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NOVEMBRE 2022 FIELDBUS & NETWORKS 45 L’azienda fondata da Bill Gates, da sola, ha pressoché il monopolio completo dei sistemi operativi per server e PC (90% circa) e il pacchetto software più utilizzato al mondo (Office). Il 91%dei sistemi operativi installati su smartphone è iOS (Apple) o Android (Google). L’88% dei browser utilizzati e il 92% delle caselle di posta elettronica sono in capo a Microsoft, Apple e Google. Aggiun- giamo, infine, che l’intero universo dei social media è presidiato da Meta (Face- book, Instagram, WhatsApp), Microsoft (Linkedin) e Google (YouTube). Dal punto di vista hardware si presentano analoghe concentrazioni, e nessun operatore europeo in prima linea con numeri rilevanti. Intel e AMD controllano tutto il mercato relativo a PC e server, mentre sul fronte degli smartphone domi- nano Qualcomm, Apple, MediaTek, Samsung e Huawei. Un altro settore critico in cui l’Europa è in affanno è quello delle tecnologie infrastrutturali e delle te- lecomunicazioni, strategicamente fondamentali in relazione allo sviluppo della rete mobile 5G, che si candida come unica modalità di connessione del futuro. La presenza nel settore di Ericsson-Nokia è una piccola consolazione, perché le sorti sembrano nelle mani delle cinesi Huawei e Zte da un lato, e dell’ame- ricana Cisco dall’altro. Se questo è lo stato dell’arte, il futuro non lascia molte possibilità all’Europa, perché in termini investimenti, a fronte dei 50 miliardi di euro messi sul piatto nel 2021 dalle aziende ICT europee, secondo le stime della Commissione, i 5 ‘over the top’ statunitensi hanno risposto con 155 miliardi di dollari. Ancora, nel 2020 la Cina aveva annunciato un piano da 1,4 trilioni di dol- lari di spesa entro il 2025. Per coloro che sono ormai tagliati fuori dallo sviluppo di tecnologie proprietaria esiste un’alternativa che si basa sulla disponibilità di personale qualificato nella gestione di tecnologie e informazioni. In particolare, lo sforzo dovrebbe essere rivolto alle cosiddette tecnologie ‘open source’, la cui peculiare caratteristica di essere manipolabili da chiun- que, ma di proprietà di nessuno, potrebbe garantire un certo grado di auto- nomia, almeno a livello software. Anche in questo caso, si tratterebbe di un investimento a lungo termine, che si scontra con la rapida evoluzione del mercato e il prevalere di soluzione consolidate. In questo senso, un esempio è stata la gara per la realizzazione del nostro cloud nazionale per la pubblica amministrazione. Vero che i contendenti erano tutti europei (Fastweb e Aruba da una parte, Leonardo, TIM, Sogei e CDP dall’altra), ma le tecnologie introdotte erano quelle di Amazon, Microsoft, Google, Oracle. Questo per il semplice motivo che costruire da zero quanto serviva sarebbe stato incompatibile in termini di tempi e costi. Perso anche questo treno, resta un’ultima spiaggia: il controllo diretto su dati e informazioni, ivi compresa la loro localizzazione, e questo è possibile attraverso norme e leggi, che sono la perfetta espressione della sovranità, nella più classica interpretazione del termine. Proprio questa sembra essere la strada che i 27 hanno deciso di percorrere a partire dal 2016, anno in cui è entrato in vigore il ‘Regolamento Europeo per la protezione dei dati’, cui hanno fatto seguito una serie di normative di contorno, come quelle in mate- ria di cybersecurity (‘Direttiva NIS’ e ‘Cybersecurity Act’). Il quadro andrà com- pletandosi con altri interventi chiave, a partire dal ‘Digital service Act’ (DSA) e dal ‘Digital market Act’, ai quali si affiancheranno il ‘Data governance Act’ e l’‘Artificial Intelligence Act’, per andare a coprire anche l’ultima frontiera delle tecnologie dell’informazione. La ferma convinzione delle autorità euro- pee che questa sia la via, e che tutti i Paesi aderenti la debbano perseguire in modo unitario, senza deroghe o eccezioni, è dimostrata dal massiccio ricorso ai regolamenti. Essi, a differenza delle direttive, non devono essere recepiti e interpretati da norme nazionali ed entrano in vigore contemporaneamente così come sono, in tutti gli Stati. Qualcuno potrebbe domandarsi per quale ragione le big tech dovrebbero accettare un’impalcatura normativa che non ha uguali al mondo e, senza dubbio, limiterà fortemente i loro spazi di ma- novra: per il semplice motivo che nessun operatore economico rinuncerà alla più grande concentrazione al mondo di utenti/consumatori (circa 400 milioni) e ad aziende capaci di produrre il 22% del PIL mondiale. Proprio questa è la grande scommessa europea per conservare la sua sovranità e limitare la colonizzazione digitale. Fieldbus & Networks Nonostante la tecnologia 5G risolva molte criticità riscontrate nei precedenti protocolli, rimangono i rischi legati alla sicurezza Fonte Pixabay_geralt
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