AES_4 2022

SCENARI Primo piano 26 Maggio 2022 n Automazione e Strumentazione tradizionali accumulatori al piombo , con 1,8% circa, e da quelli cinetici a volano , 0,14%, e infine delle soluzioni elettriche pure, a super-condensatori, con lo 0,12%. Attualmente, il 95% dei sistemi connessi è di taglia piccola , con meno di 20 kWh. È ancora l’Osservatorio Anie che ci fa sapere come la Lombardia sia la regione con il maggior numero di installazioni (18.861 impianti per una potenza di 89 MW e un’energia totale di 163 MWh) seguita dal Veneto (116 MWh), dall’Emilia-Romagna (82 MWh) e dal Piemonte (73 MWh). Ma il rapporto spiega anche come attualmente ci sia solo un impianto stand- alone, collegato a centrali termoelettriche e a celle a combustibile, e come ci siano solo 2 unità asservite a impianti eolici . Per questo, si può dire che siamo solo all’inizio, con un grande margine di crescita, soprattutto per quanto riguarda gli impianti di taglia più grossa. Per esempio, un sistema molto grande e originale è quello della svizzera Energy Vault , ad accumulo non idroelettrico basato sull’energia potenziale gravita- zionale : in questo caso delle gru ad azionamento elet- trico sollevano dei blocchi di materiale inerte a un’al- tezza equivalente a parecchi piani, producendo delle grandi cataste o torri che poi, quando sono smontate e i blocchi riportati al suolo, permettono di recupe- rare energia (anche nell’ordine dei MW) utilizzando i motori delle gru come generatori. Nel panorama del nostro Paese, è particolarmente interessante il caso Sardegna, che è diventata un hub di innovazione nel settore del gas , con l’avvio di inte- ressanti progetti nell’ambito di accumulo di energia. In questa regione, infatti, con il recente avvio di una nuova rete di distribuzione del gas naturale, vengono indagati diversi sistemi per produrre idrogeno verde , una forma di accumulo molto interessante per l’ener- gia prodotta con le rinnovabili. Ma questo non è tutto, in Sardegna qualche fornitore sta esplorando anche la possibilità di sintetizzare per via chimica il metano, utilizzando idrogeno e composti di carbonio (preva- lentemente monossido) che verrebbero fatti reagire in presenza di catalizzatori metallici, così da produrre, appunto, gas metano. Ancora in Sardegna, è nato un progetto di accumulo elettrico, quello di Energy Dome , basato sulla cat- tura di anidride carbonica . In questo caso, la CO 2 , conservata in un grande serbatoio a bassa pressione, viene compressa e accumulata in una fase più densa. Anche il calore prodotto in compressione viene accumulato e poi utilizzato nel processo di espan- sione in un ciclo chiuso, che trattiene la CO 2 e resti- tuisce energia per mezzo di turbine. Ma, anche se la creatività degli ingegneri e dei ricercatori ha pro- dotto diversi SdA basati su concetti molto innovativi, attualmente la tecnologia principale rimane quella delle batterie al litio . Esistono batterie nucleari? Per le loro caratteristiche costruttive, soprattutto nel secolo scorso, i reattori nucleari venivano anche chiamati pile atomiche . Ma la più importante analogia tra la tecnologia degli accumulatori chimici e quella delle macchine nucleari non è nel termine ‘pila’, che è dovuto solo a similitudini strutturali abbastanza fortuite. Invece, esistono anche delle batterie nucle- ari propriamente dette o, più precisamente, batterie a isotopi , che sfruttano l’energia liberata dal deca- dimento di un isotopo instabile prodotto, in genere, all’interno di un reattore. Per riportare l’energia così ‘accumulata’ in una forma più utilizzabile, si impiega la radiazione emessa nel normale processo di decadi- mento. Le tecniche per riportare in forma elettrica l’e- nergia di decadimento possono basarsi su conversione termica o termo-elettrica, oppure sfruttare in modo diretto le caratteristiche ionizzanti della radiazione o impiegare l’effetto fotoelettrico. Le batterie a isotopi sono conosciute e utilizzate sin dagli anni 50 e sono impiegate in modo efficace nelle missioni spaziali , quando non è possibile utilizzare sistemi fotovoltaici, anche se periodicamente que- ste batterie vengono riproposte in modo temerario per impieghi terrestri, dove una compromissione del contenimento potrebbe causare contaminazioni gravi dell’ambiente. Oltre agli isotopi, per decenni, si è tentato anche di Attualmente, la tecnologia di accumulo più diffusa è quella a base di ioni di litio

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