AES_3 2022

Primo piano 21 SCENARI Automazione e Strumentazione n Aprile 2022 rare fianco a fianco con gli esseri umani, per aiutarli a svolgere disparate attività, negli ambienti di fabbrica, nei laboratori, o in altre realtà aziendali e produttive. Nel caso dei cobot, di dimensioni più ridotte e più leggeri rispetto ai robot industriali convenzionali, i requisiti di safety sono evidentemente differenti, ed anche più complessi da valutare nel loro complesso, in quanto entra appunto in gioco l’interazione con l’uomo, che rende anche più difficoltosa l’analisi del rischio . Proprio il concetto di consentire a un operatore umano di trovarsi completamente esposto a un processo auto- matizzato privo di protezioni, e i conseguenti rischi per la sua sicurezza fisica, hanno rallentato, ricorda la Association for Advancing Automation (A3), l’iter di emanazione, da parte dell’Organizzazione interna- zionale per la standardizzazione (ISO), della prima specifica dei requisiti di safety per i robot collabora- tivi. Tale specifica è la ISO/TS 15066:2016 , e defini- sce i requisiti di safety per i sistemi robot industriali collaborativi e per l’ambiente di lavoro; la specifica integra inoltre i requisiti e linee guida, sulla gestione dei robot industriali collaborativi, già emanati con le specifiche ISO 10218-1:2011 e ISO 10218-2:2011 . Sui cobot vigono dunque specifici requisiti di safety, ed è fondamentale eseguire analisi del rischio che valutino, di volta in volta, non solo il cobot in sé, ma la particolare applicazione robotica nel suo com- plesso . E ciò vale nonostante questa tipologia di robot venga progettata applicando particolari accorgimenti tecnici e, diversamente dai classici robot industriali, sia considerata intrinsecamente sicura by design. Per evitare che l’operatore umano possa rimanere ferito dopo un contatto accidentale con un cobot, i robot collaborativi vengono costruiti eliminando, ad esempio, parti e spigoli appuntiti, e sono in grado di arrestarsi in maniera sicura, nel caso in cui entrino in collisione con un lavoratore umano. Inoltre, i cobot vengono tipicamente limitati anche nella velocità e forza con cui sono in grado di manipolare oggetti, che comunque non possono essere di peso elevato: il carico utile (payload) è solitamente di qualche chilo. Cobot, domanda in forte crescita Mentre robot e cobot si evolvono, il mercato della robotica industriale continua ad espandersi: secondo la previsione della società di ricerca e consulenza Mar- ketsandMarketsMarkets , raggiungerà 75,3 miliardi di dollari entro il 2026 crescendo con un CAGR (tasso di crescita annuale composto) pari al 12, 3%, stimato nel periodo 2021-2026. Al contempo, sempre stando ad altri dati pubblicati dalla società di analisi, anche il comparto dei robot collaborativi risulta in espansione, ed è proiettato verso una crescita che lo porterà, dal valore di 1,2 miliardi di dollari del 2021, a toccare 10,5 miliardi di dollari entro il 2027, registrando un CAGR del 43,4%, dal 2021 al 2027. La domanda di cobot, secondo la ricerca, è guidata dall’elevato ritorno dell’investimento (ROI) deri- vante dal dispiegamento dei robot collaborativi, e dai benefici che permettono di ottenere alle imprese di tutte le dimensioni, in termini di competitività gene- rale, aumento della produzione, maggior qualità dei prodotti. Ad accrescere la diffusione dei cobot con- corrono anche fattori come la facilità di program- mazione : i cobot di ultima generazione non devono necessariamente essere programmati alla maniera tra- dizionale, ma possono anche imparare direttamente dall’uomo come compiere una data operazione , osservando e replicando per imitazione i suoi movi- menti. Queste tecniche di apprendimento e strumenti ‘no code’ possono includere, ad esempio ‘teach pen- Grazie alle prestazioni cinematiche elevate delle soluzioni più recenti, i robot articolati sono tra i sistemi industriali più evoluti e più utilizzati in quei segmenti delle linee di produzione che devono essere totalmente automatizzati (fonte: Delta Electronics)

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