, TV ecc.) fin dalle prime battute. Si pensi che secondo la Goldman Sachs si stima che nel 2021 la carenza di microprocessori colpirà 169 settori incidendo con una riduzione dell’1% sulla crescita degli Stati Uniti. È crollato il rapporto trasporti e gestione della logistica Nel corso degli ultimi anni le aziende hanno cercato di risparmiare sui costi di logistica e di trasporto approcciando un modello di tenuta scorte abbastanza snello. Se da un lato poteva essere favorevole sui conti finali delle stesse, purtroppo, questo andamento non ha tenuto conto del periodo pandemico e di quanto appena sopra si è descritto. Adottare un modello snello e rapido alla produzione al fine di massimizzare i profitti non è una strategia che paga nel Una scia di risvolti non sempre positivi ha caratterizzato gli anni della pandemia. Le difficoltà di alcuni comparti produttivi (automotive, elettronica) si è fatta sentire per via delle carenze di materie prime e conseguente aumento dei prezzi. Previsioni di normalità? Pochi si sbilanciano e alcuni azzardano il 2024 Stefano Belviolandi C AUTOMAZIONE OGGI

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