AS_08_2019

Automazione e Strumentazione Novembre/Dicembre 2019 PLASTICA applicazioni 53 gradabile siano stati ampiamente utilizza- ti, il loro uso è tuttavia improprio. Le biopla- stiche, come suggerisce il nome, sono plastiche realizzate interamente, o in parte, da prodotti base biologici presenti in natura. Le plastiche biodegradabili, invece, sono plastiche che pos- sono essere decomposte naturalmente dai mi- crorganismi a standard di settore riconosciuti. Tuttavia, è il caso di sfa- tare un mito. Mentre tutte le plastiche biodegra- dabili sono bioplastiche, non tutte le bioplasti- che sono biodegradabili . Prendiamo ad esempio la ‘PlantBottle’ di un noto produttore di bevande analcoliche, pro- dotta in parte con componenti vegetali. La bottiglia è realizzata in polietilene terefta- lato (PET) ottenuto dalla polimerizzazione di una mescola di composti biologici e di ori- gine petrolchimica. Quindi, nonostante possa essere chiamata bioplastica grazie ai suoi pro- dotti base bio, dal punto di vista biologico non si decomporrà mai. Non vogliamo con questo dire che le bioplasti- che realizzate completamente con composti a base vegetale non esistono. Negli ultimi anni, abbiamo assistito all’affermazione delle bio- plastiche prodotte con gli amidi derivati dal mais e dalla canna da zucchero che vengono convertiti in acido po- lilattico (PLA), un tipo di plastica che sta di- ventando popolare per il confezionamento degli alimenti e altre plastiche monouso. È importante osservare che mentre le biopla- stiche completamente a base vegetale sono biodegradabili, non ne- cessariamente sono tutte compostabili a casa pro- pria. Questo ci porta al nostro secondo termine improprio: biodegrada- bilità. Sebbene la plasti- ca possa biodegradarsi nelle compostiere in- dustriali che offrono alti livelli di calore, pressione, pH e am- biente microbico ne- cessario per la degra- dazione, queste condi- zioni sono rare, se non addirittura assenti, in natura. Ne consegue che persino le biopla- stiche interamente de- rivate da fonti naturali potrebbero non decom- porsi mai in mare. Le conseguenze per l’industria In veste di produttore, un’azienda potrebbe star valutando di fare la sua parte nell’affrontare la crisi della plastica trovando soluzioni riguardo l’uso della plastica nei suoi prodotti o nei pez- zi utilizzati nelle sue attività manifatturiere. Le bioplastiche potrebbero sembrare un’alter- nativa allettante, ma non sono affatto migliori per l’ambiente; potrebbe non valere la pena so- stenere una spesa per adeguare l’infrastruttura aziendale in vista della loro adozione. I progressi nel campo delle bioplastiche sono all’ordine del giorno. Ad esempio Teysha Technologies [1] , specializzata in biopolimeri, ha sviluppato una bioplastica le cui proprietà possono essere ottimizzate per la decompo- sizione nell’ambiente naturale poco tempo dopo essere finita in mare. Jonathan Wilkins è direttore presso il fornitore di parti industriali EU Automation Il problema dello smaltimento ‘naturale’ delle plastiche è complesso. Tutte le plastiche biodegradabili sono bioplastiche, ma non tutte le bioplastiche sono biodegradabili. Inoltre, anche le bioplastiche completamente a base vegetale non è detto che siano compostabili a casa propria

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