AS_04_2020

Maggio 2020 Automazione e Strumentazione SCENARI primo piano 20 I casi recenti della Sars in Asia, della Mers in Medio Oriente e di Ebola in Africa avrebbero potuto e forse dovuto metterci in allarme, facen- doci capire che non c’erano ostacoli sostanziali all’arrivo di virus pericolosi e trasmissibili per via aerea anche nei Paesi più industrializzati. Anzi, senza dover tornare al periodo della Grande Guerra con l’ epidemia di Spagnola , non sono mancate nemmeno nel nostro Continente le avvi- saglie recenti che avrebbero dovuto metterci in allarme. C’è stato in Germania, negli anni 60 del XX secolo, un focolaio di febbre emorragica dovuto a un filo-virus, un agente patogeno ad alta mortalità della stessa famiglia di Ebola, che si era diffuso nella cittadina di Marburg , proveniente da scimmie importate dall’Africa e destinate a esperimenti di laboratorio. Nella seconda metà del secolo scorso, il trionfo degli antibiotici e dei trattamenti antivirali (soprat- tutto le vaccinazioni) ha fatto sperare in una vit- toria definitiva su batteri e virus, con una drastica quanto improvvida riduzione delle strutture dedi- cate alle malattie infettive, reparti o interi ospedali. Pochi hanno continuato a credere nella pericolo- sità delle infezioni e tra questi pochi, per un certo tempo, ci sono state delle istituzioni militari. Profilassi con le stellette Ai tempi della guerra fredda entrambe le super- potenze studiarono la possibilità che un agente patogeno a diffusione aerea potesse essere libero di riprodursi nei loro territori, anche se nel caso specifico si temeva un’azione deliberata e com- piuta da un avversario per scopi militari. Nel ventesimo secolo, ognuna delle due superpo- tenze sospettava l’altra di pianificare un’azione così disdicevole. Ma, a onore di entrambi i con- tendenti va detto che, forse per rispetto o forse anche per timore reciproco, non si prestarono mai ad un’azione così esecrabile. Comunque, durante la guerra fredda furono fatti studi pre-epidemiologici e, in qualche misura, si presero dei provvedimenti per prevenire delle epidemie , dedicando risorse umane e materiali e provando a organizzare enti e procedure di pre- venzione e profilassi. Curiosamente, Usa e Urss in molti casi giunsero anche a conclusioni simili: come la constatazione che le installazioni civili più vulnerabili fossero gli ospedali e i sistemi di trasporto delle aree metropolitane , cosa che suscitò grande apprensione per le aree urbane di New York e Mosca. Purtroppo, questi timori si sono dimostrati fondati nel nostro secolo, con gli ‘attacchi’ di Covid che hanno colpito più dura- mente proprio le aree urbane di New York e Mosca, rispetto al resto dei rispettivi Paesi. Ai tempi della guerra fredda, questi studi avevano motivazioni prevalentemente militari e con la fine del confronto strategico tra superpotenze dimi- nuì anche l’interesse militare nel contrasto delle malattie infettive. La guerra fredda del ventesimo secolo ha rap- presentato una situazione completamente diversa da quella attuale, ma ancora oggi ci può insegnare molte cose. Gran parte dei sistemi messi a punto per proteg- gersi dagli attacchi NBC (nucleari, biologici, chimici) ai tempi della guerra fredda sono ancora Esiste una forte somiglianza tra i modelli matematici, come quelli impiegati nella cyber-security, che rappresentano la diffusione dei software aggressivi e quelli che descrivono la proliferazione di microorganismi patogeni, come il virus Sars-CoV-2

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